Giorgio Rava, omegnese purosangue e poliedrico artista, è un autodidatta per formazione che, nel tempo, ha collaborato dal punto di vista grafico e progettuale con alcune delle “celebrità” del casalingo come Alessi, Bialetti, Irmel, Lagostina.
Su proposta di Alessandro Mendini ( il famoso architetto e designer italiano, scomparso nel febbraio quest’anno) ha realizzato uno dei cento vasi prodotti da Alessi-Tendenze con altri novantanove artisti internazionali. Con la sua impronta grafica ha ideato e illustrato manifesti, locandine, loghi. Scrive poesie ( quelle dialettali sono dei veri gioielli), racconti, novelle. Ha collaborato con alcune delle più conosciute riviste del territorio come “Le Rive”, diretta dallo storico Lino Cerutti. Ama cucinare e reinventare ricette di una cucina che definisce anarchica e che ha raccolto nel suo libro “Ricette anarchiche. Tra Lago d’Orta Maggiore e oltre” (Tararà edizioni, 2014). Più indietro nel tempo ha illustrato, per le edizioni Il Punto, il volumetto di Giovanni Solaro “C’è un mostro in giardino” (con la prefazione di Ersilia Zamponi), “Il re del ghiaccio,la carpa Policarpa e altre storie” e per le edizioni Galleria Spriano di Omegna i preziosi e quasi introvabili “Uomini pesci… e altre storie” e “La comunità dei quattordici, memorie di una vecchia lampreda”, dei quali ha scritto anche i testi; per le edizioni Città di Omegna “Proverbi e modi di dire del dialetto omegnese”, di Maria Nicolazzi e “Omegna paese di pentole e caffettiere”, di Daniela Samarelli. Nel 2001 ha pubblicato dall’editore verbanese Alberti, “Il lusc. Itinerari tra genti e luoghi nel territorio del Cusio Mottarone”, con tanto di schede e dvd. E non è finita.
Ha pubblicato anche una serie di racconti editi da “Fare Notte”: “Sogni ed isole” , “Ortelius. Storie di lago e dintorni”, “Compagni avanti il gran partito” ( del quale ho curato una breve introduzione). Nel 2012 “Terre d’acqua e di favole” e, a cura dell’Anpi, “Sorrisi di resistenza”. C’è anche la silloge di poesie “Lago Etiliko”. Giorgio Rava è autore di alcune opere di interesse pubblico quali “La Luna” in Piazza a Crusinallo,il quartiere omegnese dove abita; la stele allo stadio “Liberazione” di Omegna dedicata a Pippo Coppo, comandante partigiano e primo sindaco della Liberazione; il Monumento alla Donna posto di fronte alla Casa della Resistenza a Fondotoce. Ci sarebbero molte altre cose da dire su di lui, dall’appuntamento quasi settimanale che ha curato per molto tempo pubblicando le sue poesie sulle pagine del settimanale della stampa diocesana L’Informatore ( firmandosi “Zòrz Rava” ) alle tante mostre, alle opere di scultura, alle installazioni e incisioni.Giorgio è davvero un artista eclettico e qualcosa della sua personalità ricorda i “poeti maledetti” per eccellenza del lago d’Orta, Ernesto Ragazzoni e Augusto Mazzetti. Ascoltare le sue storie equivale a pesare, grammo dopo grammo, l’incanto delle sue parole, il piacere della narrazione quando nel racconto appare il lago, con il sole o con la nebbia; quando le avventure degli uomini e delle donne prendono corpo tra le righe, rendendo vivi i ricordi, i luoghi, i fatti. Quando si parla di Giorgio Rava è naturale immaginarlo accanto al Cusio, a questo lago sulle cui rive è nato Gianni Rodari, al suo essere artista del popolo e “anarchico solare”, come emerge prepotentemente dai versi del suo “Blues del lagh”: “ Ostaria dòpo ostaria,circol dòpo circol,bicér dòpo bicér, gh’hò mia vòja dë nàa cà, ‘sta nòcc…Bastard d’on lagh,grand’acqua piéna ‘d vin. Brasciam su cuma una sposa a magg..”. L’artista omegnese è tra coloro che,applicando l’intramontabile regola “racconta di ciò che conosci se vuoi parlare all’universo mondo”, rendono conto di quanto sia contemporaneo fare letteratura con il cuore ben saldo nella propria terra.
Ricorda Nico Orengo e la sua Liguria perduta, Piero Chiara e la sponda magra del lago Maggiore, Sebastiano Vassalli e lo sguardo narrativo che dalle risaie risale verso il monte Rosa. La parola di Rava deriva da un sillabario d’antan, parla di mondi che oggi non ci sono più o che sono nascosti dalla velocità, dalla foga, dall’incedere chiassoso e caotico di questo mondo un po’ più imbastardito e molto più meschino di quello di un tempo. Basta guardare i profili del Mottarone ma anche semplicemente l’onda del lago o annusare l’aria prima e dopo un temporale per percepire il forte legame di Giorgio con la sua terra. E si capisce perché tutto parta da lì, da quelle rive del lago, dalla Nigoglia con le sue acque che defluiscono verso nord, caso più unico che raro e inequivocabile segno d’indole ribelle, dai sentieri di montagna, dalle osterie e da piazze e vie dove, una volta alla settimana, si “mettono giù” i banchi del mercato. Qualsiasi storia verrà raccontata o dipinta da Giorgio Rava avrà questi profumi, odori, colori. E non deluderà. Non potrà deludere perché le sue storie, i personaggi dei suoi racconti, i soggetti delle sue chine, i disegni e gli acquerelli, gi stessi suoi pensieri sono un tutt’uno con questa terra di acqua e di monti che si trova all’estremo nord del Piemonte.
Marco Travaglini
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