C’è una nuova creatura in città. È alta nove metri, veste un mantello di dodici e – dopo aver girato il mondo, da Parigi ad Amsterdam, da Losanna a Friburgo, alla Loira e alla Provenza – è pronta a svelarsi anche sotto la Mole. Si chiama Diina, ed è una Dinosaura della Pace. Verde, certo — ma quanto “green”? Gonfiabile come le illusioni ecologiche, riciclabile come le promesse elettorali, teneramente plastica come le bugie quotidiane. Eppure, quando sabato 8 novembre scenderà su un tetto di Barriera di Milano, Diina parlerà di Pace. Sì, perché sul suo mantello campeggia una preghiera scritta a mano dal vignaiolo e ceramista Fabio Gea, tradotta in 94 lingue, dalla più parlata al mondo — il cinese — fino al catalano, l’ultima. Ogni lingua vale uno. Ogni persona vale uno. La preghiera non si legge tutta d’un fiato. È un mantra collettivo, una poesia silenziosa che invita a chinarsi, osservare, cercare, forse capire. E per chi avrà la pazienza di guardare bene, in basso a destra — piccola, nera, quasi invisibile — troverà la chiusa più intima.
Il suo creatore, Fabio Gea è uno di quei personaggi che sembrano usciti da una favola dei fratelli Grimm o un libro mai scritto da Philip Dick ambientato nella natura selvaggia delle Langhe, ma camminano tra noi. Geologo, ceramista, vignaiolo, dopo aver fatto sognare mezza Europa con i suoi ovetti e le sue giare di porcellana vinaria, porta finalmente la sua Diinanella città natale.
Nessun social network, nessuna pubblicità, nessun additivo: solo vino, terra, mani, cuore.
Dai vigneti del bricco di Neive ai bacini d’acqua dove lascia fermentare i suoi vini come infusi cosmici, Fabio vive la materia come un atto di fede. E questa volta, prima di partecipare alla Fiera dei vini naturali Augusta al via dal 9 novembre, porta a Torino non solo le sue bottiglie ma un’installazione spirituale, un atto artistico, un rito collettivo. “Diina” non è un giocattolo, né una trovata pubblicitaria. È un totem gonfiabile che ci restituisce, in forma leggera e ironica, il peso delle nostre contraddizioni. Perché è facile parlare di “green”, ma qui — tra birre acide e vini ancestrali — si brinda all’imperfezione umana, al dubbio, al tentativo.
Cosa succede ai Docks Dora
L’8 novembre ai Docks Dora sarà la data 0 di una festa senza etichette (tranne quelle sulle bottiglie), con degustazioni delle birre acide del Tripel B, brindisi con i vini preistorici e rivoluzionari di Fabio Gea, assaggi di thaj-arin (anche in versione veg) e korean burger di Atypique (Milano). E poi musica e danze fino a tarda sera, con le sonorizzazioni dal vivo Micromachines a cura di Kiffa&Rosbief e la musica sperimentale di Alea Societas. Alle 21.30, un grande ritorno: Dj Pinzu, uno dei fondatori torinesi del rap in Italia, riprende il microfono in mano dopo anni di silenzio.
A osservare, dall’alto, Diina, la Dinosaura della Pace, che si gonfierà davanti a tutti, come un grande respiro collettivo. Un evento per chi crede ancora che la Pace possa gonfiarsi, il vino possa parlare e una dinosaura possa ricordarci che la Terra non ci appartiene — siamo noi ad appartenere a lei. Un momento tra l’assurdo e il mistico, dove si brinda alla Terra, ci si prende in giro come specie, e si balla finché il vino e la birra reggono.
Sabato 8 novembre 2025 – Docks Dora, Torino
Dalle ore 16.00 alle 24
Ingresso libero | Degustazioni a prezzi popolari
Info 373.8891831 – 345.1745672
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