La cattiva burocrazia continua a pesare come un macigno sull’economia italiana, ma ci sono territori dove l’impatto è particolarmente grave. Tra questi spicca Torino, che secondo un recente report della CGIA di Mestre si colloca al terzo posto in Italia per i costi sostenuti dalle imprese nella gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione: 2,2 miliardi di euro ogni anno.
La classifica è guidata da Milano (6,1 miliardi), seguita da Roma (5,4 miliardi) e poi da Torino, davanti a Napoli (1,9 miliardi) e Brescia (1,4 miliardi). In totale, le imprese italiane spendono 57,2 miliardi di euro all’anno per far fronte a procedure, moduli e adempimenti amministrativi.
“Da sempre chiediamo che la semplificazione degli adempimenti a carico degli imprenditori passi attraverso la previsione di una sola istanza, una sola piattaforma informatica, una sola risposta e un solo controllo”, sottolinea Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino.
De Santis evidenzia come la digitalizzazione dei processi — già possibile grazie alla fatturazione elettronica — potrebbe alleggerire in modo significativo il peso burocratico.
Il problema colpisce in modo particolare le piccole e micro imprese artigiane, che rappresentano l’ossatura del tessuto produttivo torinese. Secondo una ricerca di Confartigianato, un titolare di una piccola impresa dedica in media 238 ore all’anno per gestire adempimenti e scadenze: 56 ore in più rispetto alla media dei Paesi OCSE.
“La semplificazione del rapporto fra fisco e contribuente è possibile — prosegue De Santis — ma serve una visione concreta e un dialogo costante tra Pubblica Amministrazione e mondo produttivo. Anche il successo del PNRR dipenderà dalla capacità di superare ostacoli e lentezze amministrative.”
Il peso della burocrazia si somma a quello del carico fiscale: secondo la Commissione Europea, nel 2024 l’Italia è al sesto posto in Europa per pressione fiscale, con un aggravio di 36,6 miliardi di euro (pari a 620 euro per abitante).
“Il 6 giugno abbiamo ‘festeggiato’ il tax freedom day — conclude De Santis —, il giorno in cui gli imprenditori smettono di lavorare per lo Stato e iniziano a guadagnare per sé. Quest’anno è arrivato dopo 156 giorni: un dato che fotografa un sistema ancora troppo sbilanciato e che penalizza la competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali.”
Foto Città di Torino
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