LETTERA AL GIORNALE
Caro direttore,
mi chiamo Yuleisy Cruz Lezcano, sono poetessa, scrittrice e attivista. Vi scrivo dopo aver letto della morte di Andy Mwachoko, operaio di 41 anni, travolto da una rete metallica nel cantiere di Torino Esposizioni, il 18 ottobre. Non riesco a chiamare “tragedia” ciò che è accaduto. La parola “tragedia” ha in sé una connotazione di fatalità, ma qui le responsabilità hanno un nome, un volto, un’organizzazione. La morte di Andy non è un fulmine improvviso, ma la conseguenza concreta di negligenze, di una cultura del profitto che considera il corpo del lavoratore come parte sostituibile del meccanismo. Il mio dolore personale, in questo caso, si intreccia al suo. Mio padre è stato colpito da una lastra di cemento mentre si spostava in bicicletta. In quel caso, i responsabili rimasero impuniti. So bene cosa significa ricevere una notizia così, sapere che tutto è stato trattato come una “fatalità”. Per questo, ho scritto un componimento poetico non solo come gesto di denuncia, ma anche come atto di vicinanza a chi ha amato e stimato Andy, a chi oggi si trova a piangere una vita spezzata da qualcosa che non doveva accadere.
Vi chiedo, se ritenete opportuno, di pubblicarla o di accoglierla nei vostri spazi, per non lasciare che il silenzio vinca di nuovo. Grazie in anticipo.
Cordiali saluti,
Yuleisy Cruz Lezcano