Questa domenica, presso la Casa della Madia, Marco Politi ha condotto un’attenta e approfondita riflessione sul pontificato di Papa Francesco, sullo stato della Chiesa cattolica dopo la sua morte e sull’avvio del nuovo corso sotto Papa Leone XIV.
L’incontro si apre con un’introduzione di Padre Bianchi, che presenta Marco Politi come una delle voci più autorevoli dell’analisi ecclesiale italiana, in quanto capace di leggere le dinamiche profonde della Chiesa cattolica e della società.
L’arrivo di Papa Francesco aveva, infatti, rappresentato un momento di spartiacque tra quella Chiesa che era stata definita dal Cardinale Martini come un’istituzione “rimasta indietro di cento anni” e quella “Chiesa in uscita”, missionaria e meno referenziale, cui auspicava Papa Bergoglio.
Nonostante i numerosi scontri, Papa Francesco è riuscito a concedere la comunione alle persone divorziate risposate e ad avviare un processo di inclusione a favore delle persone omosessuali: “Chi sono io per giudicare?” sono le parole del Papa che, secondo Politi, hanno cambiato radicalmente la percezione morale della Chiesa.
Altre innovazioni da parte del Pontefice sono state l’introduzione delle donne nei ruoli di vertice della Curia, il concedere loro il diritto di voto nei sinodi e l’apertura verso la possibilità di un diaconato femminile. Tutto questo ha rappresentato, secondo Politi, un passo irreversibile verso una Chiesa più partecipativa, sebbene il percorso rimanga ancora incompiuto.
Inoltre, un’azione importante da parte del Pontefice, è stata quella di osservare la Chiesa dall’interno, iniziando a correggere situazioni corrotte, quali la mancanza di ripercussioni nei confronti degli ecclesiastici accusati di pedofilia.
Tuttavia, resta sempre evidente come gli slanci innovativi di Bergoglio trovassero limitazioni da parte della struttura rigida della Chiesa. Per questo, l’augurio che ci si pone è quello di vedere nel nuovo Pontefice colui che potrà concretizzare le innovazioni iniziate da Papa Francesco.
Al suo arrivo, Papa Leone XIV, ha trovato una Chiesa che è in trasformazione ma che è anche profondamente lacerata: “Non si può essere perfetti, ma si deve essere credibili” sono state le parole del nuovo Pontefice, che Politi interpreta come un’accogliere, da parte del nuovo Papa, quanto ereditato da Bergoglio, senza indietreggiare.
La Chiesa che ha ereditato si muove in direzione di una vita più comunitaria, dove il popolo di Dio è chiamato ad essere protagonista del proprio destino: è una Chiesa che ha imparato a camminare, ma che non sa ancora dove la condurrà il cammino.
Sebbene il percorso verso una Chiesa davvero comunitaria resta lungo e fragile, in un mondo in continua trasformazione, e la rivoluzione di Papa Francesco sia rimasta incompiuta, resta comunque certo che le riforme che il Pontefice ha introdotto non sarà possibile dimenticarle.
IRENE CANE
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