“La disseminazione del segno”, dove a regnare sono i polimeri
Il Museo MIIT, diretto da Guido Folco e sito in corso Cairoli 4, sino al 15 ottobre 2025, ospiterà la mostra “Sergio Cavallerin. La disseminazione del segno” di un artista grande interprete della cultura creativa italiana e internazionale. Poliedrico, ironico, vulcanico, il maestro Sergio Cavallerin ha fatto della professionalità, del rigore la sua cifra stilistica primaria, eccellendo in ogni ambito artistico in un si è impegnato, dal fumetto alla grafica, dell’illustrazione alla pubblicità, fino alla pittura. In mostra sono esposte opere della famosa serie Polimeri,lavori pittorici, creativi e originalissimi, con un’importante valenza ideale. Qui l’artista sperimenta effetti ottici in una declinazione dello spazio abitato da reiterate presenze di personaggi dell’immaginario collettivo, in cui all’improvviso spunta un ospite da scoprire. Sembra quasi che l’autore abbia voluto provocare l’osservatore e la sua spesso distratta fruizione dell’opera d’arte coinvolgendo in un gioco-dialogo di un percorso visivo e mentale. Non tutta l’arte è uguale, sembra volerci dire il Maestro, e deve essere scoperta nel dettaglio per poterne assaporare fino in fondo l’alchimia e la bellezza. Le opere, definite dall’artista Polimeri, riprendono il senso insito nella parola, una ripetizione continua di presenze ed elementi più piccoli uniti attraverso legami indissolubili. Una sorta di simbolica e concettuale visione della società odierna, perennemente interconnessa, in cui ogni elemento si fonde con il tutto.
Ogni polimero di Cavallerin si distingue per una domanda, la cui risposta allude al gioco. Se ci troviamo in un polimero con dei palloni, ci viene chiesto di trovare l’arbitro. Su uno con delle faci su fondo rosso, ci viene chiesto di trovare il martello; se ci troviamo in un altro polimero con degli spinaci, si chiederà di trovare Braccio di Ferro. Ogni polimero è un’opera d’arte, stimolando una riflessione ben oltre la superficie, perché l’artista vuole portarci dentro il senso nascosto dell’enigma. La vera opera non è il quadro in sé, ma il rebus celato dietro la domanda, rivelandosi nel piccolo elemento della risposta, che il fruitore dovrà rielaborare nel senso. Prendiamo il polimero che ci chiede dove sia la mosca bianca, che rappresenta un modo di dire per sottolineare una rarità. La mosca bianca non esiste se non nell’immaginario metaforico, ma diventa simbolo delle cose rare e preziose, come le risposte create da Cavallerin, perché non dipinte ma realizzate su metalli pregiati, oro bianco e argento, da lui stesso disegnate, ritagliate e applicate sulla tela come un diadema incastonato su un qualsiasi oggetto al fine di definire una maggiore pregevolezza e unicità.
Secondo il critico Andrea Baffoni, si tratta dell’inedito regno della Pop Alchimia, qualcosa di mai sperimentato prima e con cui riflettere il senso di entropia contemporanea, un linguaggio dal risvolto esistenziale in cui la centralità è incarnata dalla risposta, in virtù della sua realizzazione in metallo raro. Ogni polimero diventa spazio di indagine individuale e real, un personale cammino iniziatico per arrivare a u a verità che, di fatto, rappresenta il raggiungimento della consapevolezza. I Polimeri di Cavallerin rappresentano personaggi letterari amati e conosciuti da tutti, come Pinocchio e Geppetto, elementi naturali come il Sole e la Luna, simbolo degli opposti e delle energie esistenziali che si completano, animali ripetuti come la mosca, ma con una speranza di cambiamento ideale alla ricerca del loro sempre più raro mutamento.
“Nell’arte di Cavallerin – spiega il direttore del Miit Guido Folco, curatore della mostra – l’aspetto comunicativo passa anche attraverso i cromatismi vibranti e accesi di luce, dal rosso al giallo, dal verde all’arancio, creando un impatto visivo potente, elemento impresso nell’osservatore, come uno spot che lancia un messaggio sempre diverso, ma sempre condiviso dai fruitori dell’opera. Cavallerin è riuscito nell’impresa di raccontare il mondo a modo suo, trasversale alle mode del momento con uno stile definito e maturo, catturando l’attenzione del pubblico attraverso un linguaggio accessibile e diretto, coinvolgente e, contemporaneamente, stimolante”.
Mara Martellotta
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