La settantesima stagione dello Stabile inaugurata dall’Amleto, regia Leonardo Lidi

A dare avvio alla stagione teatrale 2025-2026 del Teatro Stabile di Torino- Teatro Nazionale sarà  il 6 ottobre prossimo, alle 20, il debutto in prima nazionale al teatro Carignano di Amleto di William Shakespeare, diretto da Leonardo Lidi, che ha di recente ricevuto il premio  Hystrio alla regia 2025, con l’adattamento di Diego Pleuteri, che è stato nominato drammaturgo residente a partire dalla corrente stagione.
Il personaggio di Amleto, icona forte e carismatica, è  simbolo del teatro stesso  e incarna l’essenza dell’umanità.  Per questo ragione il capolavoro shakespeariano è stato scelto per aprire la stagione 2025-2026 del Teatro Stabile, che si intitola “Esseri umani”. Il programma del settantesimo anno di attività del teatro Stabile di Torino valorizza, infatti, la sua importante eredità e tradizione, con uno sguardo rivolto al futuro e un forte impegno nel dare spazio e voce a nuove generazioni di artisti.
“Mi pare, e lo dico con rammarico – spiega Leonardo Lidi a proposito dell’Amleto – che ci sia bisogno di ribadire i “perché” del teatro , intendendo con teatro l’unico che conosco, quello che non si accontenta del passato  e non valuta la propria esistenza con l’applausometro, come qualunque format televisivo. Chi ha messo come me la propria vita nelle mani del teatro spesso soffre nel vedere il proprio amore trattato con superficialità,  come se non bastasse, come se in questo nuovo secolo e in questo nuovo millennio si dovesse rivalutare a tutti i costi la forza di questa arte. Ecco allora che Amleto può venirci incontro. Può ricordarci, ad esempio, di trattare bene gli attori che sono l’essenza del nostro tempo” e che per smascherare la corruzione del re, per rappresentare le nefandezze di chi governa, di chi ci uccide il padre e seduce la madre, abbiamo bisogno di una trappola per topi, una trappola chiamata teatro.
Per fare questo ho scelto i miei magnifici 7, un cast di 7 possibili Amleti, capitanati da Mario Pirrello, in grado di raccontare una distanza indispensabile con l’identikit del personaggio , ma allo stesso tempo capaci di un’adesione speciale con l’anima del principe di Danimarca. […] Scegliendo il teatro non ci si accontenta della forma, del maledetto biopic che attanaglia la nostra epoca. Scegliendo il teatro , pubblico e attori scengono l’anima dell’ essere ( o non essere) umani. Ho preso le distanze dalla verità  creando un mondo altro, per consentire un avvicinamento condiviso attraverso la rappresentazione. Più il guscio di noce è  artefatto più forte sarà lo svelamento e più sentiremo determinante la battuta “ Tutto questo sembra, perché questo si può recitare. È la veste, è  la scena del dolore. Ciò che è in me va oltre lo spettacolo”.

Mara Martellotta

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