La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

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SOMMARIO: La violenza – Nada – Disertori di guerra e manovre elettorali -Lettere

La violenza
La violenza che ha travolto l’Italia per Gaza, può piacere a molti che vedono in essa l’inizio di quella “rivolta sociale“ che Landini non è riuscito a realizzare, mentre  adesso i sindacalisti di base stanno prendendo il sopravvento. A me liberale questa violenza che vuole bloccare il Paese , non piace affatto. La via della pace non si persegue attraverso la violenza. Vedere gente fanatica che domina le vie, sapere di presidi – pubblici ufficiali – che chiudono le scuole e impediscono agli allievi di scegliere liberamente di non partecipare al corteo mi offende come docente e come cittadino.
Ha un riflesso psicologico anche sulla mia libertà scrivere. Non vorrei essere inconsciamente preso anch’io da una autocensura che mi è sempre stata estranea. E’ un clima irrespirabile perchè amo sempre esplicitare il mio pensiero. Non parliamo d’altro. Per fortuna che c’è anche chi parla d’altro, anche se attraverso  un   provincialismo volgare che ha “leso“ un partito, diviso su tutto, se non nella caccia allo “sporcaccione“ di turno che viola le regole della buona educazione anche nelle sedute on line dei quartieri. Figurarsi sotto le lenzuola….
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Nada
Narciso Nada avrebbe compiuto 100 anni a settembre. Sono stato il primo a scriverne sul “Corriere“. E‘ stato un grande ricercatore storico con il fiuto di  un cane da tartufi nel trovare documenti. Non ebbe la notorietà che avrebbe meritato. Era umile, mite, non impiccione, come molti colleghi. Faremo in Comune  un suo ricordo.
Walter Maturi in un suo corso cito ‘ “il nostro Nada“ per indicarne il valore giovanile. Lo rividi una volta dopo la morte della moglie più giovane di lui e anche lei docente universitaria. Era sconvolto: un uomo finito che non si lasciò andare. Ancora una lezione come ai tempi dell’ Università. Narciso, non lasceremo che ti condannino all’oblio quelli che appartengono alla cerchia di chi ti rese la vita difficile perché non la pensavi come loro: fondatore nel 1961 del Centro Gobetti con i più noti nomi della cultura, avesti il coraggio di andartene dal circolo oggi diretto da Polito. Un’altra anche lezione di indipendenza di un chierico che non tradisce.
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Disertori  di guerra e manovre elettorali
Su questo giornale ho condotto la battaglia contro  la stupida  e ingiusta idea di onorare i disertori di guerra nel 2015 – 2018 per il centenario della   Grande Guerra. Adesso ritorna la stessa polemica a livello regionale in Veneto tra chi vorrebbe – anche con spese non indifferenti per la collettività regionale – restituire l’onore ai disertori di  guerra. La stessa solfa priva di fondamenti storici. Ogni guerra porta con sé mille violenze e oggi ne siamo ancora più consapevoli di ieri.
Le guerre mondiali iniziarono l’età delle stragi. Le anime candide venete che fanno baruffe elettoralistiche  sui disertori della Grande Guerra dovrebbero vergognarsi. Chi diserta è  un traditore, poi, come sempre accade, ci furono errori ed esagerazioni. Ma, per rispettare i Caduti che diedero la vita per l’Italia, c’è solo la strada del silenzio; dopo oltre cent’anni non è possibile che il silenzio solenne che viene suonato nel ricordo dei Caduti il IV novembre.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

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Sgarbi
Cosa pensa della vicenda del suo amico  Sgarbi la cui figlia vuole che sia un giudice a nominare un amministratore dei suoi beni. E ‘ davvero una misera fine di un uomo che pensava di essere un nuovo d’Annunzio e dimostra la scarsa moralità della destra .
Rino Gigli
Lasci stare la moralità della destra e lasci stare d’Annunzio che credo lei non  conosca a sufficienza per giudicarlo. Sgarbi di cui non ho condiviso molte scelte, lo rispetto e gli sono solidale perché deve soffrire molto. La mia non è una solidarietà tra uomo e uomo,  ma umana. Ha avuto tre figlie forse per leggerezza, senza davvero essere desideroso di essere padre. Nessuno ha il diritto di esprimere giudizi sulla vita privata, sulla malattia e sui dolori di un uomo che è anche un grande studioso e tale resta, al di là di tutte le malvagità presenti e future. La politica deve stare lontano. Tacere e basta.
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Il salone dell’auto ritorna
Ma è mai possibile il salone dell’Auto sempre nelle stesse piazze auliche, malgrado l’incidente di piazza San Carlo? Cosa fa la Sovrintendenza per tutelare queste piazze? Il Comune pensa solo ad una ricaduta economica del Salone o al suolo pubblico per fare cassa. Teresa Nettinu
Un salone dell’auto a Torino che non è più la città dell’auto e  dopo tutte le recenti vicende anche giudiziarie  della famiglia  Agnelli – Elkann? Una famiglia che non ha più il diritto morale di vere a Torino.  Un  salone con poco senso purtroppo. Sembra  infatti che sarà  un salone di auto prevalentemente cinesi. L’auto italiana quasi non c’è più. Neppure il Presidente della Repubblica viaggia più su una macchina italiana. Cosa voglia dire un salone a Torino oggi non so dirglielo. Torino ha il museo dell’auto. Chi lo ideò, vide lontano. Circa le piazze non ho idee precise. Certo Cioccolatò o altre feste campagnole in piazza San Carlo erano peggiori del Salone dell‘Auto nella città in cui la Fiat si è suicidata. Questa è diventata una città di camerieri, era una città di operai che producevano, malgrado i sindacati abbiamo fatto di tutto per assecondare il suicidio della Fiat.
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Il contante ti salva
Mi sono trovato con un bancomat che a fine mese aveva raggiunto il Plafond e non ho potuto pagare. Per fortuna avevo del  contante con me. Ho pensato a quei cretini che vogliono abolire il contante. Gente che non sa vivere. Giulio Castellini
Sono d’accordo con Lei. Mio padre che ha girato il mondo, mi diceva sempre di viaggiare con il contante che poteva diventare, nelle emergenze, l’unica ancora di salvezza. Mi raccontò episodi nei quali il contante rese possibile una cosa non praticabile diversamente.  La mia diretta esperienza mi porta a dire che i contanti e anche il dimenticato libretto di assegni sono utili e, a volte, indispensabili. Alcune volte  il bancomat stesso  non funziona. Chi gira solo con il bancomat e vuole comprare il gelato con la moneta elettronica non conosce la vita. E’ un poveretto, assillato da un’ unica  idea: il commerciante deve pagare le tasse. La vita è più complessa ed esige flessibilità.
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