Caro direttore,
scrivo a Lei e ai suoi lettori questa lettera per manifestare in primis la mia personale
solidarietà alla Sig.ra Lucia Regna, vittima di una sentenza con motivazioni a dir poco
raccapriccianti e inaccettabili.
Con profonda indignazione e amarezza, mi rivolgo a voi tutti, per sottolineare che questo
evento non è solo una questione personale, ma rappresenta un segnale allarmante della
continua difficoltà che le vittime di violenza di genere affrontano nel nostro Paese.
La violenza di genere è una piaga che colpisce ogni giorno innumerevoli donne, e ciò che
è accaduto alla Sig.ra Regna evidenzia quanto sia ancora radicata la cultura del silenzio
e della negazione: l’aggressione e gli insulti sono,per il giudice in questione, umanamente
comprensibili: queste non sono solo parole scritte su carta, ma ulteriore violenza gratuita
nei confronti di tutte le Donne.
E’ fondamentale ricordare che ogni caso di violenza di genere è un fallimento per la
nostra società, e ogni parola scritta con quel criterio sconsiderato,che non tiene conto
della sofferenza delle vittime, contribuisce a perpetuare questo ciclo di violenza e
impunità.
Mi appello a tutti voi affinché non si spenga la luce su questo tema, perché di solito c’è il
silenzio fino al prossimo caso di cronaca: motivo per cui ho atteso nello scrivere.
Questo non è più tollerabile: grazie al ruolo che ricopro all’interno della Commissione
Regionale Pari Opportunità, come coordinatore della sezione lavoro 4 (Violazione dei
diritti umani, violenza di genere, antidiscriminazione) ho la possibilità di dare il mio
contributo, con anche colleghe attente e puntuali, per cercare di cambiare le cose
attraverso progetti concreti,con la forza e la determinazione che mi contraddistinguono.
Do a tutti voi la mia massima disponibilità nell’ascoltare proposte propositive che
mantengano viva l’attenzione all’argomento per intraprendere un percorso che porti al
cambiamento reale.
Un forte abbraccio in segno di rispetto e solidarietà
Ilaria Panetta
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