“Oggi mi sono ferito da solo, Per vedere se ero ancora in grado di sentire…”

Music Tales, la rubrica musicale

“Oggi mi sono ferito da solo,
Per vedere se ero ancora in grado di sentire,
Mi sono concentrato sul dolore,
la sola cosa reale”

Ci sono cover che rispettano l’originale. Altre lo reinventano. Poi c’è “Hurt” di Johnny Cash: una reinterpretazione così potente da riscrivere completamente il senso stesso della canzone.

Nel 1994, i Nine Inch Nails pubblicano “Hurt”, un brano oscuro, introspettivo, doloroso, immerso nell’estetica industriale e nell’autodistruzione. È la voce giovane e tormentata di Trent Reznor a raccontare la disperazione, il vuoto, il dolore fisico ed emotivo.

Otto anni dopo, Johnny Cash – ormai vecchio, malato, con la morte che gli cammina a fianco – decide di farne una cover. Ma non è solo una rivisitazione musicale: è un testamento.

La voce tremante, il video struggente girato nella sua casa ormai in decadenza, le immagini della moglie June Carter che lo osserva silenziosa. “Hurt” diventa una meditazione sulla vecchiaia, la perdita, il rimpianto. Non più la voce di un giovane autodistruttivo, ma di un uomo che ha vissuto troppo, e ha visto morire quasi tutto ciò che amava.

Reznor, colpito dal risultato, dichiarò che quando vide il videoclip si sentì “come se qualcuno avesse preso la sua canzone, l’avesse strappata dal suo diario, e le avesse dato un nuovo cuore”.

Cash morirà pochi mesi dopo l’uscita del video. “Hurt” rimane una delle rare cover che non solo superano l’originale, ma la trasformano in qualcos’altro: un addio sussurrato al mondo intero.
“Nessuno può farti più male di quello che fai tu a te stesso.”

Chiara De Carlo

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