Chiara Appendino è tornata al centro del dibattito politico torinese con dichiarazioni che rischiano di segnare un punto di svolta nelle dinamiche del centrosinistra. Intervenendo alla Festa dell’Unità ha ribadito la disponibilità del Movimento 5 Stelle a partecipare alla costruzione di un campo largo in vista delle prossime elezioni comunali, ma ha posto una condizione: l’alleanza si farà solo se non sarà in continuità con l’attuale sindaco Stefano Lo Russo. Non si tratta, ha precisato, di un fatto personale, bensì della necessità di dare un segnale di rottura con un sistema che Lo Russo incarna, a prescindere dal giudizio sul suo operato amministrativo.
Appendino ha spiegato di non voler essere lei la protagonista di questo nuovo percorso, così come non potrà esserlo l’attuale sindaco. Secondo l’ex prima cittadina serve un volto diverso, “capace di rappresentare un progetto innovativo e di parlare a quella parte di cittadini che oggi si sente esclusa e non partecipa al voto”. In questo senso ha sottolineato che non basta invocare l’unità per principio, ma occorre “coerenza e identità”, evitando accordi costruiti solo per sommare sigle.
La posizione ha suscitato reazioni immediate. Lo Russo ha replicato che non pensava i “veti personali” potessero essere una categoria della politica, evidenziando la difficoltà per il Partito Democratico di gestire una condizione che mette direttamente in discussione la sua candidatura.
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Dunque la valutazione della gestione amministrativa del sindaco Lo Russo pare non abbia nessuna importanza. E questo detto da una pregiudicata, condannata penalmente e definitivamente per la sua incompetenza, dato che ha sulla coscienza almeno un paio di morti per i fatti di Piazza San Carlo a Torino (lei “gestiva” l’evento dallo stadio di Wembley): A proposito: il codice etico dei 5 stelle non ha niente da ridire?