Gramsci e gli alberghi a cinque stelle

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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L’edificio in cui c’era un alloggio abitato da Antonio Gramsci a Torino venne trasformato in un albergo di lusso in piazza Carlina a Torino. Ci furono polemiche roventi che denunciarono il sacrilegio. Per calmare le acque fu necessario riservare alcune stanze nel piano terra dell’edificio alla Fondazione Gramsci come vetrina promozionale che esiste ancora oggi nel lato dell’edificio di via Maria Vittoria.

Chi ha deciso di trasformare Botteghe Oscure, casa- madre del PCI di Togliatti e Berlinguer, in un grande hotel a 5 stelle nel centro della capitale, ha giocato di anticipo e su indicazione della Sovrintendenza romana, ha conservato due icone del disciolto partito dopo il crollo del Muro di Berlino:  un tetro busto di marmo nero di Antonio Gramsci e la bandiera della Comune di Parigi del 1871  che i clienti dell’hotel potranno vedere e, forse, non venerare come reliquie di un passato che  certo non appartiene alla clientela di lusso a cui è consentito pernottare in quella maison. Un destino cinico e baro, avrebbe detto Saragat, quello del “Bottegone” come lo definì non senza una profetica lungimiranza Pansa. In quelle stanze sono stati  ospitati i ricordi dei comunisti italiani, i ricordi belli (fu persino alcova un po’  piccolo-borghese del Migliore) e quelli tragici durante i quali, ad esempio,  essi furono  complici dei sovietici negli anni dello stalinismo più feroce  ed efferato e anche in quelli  successivi, quando furono a fianco di Mosca durante l’invasione dell’ Ungheria nel 1956.Timidamente dissentirono sui carri armati a Praga nel 1969, ma si trovarono del tutto impreparati di fronte al crollo del Muro di Berlino che rischiava di ricadere sulle loro spalle. Il segretario particolare di Togliatti Massimo Caprara  ed alcuni ricercatori  hanno scritto che l’edificio romano fu acquisito anche con i soldi dell’oro di Dongo, trafugati dopo l’arresto di Mussolini in fuga nel 1945 sul lago Maggiore.

Mirella Serri ha dedicato un saggio a quell’oro e alle vicende che portarono all’ammazzamento di due partigiani. Forse non sapremo mai come andarono le cose , ma resta in piedi anche un’altra ipotesi: l’oro di Mosca. Resta tuttavia cosa importante che lo storico ufficiale del PCI Paolo Spriano abbia sempre ignorato questi particolari non del tutto marginali perché il finanziamento dei partiti doveva essere trasparente e non “oscuro”.
C’è ancora da porsi un  ulteriore interrogativo: dove sono finiti tutti gli altri souvenir del “Bottegone”?Tutto sommato il busto di Gramsci è estraneo alla storia del palazzo acquistato ben dopo la sua morte avvenuta nel 1937. I souvenir di Togliatti, di Longo, di Amendola, di Berlinguer, di Ingrao, di Cossutta  e perfino di Natta e di Occhetto dove saranno finiti?
La sovrintendenza ha vincolato il busto e la bandiera parigina della Comune che forse andrebbe  restituita alla Francia per un’esposizione in un museo. Appare strano che la segretaria del Pd  Schlein o Fratoianni non abbiamo avuto nulla da dire su una memoria storica della sinistra che diventa una parziale decorazione di un grande albergo. Magari la libreria “Rinascita” meritava almeno una menzione a ricordo di un’egemonia culturale che ancora resiste nel tempo e che rivela come i comunisti abbiano saputo essere colti e abbiano voluto gramscianamente appropriarsi della cultura come arma politica di grande efficacia, mentre gli altri partiti preferirono scegliere il potere come arma di seduzione di massa.

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PS

È strano che nessuno abbia ancora proposto una lapide sull’edificio che fu sede del PCI. Il sindaco Gualtieri forse ci sta già pensando. Una bella lapide celebrativa sarebbe quasi necessaria.

 

Nella foto di copertina l’hotel NH Carlina di Torino. Sopra, Botteghe Oscure 

 

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