
Chi ha deciso di trasformare Botteghe Oscure, casa- madre del PCI di Togliatti e Berlinguer, in un grande hotel a 5 stelle nel centro della capitale, ha giocato di anticipo e su indicazione della Sovrintendenza romana, ha conservato due icone del disciolto partito dopo il crollo del Muro di Berlino: un tetro busto di marmo nero di Antonio Gramsci e la bandiera della Comune di Parigi del 1871 che i clienti dell’hotel potranno vedere e, forse, non venerare come reliquie di un passato che certo non appartiene alla clientela di lusso a cui è consentito pernottare in quella maison. Un destino cinico e baro, avrebbe detto Saragat, quello del “Bottegone” come lo definì non senza una profetica lungimiranza Pansa. In quelle stanze sono stati ospitati i ricordi dei comunisti italiani, i ricordi belli (fu persino alcova un po’ piccolo-borghese del Migliore) e quelli tragici durante i quali, ad esempio, essi furono complici dei sovietici negli anni dello stalinismo più feroce ed efferato e anche in quelli successivi, quando furono a fianco di Mosca durante l’invasione dell’ Ungheria nel 1956.Timidamente dissentirono sui carri armati a Praga nel 1969, ma si trovarono del tutto impreparati di fronte al crollo del Muro di Berlino che rischiava di ricadere sulle loro spalle. Il segretario particolare di Togliatti Massimo Caprara ed alcuni ricercatori hanno scritto che l’edificio romano fu acquisito anche con i soldi dell’oro di Dongo, trafugati dopo l’arresto di Mussolini in fuga nel 1945 sul lago Maggiore.

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PS
È strano che nessuno abbia ancora proposto una lapide sull’edificio che fu sede del PCI. Il sindaco Gualtieri forse ci sta già pensando. Una bella lapide celebrativa sarebbe quasi necessaria.
Nella foto di copertina l’hotel NH Carlina di Torino. Sopra, Botteghe Oscure