La Disney non ne azzecca più una. Perché?

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THE PASSWORD Torino oltre gli asterischi

Per la rubrica “The Password: Torino oltre gli asterischi”, in collaborazione con Il Torinese, Alice Musto analizza le ragioni del declino creativo della Disney, che da tempo si rifugia nella produzione di live action sempre meno convincenti per la critica e per il pubblico della nostra città.

Con la recente uscita di Biancaneve, la Disney si aggiudica l’ennesimo flop al botteghino, con una perdita stimata di circa 115 milioni di dollari e una serie di polemiche che lo hanno accompagnato dagli inizi della sua produzione. Risultati tanto negativi da influire anche sulla nascita del live action di Rapunzel, che per ora è stata bloccata.
Sono ormai anni che le produzioni Disney sembrano non soddisfare, per un motivo o per un altro, le aspettative del pubblico internazionale. Da
Peter Pan e Wendy a Mulan, da La sirenetta a Mufasa: ciascuno di questi titoli è stato o al centro di polemiche o è risultato in qualche modo “mediocre”.

La Disney rivoluzionaria

Che il fondo sia stato toccato proprio con Biancaneve è quasi ironico. L’originale del 1937, infatti, oltre a essere stato il primo “classico” Disney, fu rivoluzionario in quanto primo lungometraggio della storia del cinema realizzato interamente con la tecnica del disegno animato. In quegli anni fu un enorme successo a livello di critica e popolarità e, ancora oggi, tenendo conto dell’inflazione, resta primo in classifica come film d’animazione con più guadagni del Nord America.

Una delusione molto simile era già arrivata con La Sirenetta nel 2023: in questo caso l’utilizzo massiccio della CGI, piuttosto che aggiungere particolarità ai personaggi e alle ambientazioni, ha avuto l’effetto opposto, rendendo il tutto “irrealistico” e “poco fluido”, incidendo, così, negativamente sull’animazione. Al contrario, il suo omonimo del 1989, aveva rappresentato il grande ritorno della Disney dopo un periodo di produzioni no, proprio grazie all’investimento in nuove tecniche digitali, che avevano dato una spinta verso la modernizzazione dell’intera struttura produttiva dello studio d’animazione.


Da
Mickey Mouse e Cenerentola, passando per Frozen e Inside Out, Walt Disney ha creato, ormai più di 100 anni fa, quello che oggi è un mondo fatto di personaggi, storie, parchi tematici, gadget da collezione, piattaforme streaming e un net worth di circa 163.21 miliardi di dollari. Alle ultime uscite della Disney, però, sembra mancare quel “qualcosa”, quel pizzico di magia che anni fa la rese il colosso internazionale che è oggi.

Perché i live action non funzionano?

Se alcune delle prime live action sono state un vero e proprio successo al botteghino e per la critica — possiamo citare a tal proposito Alice in Wonderland, Maleficent e Cenerentola — i remake più recenti sono invece stati poco apprezzati da entrambi. Polemiche sul politically correct a parte, sembra che le ultime produzioni vengano realizzate con sempre meno cura per i dettagli, e costumi e ambientazioni passano troppo spesso in secondo piano, privandoci di quella tanto amata “estetica disneyiana” che li rende magici.


Un altro tasto dolente è la frequente
tendenza al voler modernizzare storie classiche, alle quali milioni di persone, provenienti da tutto il mondo, sono molto affezionate. Le principesse “woke”, le girlboss dal carattere forte, sono tanto fondamentali per alcune storyline, ad esempio in Mulan, quanto deleterie per altre, come nel caso di Biancaneve, in cui finiscono per oscurarne i punti forti.
Infine, non possiamo che sottolineare come
spesso si lasci che siano le polemiche a fare parlare del film, non investendo su un press tour ampio e ben pensato per fare buona pubblicità. Il risultato? Le attrici protagoniste finiscono alla gogna, mentre il colosso dell’animazione ritira incassi facili.

E le storie originali?

La situazione dei film d’animazione originali non è delle migliori: di fatto, possiamo dire che le ultime uscite di spicco siano state Frozen nel 2013 e Inside Out nel 2015. In un mondo in cui sono ormai le piattaforme streaming il centro del mondo cinematografico, che ci inonda ogni giorno di contenuti nuovi, le più recenti storie originali firmate The Walt Disney Company sono risultate deboli e di scarso impatto.
Negli ultimi anni, non è un caso che il colosso americano abbia puntato prevalentemente sulla produzione di remake live action dei grandi classici, che garantiscono una fetta di pubblico già fidelizzata.

L’ultima uscita in casa Disney è Lilo & Stitch, arrivato nei cinema italiani questo 21 maggio e che pare stia riscuotendo, al contrario degli altri titoli di cui abbiamo precedentemente parlato, un discreto successo: ha già superato gli incassi di Cenerentola, La Bella e la Bestia, Biancaneve, Mufasa – Il Re Leone, Aladdin e Biancaneve. Anche quest’ultima pellicola non è stata esente da critiche e polemiche, certo, ma queste ultime non hanno inciso più di tanto sul parere del pubblico, che in media ha apprezzato il film. A livello cinematografico non parliamo comunque di una rimonta di spicco, a livello tecnico o contenutistico.

Che si tratti di mancanza di creatività o sia soltanto sintomo di un problema molto più ampio, legato a un mondo dell’intrattenimento sempre più saturo e veloce, oggi alla Disney manca quell’unicità che ha conquistato i cuori di tutto il mondo.

Alice Musto

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