La Torino calcistica è in stallo: ambizioni in pausa e mercato vissuto come fastidio

Nella Torino del pallone si respira un clima di rassegnazione. Da una parte e dall’altra, il mercato non è più il terreno delle grandi idee o delle scommesse coraggiose, ma una pratica burocratica, quasi seccante, da chiudere col minimo sforzo. La progettualità lascia spazio all’improvvisazione, e ogni passo falso viene giustificato con formule vaghe o con un’irritazione fuori luogo.
Le promesse si fanno, ma restano lì, sospese in un limbo fatto di frasi generiche e attese infinite. I rinforzi non arrivano? Nessun problema, tanto “non erano davvero obiettivi”. Il tifoso, però, non è cieco né sprovveduto: vede le occasioni perse, i ripieghi mal camuffati e la mancanza di visione a medio termine.
Chi guida dovrebbe dare risposte, non offendersi. E invece si preferisce il silenzio o, peggio, la permalosità. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un’estate piatta, povera di idee e ricca solo di giustificazioni. In una città che ha fatto la storia del calcio italiano, il minimo sindacale non può più bastare.

Enzo Grassano

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