Caro direttore, il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani esprime seria preoccupazione per i fatti avvenuti a bordo di un treno proveniente da Torino e giunto alla stazione di Milano Centrale, dove due minori – privi di documenti e dichiaratisi di nazionalità marocchina – sono stati arrestati per rapina impropria, in possesso di un coltello e altra refurtiva sottratta a un passeggero.
Pur nel massimo rispetto del lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura minorile, riteniamo doveroso, da parte delle istituzioni educative e civili, avviare una riflessione critica e profonda su quanto accaduto. Non si tratta di un episodio isolato: è l’esito tangibile di una progressiva marginalizzazione educativa, sociale e culturale, che colpisce in particolare fasce fragili di popolazione minorile, spesso invisibili ai circuiti scolastici, sanitari e civili.
A 14 anni non si dovrebbe né conoscere né usare la violenza per sopravvivere. Se ciò accade, è l’intero sistema a dover interrogarsi sulle responsabilità diffuse, che spaziano dall’assenza di percorsi strutturati di inclusione fino alla mancanza di presìdi educativi sui territori ad alta complessità sociale.
Il CNDDU ritiene che la sicurezza non possa essere garantita solo da un rafforzamento delle misure repressive. Al contrario, è necessaria una strategia integrata di prevenzione, che includa:
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una reale potenziamento dell’educazione alla legalità in tutte le scuole, come strumento di cittadinanza attiva e responsabilità individuale;
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una mappatura dei minori fuoriusciti dal sistema scolastico e l’attivazione di percorsi di rientro formativo e monitoraggio educativo;
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una forte sinergia tra istituzioni scolastiche, servizi sociali e autorità giudiziarie minorili, per garantire percorsi personalizzati di presa in carico e riabilitazione;
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un investimento strutturale nei contesti a rischio, dove la scuola è spesso l’unico presidio pubblico di riferimento.
Criminalizzare tout court il disagio minorile, o peggio ancora associare automaticamente la devianza alla provenienza etnica o nazionale, non solo è culturalmente scorretto ma rischia di oscurare le vere cause alla radice del problema. Occorre affrontare questa complessa realtà in modo sistemico, attivando politiche pubbliche che mettano al centro la prevenzione, la cura educativa e il sostegno psicologico ai minori in condizione di vulnerabilità.
È imprescindibile riconoscere che la devianza minorile è spesso espressione di un disagio più profondo, che ha origini in storie personali di abbandono, esclusione sociale, traumi non elaborati e assenza di riferimenti adulti stabili. In tale contesto, la scuola può e deve giocare un ruolo fondamentale, ma non può essere lasciata sola. Servono reti integrate tra scuola, servizi sociali, consultori, educatori di strada e psicologi, capaci di costruire percorsi individualizzati che ricompongano legami, riattivino la motivazione all’apprendimento e offrano alternative concrete alla marginalità.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani rinnova pertanto la propria disponibilità a collaborare con le istituzioni scolastiche, sanitarie e giudiziarie per promuovere progetti di educazione civica, accompagnamento psicologico e inclusione sociale rivolti ai minori a rischio, nella consapevolezza che ogni adolescente ha diritto non solo a un futuro libero dalla violenza, ma a una comunità adulta che non rinunci alla propria responsabilità educativa.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU
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