Willie Peyote e Rick DuFeru al Salone del Libro: "l'arte ci salva, anche dalla melma umana" - Il Torinese

Willie Peyote e Rick DuFeru al Salone del Libro: “l’arte ci salva, anche dalla melma umana”

Un dialogo autentico, viscerale, che ha lasciato il pubblico del Salone del Libro con il fiato sospeso e il cuore pieno di domande quello che è andato adesso in scena sul palco live della kermesse torinese si sono incontrati due mondi solo apparentemente distanti: quello del filosofo e divulgatore Rick DuFer, in occasione della presentazione del suo ultimo libro Nessuno parla a nessuno, e quello dell’artista Willie Peyote, rapper e voce critica della contemporaneità.

Tra parole sferzanti, ironia pungente e confessioni intime, i due hanno scavato a fondo nell’anima dell’arte e nelle sue contraddizioni, affrontando con coraggio temi come il senso del fallimento, il dolore della perdita, il valore dei legami umani e la responsabilità di lasciare una traccia. Non un talk, ma un incontro che ha sfiorato la dimensione del rito.
“Scrivo da quando avevo nove anni – racconta DuFer dal palco – poi ho fatto un lavoro che mi ha spento. Quando ho smesso di scrivere, è come se avessi smesso di vivere. L’arte, per me, non è mai stata una scelta: è l’unica cosa che potevo fare per restare integro.”
Willie Peyote, con la sua cifra schietta e disincantata, rilancia: “Non puoi fare arte se non ne hai bisogno. Se non è qualcosa che ti salva, che ti tiene a galla quando tutto affonda, non vale la pena nemmeno iniziare. Io l’ho capito il giorno in cui mi sono licenziato: o scrivevo, o impazzivo.”
Ma è nel ricordo della perdita di un amico che il discorso si fa commovente. Rick condivide una riflessione struggente: “Siamo qui non per intensificare il nostro io, ma per lasciare qualcosa negli altri. Mio amico è diventato un buon fantasma,un motore per vivere anche per lui”
Il confronto tocca poi uno dei temi più spinosi dell’arte contemporanea: è possibile separare l’opera dall’artista? La risposta, come sempre, non è semplice.
Non credo alla separazione netta,” dice DuFer. “Ma l’arte è un setaccio: trattiene il meglio, lascia colare via la melma. Céline, Bukowski, anche chi nella vita ha mostrato lati oscuri… se da quella melma esce qualcosa che può salvarmi, allora quell’arte ha valore.”
Peyote aggiunge: “La differenza va fatta tra azione e pensiero. Le opere sono la parte migliore dell’umanità. Sono la nostra occasione per essere migliori di ciò che siamo.” Nelle domande del pubblico ne viene fuori una che mette a nudo l’anima dei due protagonisti: è possibile sconfiggere l’ipocrisia sociale? Esiste una verità, un modo migliore di vivere?
Willie sorride, poi risponde: “È questione di energia. Se metti in circolo qualcosa di buono, qualcosa tornerà. Magari non subito, magari non come ti aspetti. Ma torna.”
Rick conclude con una riflessione filosofica che sa di verità: “La maschera non è finzione, è strumento. Serve per arrivare meglio all’altro. Nella ricerca del carattere farai errori, è inevitabile. Ma se un percorso non è accidentato… allora non è un vero percorso.”
 
Valeria Rombolá 
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