Visto dal ponte romanico sul Bormida sembra che tutto si sia fermato a mille anni fa, sia il castello che il paese. A Monastero Bormida, provincia di Asti, verso l’alessandrino e la Liguria, è una domenica come tante altre, splende il sole tra qualche nube, domina il silenzio, tutto pare sospeso, qualche Templare osserva il fiume, alcuni fedeli sono diretti in chiesa per la Messa, poco più in là Teutonici e Giovanniti, i futuri cavalieri di Malta, i grandi Ordini della cavalleria medioevale, parlottano tra loro sottovoce, in modo quasi misterioso e si godono la bella giornata primaverile, pur appesantiti nei loro abiti tradizionali. A poca distanza, al centro del piccolo paese di 828 abitanti, svetta il Castello di Monastero Bormida che in origine, nel XI secolo, era un monastero dedicato a Santa Giulia, con una chiesa e una torre campanaria alta quasi 30 metri. Il convento fu fondato da un gruppo di monaci benedettini che verso il 1050 giunsero dall’abbazia di Fruttuaria di San Benigno Canavese chiamati da Aleramo, marchese del Monferrato, per ripulire e rendere fertili le terre devastate dalle invasioni dei Saraceni.


Di particolare importanza architettonica è la torre. Giunta fino a noi in ottime condizioni, alta 27 metri, presenta su tutti i lati fregi e archetti pensili, in mattoni i due inferiori e in pietra quelli superiori. A metà Ottocento l’edificio divenne una residenza elegante abitata dalla famiglia Della Rovere a cui seguirono i Polleri di Genova che in seguito la vendettero al Comune di Monastero, attuale proprietario. Il biglietto di ingresso per visitare il castello costa 3 euro. Per le date di apertura vedere il sito web www.castelliaperti.it
Filippo Re
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE