DA PALAZZO CIVICO – Il Sindaco Stefano Lo Russo è intervenuto, in Sala Rossa, per informare l’Aula in merito ai gravi episodi che hanno turbato il quartiere di Barriera di Milano nel fine settimana.
Nel suo intervento, nel ricordare l’episodio accaduto nella notte tra il 2 e 3 maggio in cui è morto Mamoud Diane, giovane diciannovenne di origine ivoriana, si è detto preoccupato per l’efferatezza e la frequenza di questi episodi che evidenziano problemi di sicurezza del quartiere iscrivibili in gran parte, se non tutti, al tema dello spaccio di droga. In merito a questa situazione critica, il sindaco ha ribadito la disponibilità verso ministro, prefetto e questore, a collaborare per quanto nelle competenze dell’Amministrazione nel tentativo di contrastare questa pericolosa escalation, legata in modo piuttosto inequivocabile alla diffusione esponenziale di droghe, in particolare il crack, che si sta sviluppando negli ultimi mesi e che sta producendo gravi danni anche tra i giovanissimi.
Barriera di Milano è un quartiere segnato da problemi di sicurezza ma Lo Russo è convinto che la comunità, viva e operativa, vada sostenuta nelle sue attività. E, in tal senso, ha ricordato i previsti interventi di rigenerazione urbana e riqualificazione di competenza del Comune che stano per essere attuati su quel territorio su spazi ed edifici pubblici, anche in collaborazione con le associazioni che operano nel quartiere. Ma sarà un lavoro insufficiente se non sarà accompagnato da un contrasto efficace allo spaccio da parte delle forze dell’ordine. Serve, per il sindaco, una maggiore presenza di forze dell’ordine sia in numero sia per presenza oraria. Anche perché, a distanza di tempo, è doveroso verificare se alcuni interventi già decisi nei mesi scorsi, abbiano sortito l’effetto desiderato. Se siano state efficaci, ad esempio, il presidio fisso di corso Palermo di fronte alla parrocchia di Madonna della Pace o le zone a vigilanza rafforzata, recentemente prorogate.
Lo Russo rimane dell’opinione che il tema della sicurezza urbana non si deve affrontare con approcci ideologici o muscolari di una parte politica verso un’altra. Auspicando che possano essere individuati e perseguiti i colpevoli richiama tutti al senso di responsabilità e alla consapevolezza che questo tema non si affronta urlandosi addosso sui giornali o con la pretesa di avere la verità in tasca. Si dichiara, in conclusione, convinto che questa situazione, un tema piuttosto complesso, si possa risolvere solo se le istituzioni collaborano, ognuno per la parte che gli compete: il Comune (con operazioni di rigenerazione urbana e i controlli amministrativi della polizia locale), gli organi deputati all’ordine pubblico, ministro dell’interno, prefetto e questore, la Regione per le competenze sanitarie. Serve questo senso di responsabilità da parte delle istituzioni per provare a risolvere un problema che nel nostro Paese affrontiamo da almeno quarant’anni: contenere i fenomeni che hanno generato queste comunicazioni e permettere alle famiglie di tornare a vivere il proprio quartiere senza sentirsi sotto assedio.
Concluso l’intervento del sindaco, si è aperto un corposo dibattito fra i consiglieri. Primo ad intervenire Giuseppe Catizone (Lega) che, da residente in Barriera di Milano, si è detto preoccupato dalla violenza quotidiana, ricordando che il sindaco è responsabile della sicurezza dei torinesi e non può minimizzare questa responsabilità. Ha lamentato come i controlli non impediscano il fatto che dei locali vendano alcolici a qualsiasi ora, chiedendo che il sindaco faccia il sindaco e rispetti i residenti del quartiere. Il consigliere, sottolineato che lo Stato dice e fa, ha deplorato l’inerzia dell’amministrazione civica e ha poi espresso la propria solidarietà ai cittadini e ai famigliari del ragazzo ucciso.
Fabrizio Ricca (Lega) da parte sua ha chiesto cosa il Comune abbia fatto, nell’ambito dell’auspicata collaborazione tra le Istituzioni. Se i presìdi fissi la situazione l’hanno migliorata, serve tuttavia un maggiore controllo del territorio. Ricca ha chiesto al sindaco di avere più coraggio, sottolineando come la sicurezza dei cittadini non sia un tema di destra e invitando la maggioranza a pensare di più ai torinesi e meno a liste civiche future. Ministro dell’Interno, prefetto, questore sono disponibili a collaborare, ha concluso, ma il sindaco prenda una posizione forte.
Secondo Domenico Garcea (Forza Italia), per la prima volta anche dalla maggioranza emerge la percezione di sicurezza. Il sindaco è sembrato rassegnato, ha sempre sottovalutato la situazione di Barriera minimizzando la situazione. E’ sempre stato uno scaricabarile su Prefetto e Questore ma le responsabilità sono anche del sindaco, per un’Amministrazione che ha sempre tollerato tutto. I cittadini di Barriera di Milano meritano di più.
Pierlucio Firrao (Torino Bellissima) ritiene che finalmente si sente parlare di maggiori presidi. Forse non tutti sono d’accordo nella maggioranza ma esiste un problema di sicurezza, l’auspicio è che ci sia collaborazione istituzionale. Ci sono cittadini che chiedono aiuto, ci sono molte azioni da fare, anche da parte del Comune. Queste comunicazioni possono essere considerate un gesto di apertura.
Per Andrea Russi (M5S) la situazione a Barriera è agghiacciante. Il consigliere ha definito ‘assente’ il sindaco in tema di periferie e ha evidenziato come il primo cittadino oggi chieda aiuto al Governo dopo essersi occupato delle alleanze per le prossime elezioni del 2027 ed ha ricordato il triste primato torinese del 101esimo posto in graduatoria nella sicurezza tra le città italiane.
Antonio Ledda (PD) ha evidenziato la grave strumentalizzazione politica in corso da parte delle minoranze e ricordato le competenze limitate da parte delle amministrazioni comunali, ulteriormente penalizzate dal Decreto Sicurezza.
L’istituzione di una Commissione consiliare speciale Periferie al Centro è stata la proposta di Federica Scanderebech (FI). La commissione, sul modello di una analoga iniziativa istituita presso la Camera dei Deputati, così come di quella costituita dalla Città di Bari, servirebbe a dare continuità di analisi, proposta e individuazione delle soluzioni, ha spiegato Scanderebech, sottolineando come la Città debba guardare alle sue periferie come spazi da ascoltare e da rigenerare.
Ferrante De Benedictis (Fratelli d’Italia) ha evocato il turbamento di un’intera comunità a fronte delle violenze verificatesi non solo in Barriera ma in vari quartieri. Non si può dire che il Sindaco non ha compito di garantire la sicurezza, questo è anzi il primo compito di un primo cittadino. La sicurezza per sé e le proprie famiglie è diritto di tutti, il sindaco ha poteri importanti, di controllo del territorio in senso ampio. Può emettere ordinanze, usare strumenti elettronici. In decenni centrosinistra e M5S non hanno fatto nulla per la rigenerazione, con politiche di accoglienza rivelatesi fallimentari.
Silvio Viale (Lista civica – Lo Russo Sindaco – +Europa) sottolinea come occorra maggiore realismo, la città fa quello può ma è la politica italiana che deve avviare politiche antiproibizioniste per evitare lo spaccio nell’illegalità.
Per Claudio Cerrato (PD) dopo sei anni di governo della destra in Regione e tre anni a livello nazionale la colpa viene scaricata sui sindaci. Ritiene positivo che il Prefetto abbia aumentato la presenza dello Stato sul quartiere ma è il sistema che non funziona. Per l’emergenza crack la città sta mettendo 3 milioni per il contrasto, mentre nulla sta facendo la Regione.
Il Consigliere Enzo Liardo (Fd’I) si è detto stupito delle dichiarazioni rilasciate dal sindaco che ritiene il problema di Barriera una questione di spaccio di droga: ma la paura collettiva è per gli scippi e i furti, ha commentato il consigliere. Mi auguro, ha concluso, si tratti di una semplice reazione emotiva.
Secondo Sara Diena (Sinistra ecologista) si tratta di un problema che non riguarda soltanto i residenti di Barriera di Milano ma di ampie zone della Città. La consigliera ha definito la discussione in Aula populista e argomentato che se il morto dell’altra sera fosse stato italiano nessun consigliere oggi lo avrebbe nominato.
Ivana Garione (Moderati) ha ricordato che Barriera di Milano non è un quartiere perso, è una comunità viva. Ci sono problemi di sicurezza che la Città non può risolvere da sola, anche se fa la sua parte, la cooperazione tra Istituzioni è necessaria. Il problema delle tossicodipendenze, ha aggiunto, è anche di carattere sanitario, non solo sociale. Inoltre, ha sottolineato Garione, in Piemonte ci sono 39 specialisti in salute mentale ogni centomila residenti, la media italiana è di 60. Le forze dell’ordine devono agire contro i narcotrafficanti, con una regolamentazione sulle droghe minori.
Elena Apollonio (Demos-AD) ha ricordato il nome del giovane Mamoud Diane, sottolineando come fosse uno dei tanti giovani che bussano alle nostre porte in cerca di un futuro migliore. Le povertà sono raddoppiate, gli strumenti in mano ai Comuni non bastano. Povertà, droghe, migranti sono questioni complesse, ha detto, come si può pensare di risolverlo con i mitra per le strade. La signora anziana che ha paura di uscire di casa e il ragazzo assassinato sono due facce della stessa medaglia, serve una soluzione complessiva, non parlare a vanvera di sicurezza
Ha concluso gli interventi dei consiglieri Tiziana Ciampolini (Torino Domani), esprimendo il ringraziamento per tutti coloro che hanno restituito la complessità ormai cancellata dal dibattito politico, il dettato politico del nostro modo di governare che deve mettere al centro le politiche di coesione, andando oltre il sociale e oltre la sicurezza.
Al termine del dibattito, il sindaco Stefano Lo Russo è intervenuto per la replica conclusiva in cui ha ribadito la necessità di una collaborazione fra le diverse istituzioni, senza semplificazioni e senza alzare i toni dello scontro verbale, “senza buttarla in becera caciara politica”. Rispondendo ad alcuni consiglieri, ha spiegato che è un’inesattezza dire che il sindaco ha poteri di ordine pubblico, così come non è vero che la Polizia locale abbia poteri analoghi a quelli delle altre forze dell’ordine e accusa di un livello troppo strumentale il dibattito politico: “serve un principio di realtà”.
Il sindaco sente l’esigenza di non semplificare e la responsabilità istituzionale, prima ancora che politica, di provare a risolvere questi problemi, di non facile soluzione. E non si sottrae a due ragionamenti: che i temi della sicurezza riguardano la città nel suo complesso e non solo una parte o un quartiere e che serve trovare insieme delle proposte. Perché ai cittadini interessa che venga risolto il problema. Per questo serve depurare il dibattito politico dalle tossine dello scontro populista e mettere in campo quell’azione sinergica, a servizio della città, che ritiene necessaria per provare a risolvere il problema.
CS
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