Le recenti solennità del 25 aprile e del 1° maggio hanno evidenziato come alcuni valori vengano spesso messi da parte a favore di esigenze molto più umane.
Il 25 aprile, del quale quest’anno ricorreva l’80° anniversario, ed il 1° maggio, seppure per motivi diversi, hanno da sempre attirato attivisti politici e, in generale, chi si sentisse toccato dalle tematiche della Resistenza, del lavoro, ecc.
Non per nulla la Chiesa, almeno fino a qualche anno fa, fissava in quelle date due fra le celebrazioni più importanti: la Prima Comunione e la Cresima, facendo così in modo che almeno parenti ed amici dei “festeggiati” fossero costretti a recarsi in Chiesa anziché alla manifestazione.
In analogia ad altri cambiamenti intervenuti nella nostra epoca, anche queste due feste civili hanno subito un diradamento nelle partecipazioni, passando da cortei di migliaia di persone, concerti e manifestazioni di enorme rilievo a eventi che si autocelebrano per dovere di firma.
Il fatto che ora il Governo sia su posizioni non così vicine a quelle due date mostra che i cittadini prendono le distanze se non vengono coinvolti e spinti in alcune manifestazioni ideologiche.
Quest’anno, inoltre, le due date sono cadute in prossimità della Pasqua cristiana e, per giunta, coincidendo con “ponti” che dal 19 aprile sono giunti, con pochi giorni di ferie, fino al 4 maggio, consentendo con 7 giorni tra smart working (che molti posso svolgere ovunque, anche al mare) e ferie di godersi 16 giorni di stacco dalla città.
Due domande sporgono spontanee: quanto è ancora radicato il sentimento di riconoscenza per chi ha liberato l’Italia dal nazifascismo che vede, nel 25 aprile, la logica manifestazione di ricordo? E’ più importante la propria presenza a queste celebrazioni, per mantenere vivo il ricordo e mostrare la propria partecipazione oppure è corretto ogni tanto pensare a sé stessi (ed ai propri cari) e andare a rilassarsi anziché marciare con le bandiere?
A giudicare dai chilometri di cosa sull’autostrada A6 sembrerebbe che le gente sia più propensa al riposo che alla partecipazione civile.
D’altronde quando è stata l’ultima volta che avete visto qualcuno manifestare per l’aumento dell’IVA, per i tagli alla sanità, per il lavoro (diritto sancito, per altro, dall’art, 1 della nostra carta costituzionale) o per i femminicidi?
E l’ultima volta in cui tifoserie sono venute in contatto per problemi (ammesso che ve ne siano) tra le loro squadre?
Benvenuti nel nostro Paese.
Sergio Motta
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