Un 25 Aprile non imbalsamato

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni
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Pier Franco Quaglieni

In occasione dell’80 esimo della Liberazione ho deciso di pubblicare una lettera inedita di Nuto Revelli comandante partigiano cuneese, reduce di Russia, che Revelli mi scrisse il 25 aprile 1988. Credo che emergano elementi di riflessione validi  anche per il presente. A farmela tornare alla mente sono gli articoli del figlio Marco Revelli almeno apparentemente così distanti dalle cose scritte dal padre. Ecco il testo:

“Gentilissimo Pier Franco Quaglieni, Le scrivo subito perché se rimando… Le scrivo il più vivo compiacimento per l’articolo “Troppa polvere sul 25 aprile” su “La stampa” di oggi. E’ un articolo bello, serio, onesto e mi auguro che siano molti a leggerlo. Da trent’anni chiedo un 25 aprile non di celebrazioni burocratiche. Un 25 aprile come momento di confronto sui problemi d’oggi, guardando oltre. Un 25 aprile vivo, non imbalsamato, non prigioniero della solita retorica. Ma avverto di essere un bastian contrario, per non dire un guastafeste. Con molta cordialità.” 25 aprile 1988  NUTO REVELLI
L’idea di un 25 aprile “non imbalsamato e non prigioniero della solita retorica” era fondamentale allora e resta fondamentale più che mai anche oggi. Riproporlo oggi con richiami ideologici faziosi appare un grave errore perché la Liberazione va storicizzata, evitando ogni mitizzazione. I miti hanno nociuto alla Resistenza come la negazione di una sua storica pluralità ha finito di allontanare tanti italiani da essa. Tra il resto tutta l’Italia meridionale non visse quella tremenda pagina di storia e quindi al Sud essa è apparsa sempre come qualcosa di non coinvolgente.  Sono riflessioni che meriterebbero un briciolo di attenzione da parte di chi ha lucrato politicamente sul 25 aprile in un modo che si è rivelato miope e controproducente, oltre che sbagliato.
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