Dove sono gli scrutatori?

L’approssimarsi dei referendum del prossimo mese di giugno (e delle elezioni amministrative in alcuni Comuni) ripropone l’annoso problema delle defezioni di quanti vengano incaricati di svolgere la funzione di scrutatori (e Presidenti) nei seggi elettorali.

Vi sono appositi elenchi, nei quali ci si può iscrivere ma che vengono solitamente alimentati in autonomia dai Comuni, ai quali si attinge poi per formare gli equipaggi dei vari seggi.

Soprattutto negli ultimi anni si assiste al fenomeno dell’astensionismo (o dell’assenteismo, se preferite) mettendo così a rischio la formazione delle singole sezioni; malattie improvvise e assenze ingiustificate obbligano il Ministero dell’Interno a correre ai ripari reclutando in fretta i sostituti necessari, anche precettando dipendenti comunali.

Facciamo un passo indietro: negli anni 80, quando cominciai a votare, gli scrutatori erano designati dai vari partiti cosicché ogni partito, se non altro per vigilare che non venissero lesi i propri interessi, proponeva il numero necessario di componenti.

Successivamente vennero istituiti gli elenchi comunali, nei quali potevano iscriversi tutti i cittadini dai 18 anni in su.

Qualche anno fa, almeno a Torino, la precedenza nell’incarico di scrutatore venne data ai disoccupati pensando in tal modo, l’Amministrazione, di risolvere un minimo i problemi economici dei designati.

Fu l’inizio della fine: defezioni enormi, abbandoni durante le operazioni di voto misero in luce la difficoltà di coniugare senso civico, possibilità di guadagno e organizzazione di un diritto-dovere.

Vedremo quest’anno come andrà: certamente si nota, ogni giorno di più, la mancanza di senso civico e di voler partecipare, anche in un aspetto collaterale al voto, alla vita politica del Paese.

Vigilare sul corretto svolgimento del voto e, soprattutto, sullo spoglio delle schede significa garantire al Paese il rispetto della volontà degli elettori; io fin dal 1981 (appena diciottenne, in concomitanza col primo voto) ho sempre prestato servizio come scrutatore tranne durante il servizio militare, quando non mi chiamarono e con la riforma dei disoccupati descritta sopra. Ora si assiste ad una diserzione di massa, inspiegabile da qualsiasi parte la si guardi.

A chi presti servizio come scrutatore (o segretario) viene riconosciuto un compenso di 120 euro per 2 giornate di lavoro; nel caso si svolgano anche elezioni amministrative il compenso è notevolmente superiore. Se consideriamo, dunque, l’aspetto economico rinunciare a tale possibilità significa rinunciare a permettersi una cena per due, un week end da solo o un libro di testo universitario.

Se, guardando all’aspetto civico, pensiamo che è dovere di ognuno di noi garantire la democrazia, il regolare svolgimento delle elezioni, e svolgere incarichi amministrativi allora, a maggior ragione, non si comprende il perché di tale defezione di massa.

E’ vero che l’assenteismo ai seggi si osserva tanto tra gli elettori quanto fra i componenti dei seggi e, dunque, pare essere un fenomeno sociale ancora da studiare; di certo è che occorre arginare, se non sia possibile risolverlo, il fenomeno.

Perché continuiamo a usare schede cartacee e matite, anziché consultare un monitor e apporre una scelta digitale? Sarebbe sufficiente avere due sistemi separati, uno che verifichi se l’elettore ha titolo per votare e l’altro che raccolga il voto, non connessi tra di loro per evitare di abbinare l’elettore al suo voto, con sistemi che ormai qualsiasi azienda informatica può realizzare.

Così facendo si potrebbero unire due sezioni rendendo sufficienti 3-4 componenti, anziché 10, ed il problema sarebbe arginato.

Siamo sicuri di voler risolvere la questione? A chi non conviene?

Sergio Motta

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