Musei industriali di Torino e del Piemonte: l’industria si mostra

Lunedì 31 marzo all’Archivio di Stato di Torino

Torino, 25 marzo 2025 Torino e il Piemonte ospitano una rete capillare di Musei e Archivi che raccontano – spesso con allestimenti estremamente coinvolgenti – la storia di imprese che ancora oggi rendono la nostra regione uno dei territori più solidamente innervati da strutture produttive di livello internazionale.

Un percorso attraverso il Piemonte che connette idealmente alcuni dei marchi più iconici del Made in Italy: da Lavazza a Martini & Rossi, da Borsalino a Fiat, da Penne Aurora a Olivetti alla Ferrania che per decenni è stata la pellicola con cui sono stati realizzati capolavori del cinema italiano. E ancora: l’industria tessile biellese, TIM e Italgas che con le loro reti hanno modernizzato il nostro Paese; il comparto bancario-assicurativo, centrale nella storia di Torino, rappresentato da Museo Archivio Reale Mutua, Museo del Risparmio di Banca Intesa San Paolo, Archivio storico della Compagnia di San Paolo; mentre la Camera di commercio di Torino illustrerà l’attività di digitalizzazione dei marchi storici.

I musei presenti sono solo una piccola parte delle istituzioni attive in tutto il territorio regionale. Una vitalità dimostrata, ad esempio, dall’arrivo del nuovissimo MOCA, il “Museo omegnese del casalingo” inaugurato giusto in tempo per partecipare al convegno, che espone la storia degli oggetti – prodotti dal territorio – che hanno resa più bella e più comoda la vita domestica degli italiani: dalla caffettiera Bialetti alla pentola Lagostina.

Questo “ipermuseo” diffuso, costituito dall’insieme dei Musei d’impresa in Piemonte, consente di disegnare itinerari molto personalizzati: da un percorso iconografico che spazia dai bozzetti di Mario Sironi per la Fiat 1900 alla pubblicità di “Carmencita e il Caballero” gli innamorati del Caffè Paulista o alle celeberrime “Figurine Lavazza”; dalla “Dama Bianca” di Marcello Dudovich che spicca nella splendida collezione di manifesti pubblicitari per il Vermouth Martini, al cappello preferito di Federico Fellini o di Robert Redford, l’unico tanto iconico da essersi guadagnato il titolo di un film: Borsalino. Si può seguire un corso di calligrafia all’Officina della Scrittura di Aurora Penne o giocare insieme ai piccoli Arco e Iris che con i quattrini risparmiati nel loro salvadanaio si regalano una gita in Brasile raccontata dal Museo del Risparmio di Intesa San Paolo.

Questa rete museale può oggi aggiungersi alle altre leve dello sviluppo territoriale, dialogando con un pubblico che potrà ampliarsi a livello nazionale e internazionale, anche grazie al circuito di “turismo industriale” che sta progettando la Regione Piemonte con Visit Piemonte. Uno dei panel del convegno è infatti dedicato all’area Torino Nord, che vede la presenza di Museo Lavazza, Heritage Liquigas, Officina della Scrittura di Aurora, Archivio Storico TIM, fino al Museo della Chimica di Settimo Torinese, a cui probabilmente in futuro si aggiungerà una parte della Manifattura Tabacchi trasformata in sede degli archivi di stato.

Da un museo all’altro scorre sotto i nostri occhi l’Italia in trasformazione, la produzione di oggetti e beni di consumo, lo sviluppo e le crisi dell’economia, i cambiamenti della vita quotidiana: gli arredi delle nostre case (dai telefoni a muro agli elettrodomestici alle macchine da scrivere Olivetti); le automobili che abbiamo guidato e quelle che ci siamo limitati a sognare; i sapori che hanno dato gusto alle giornate: un vermouth Martini o una tazzina di caffè Lavazza (al Museo Lavazza un’installazione ne fa sentire gli aromi).

I Musei d’impresa conservano le tracce di tutta la storia del Novecento: i drammi della guerra (all’Archivio Storico TIM, ad esempio, si possono leggere le intercettazioni del comando tedesco che le telefoniste passavano al CLN); le pratiche per la requisizione delle proprietà degli ebrei, tra cui imprese e studi professionali, custodite nell’Archivio storico della Compagnia di San Paolo e conservate dalla Fondazione 1563; i conflitti sociali (il Museo FIAT ricostruisce le lotte operaie a partire dagli anni Venti attraverso i volantini distribuiti ai cancelli della fabbrica); e anche i nuovi riti di massa della modernità, come la polizza che il Giro d’Italia stipula con Reale Mutua assicurandosi per un milione se cadevano più di due millimetri di pioggia durante la tappa del 22 maggio 1958. Mentre l’Associazione Archivio Storico Olivetti ci riporta all’origine stessa del concetto di “cultura d’impresa” commenta Sergio Toffetti.

I Musei d’impresa, mettendo in mostra la storia della produzione industriale, raccontano anche i rapporti sociali e l’evoluzione dell’immaginario che continua fino a oggi, attraverso i documentari, i romanzi, i premi come “Biella Letteratura e Industria”, il lavoro di ricerca dell’università, le nuove forme di “emersione degli archivi” create da Promemoria, e attraverso gli stessi allestimenti museali – di cui parlerà, tra altri, l’Architetto Benedetto Camerana – che nascono come ulteriore forma di narrazione della storia e del mito dell’Era Industriale: basti pensare alla museografia di produzioni iconiche come l’automobile e il cinema.

Perché pensare un museo d’impresa significa trasformare la storia del lavoro in memoria per le nuove generazioni, per poi rilanciare la memoria sedimentata in nuova progettualità per il futuro.

ismel.it/industriasimostra

Per informazioni: segreteria@ismel.it

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

Pet food e benessere animale: Innovazioni e strategie di marketing

Articolo Successivo

Giovani che hanno fatto camminare la storia

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta