SOMMARIO: I problemi dell’Università – La pensione di Barbero – Lettere
I problemi dell’Università
Il numero chiuso all’Universita’ è sempre stato un elemento oggetto di vivace e costante discussione. Ricordo che il mio Maestro Alessandro Passerin d’Entreves sostenne in linea di principio il “numero chiuso” in una “società aperta”, usando volutamente l’espressione di Popper. Una società aperta in cui la scuola diventasse ascensore sociale e consentisse potenzialmente a tutti di ascendere ai gradi più alti degli studi, tenendo conto delle capacità’ e del merito, come prescrive la Costituzione. Adesso per la Facoltà di medicina, l’unica a numero chiuso, è stato abolito il tanto contestato quiz con le crocette, lasciando una verifica dopo il primo semestre di frequenza . Mi sembra che la ministra Bernini abbia operato una scelta equilibrata di compromesso. La Bernini e’ la prima ministra dell’Università dotata di cultura, coraggio ed equilibrio che si stenta invece a vedere in altre politiche del centro -destra, piuttosto incapaci e ondivaghe come l’ex ministra Gelmini. Alla Facoltà di Medicina i problemi relativi ai dottorandi non si risolvono con facilità perché oggi c’è una carenza di medici ed, aggiungerei io, una carenza di bravi medici. Avremmo bisogno di un numero programmato, anche se è difficile prevedere in un quinquennio e oltre le necessità di medici ,specie se la politica della lesina colpisce la sanità pubblica.
La Facoltà di Medicina è di per sé selettiva per gli alti costi che comporta la frequenza, ma occorre comunque una selezione rigorosa che forse oggi non c’è. Il solo fatto delle lauree brevi e magistrali nel settore medico e paramedico (già la parola appare un abuso) genera confusioni anche affaristiche perché a tutti viene conferito il il titolo di dottore che genera equivoci. Un fisioterapista che ottenne la laurea raddoppiò il suo onorario e dopo poco lo triplicò Abbiamo perfino gli infermieri laureati, i massaggiatori e le massaggiatrici dottori e esse, gli igienisti dentali laureati .Questa situazione è un elemento di confusione ed e’ un potenziale danno per i pazienti. Inoltre purtroppo oggi ci sono medici privi di etica professionale che scelgono la professione quasi esclusivamente per ragioni economiche . Non dico che la medicina debba essere una missione, ma certo non può essere solo un mestiere molto redditizio. Occorre che la Ministra Bernini lavori ulteriormente ad altri ritocchi sostanziali alla Facoltà di Medicina. Per altri versi, che le altre Facoltà siano troppo “facili” e aperte a chiunque dovrebbe far riflettere. I perdigiorno pro Palestina invece che vezzeggiati o protetti andrebbero costretti a studiare e a non creare danni: la parola studenti deriva dal verbo studiare. Una banalità che ad alcuni sembra essere sfuggita.
A questo riguardo non è possibile non aderire alla limpida petizione del prof. Ermanno Malaspina (nella foto di copertina) dell’Università di Torino al rettore Geuna che ha tollerato l’occupazione devastante del Palazzo delle Facoltà umanistiche da parte di studenti (?) filo palestinesi che sono stati paragonati da una nota e vecchia sociologa ex sessantottina ai giovani che manifestarono contro la guerra in Viet – Nam. Il livello sessantottino non è stato ancora raggiunto, ma ci stiamo avviando su quella strada in cui la politica devasta e desertifica gli studi. Ascoltare l’accusa che chi condivide la petizione di Malaspina “non ha dialogo con i giovani e sostiene la repressione” intristisce, perché ci porta a ricordare le accuse simili rivolte ad eroi della Resistenza e grandi professori come Venturi e Garosci solo perché non volevano cedere alla contestazione che stava bloccando l’Università senza rinnovarla.
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La pensione di Barbero
In una bella e lunga intervista il prof. Alessandro Barbero alla fine si confessa e riconosce i suoi limiti di storico. A 65 anni va in pensione forse anche perché il viaggio a Vercelli diventa un po’ faticoso. Appare sempre giovane, per sua fortuna, ma ha preferito pensionarsi in anticipo. Barbero ha insegnato Storia Medievale all’Ateneo del Piemonte orientale forse ha anche scritto libri di storia medievale degni di attenzione.
Le sue scorribande su tutti i temi storici possibili di ogni epoca rivelano invece un enciclopedismo divulgativo che piace al pubblico televisivo di bocca buona che non gli da’ invece credito scientifico. Non si può infatti approfondire un discorso storico su età diverse. Il Medio Evo è cosa lontana dalla contemporaneità. Barbero inoltre è troppo militante politicamente. Io contribuii a farlo conoscere a Torino agli inizi, ma poi mi accorsi dei suoi limiti. Oggi va in pensione e gli auguro anni di riposo magari ancora operoso, come si diceva di Croce, perché ci sono tanti che pendono dalle sue labbra, anche se la storia è cosa diversa. La semplificazione rende facile apprendere. Tutto il contrario di Giovanni Tabacco che praticò studi severi e fu quasi un monaco del sapere. Accostare Barbero a Tabacco sarebbe blasfemo.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Matteotti
Sono stato alla Manta di Saluzzo a sentire la sua conferenza su Matteotti che ha avuto un grande successo di pubblico il quale ha apprezzato il suo equilibrio storico sempre più raro. Io La leggo a volte come polemista, ma quando parla o scrive di storia lei assume una alterità molto diversa che la trasforma. Poco tempo fa ho appreso dell’uscita di un astioso e corposo libro contro Matteotti scritto da un professore italiano che ha insegnato in Svezia, fatto pubblicare dal centro “Giolitti” di Dronero, Cavour, Saluzzo nel 2015 e oggi introvabile: un libro scritto da un autore di estrema destra che non meritava attenzione come è accaduto, perché anche nel centenario matteottiano quel libro è stato ignorato. Lei cosa ne pensa? Giulio Bocca
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Io sapevo dell’esistenza di questo libro pubblicato da un editore minore che , malgrado lo scandalismo oggi di moda, non è riuscito a suscitare interesse. Va bene togliere l’aureola anche ai santi laici come Matteotti, ma cercare di distruggerlo appare ingiusto. I signori del centro “Giolitti” non devono stupire: il loro senso storico si rivela inesistente. L’atteggiamento contro Matteotti anche umanamente appare penoso; sine ira et studio è cosa opposta al libro velenoso voluto dal centro “Giolitti”.
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Ztl a Moncalieri
Il sindaco di di Moncalieri Montegna ha trasformato piazza Vittorio Emanuele in ztl. Non mi ero mai fermata con attenzione a girare a piedi per quella piazza. A me è sembrata quanto meno poco bella. Con edifici uno diverso dall’altro. Una piazza senza uno stile omogeneo. Cosa ne pensa? Elvira Rusca
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Io sono affezionato a Moncalieri e quindi non mi sono mai soffermato. A sottilizzare. Certo non c’è mai stato un restauro. Credo anch’io che la piazza manchi di una coerenza. La parte migliore della Moncalieri storica non è la piazza che il sindaco vorrebbe rivalutare senza avere le idee chiare. Chiederò un giudizio alla storica dell’arte prof. Maria Grazia Imarisio.