IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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Ricerca a sua volta la visibilità mediatica. Il clamoroso flop del nuovo liceo, che ha in tutta Italia 375 iscritti, rivela come l’idea non sia stata spiegata e concretizzata in modo adeguato e sia rimasta una ipotesi senza programmi precisi. Un liceo professionalizzante è di per sé un non liceo, come non sono licei i vari istituti tecnici arbitrariamente nobilitati in questi anni dal nome di licei tecnologici. Il nuovo liceo è un coacervo di istituti tecnici di vario tipo con una punta di novità per il nome Made in Italy. Chi scrive si occupò sia pure marginalmente della nascita del liceo europeo nato alla fine del secolo scorso con idee chiare e grandi dirigenti ministeriali come Romano Cammarata, che diedero il meglio di sé per creare un liceo che non fosse una fotocopia del liceo linguistico e che si innestasse sul tronco sempre vivo dell’unico vero liceo: quello classico.
Oggi abbiamo letto le cose più strane: il liceo d’Azeglio di Torino ha addirittura inventato un liceo classico – scientifico, un ircocervo, avrebbe detto Croce. Il liceo improvvisato lo scorso anno si rivela una novità priva di significato culturale, un fritto misto senza capo né coda. E poi appare di tutta evidenza che in un liceo del Made in Italy occorra almeno in parte un corpo docente formato ad hoc, pena il naufragio assicurato. Il governo, ma deve cambiare ministro, punti ad una riforma organica della scuola senza scorciatoie che non portano da nessuna parte. Dopo tutti i pasticci della prima e della seconda Repubblica, dopo la devastazione di un eterno ‘68 , l’Italia ha bisogno di una riforma adeguata che non si improvvisa. In primis occorre far appello a tutte le intelligenze della Nazione senza ridurre il discorso ai pedagogisti che – diceva Salvemini – non sanno nulla, ma pretendono di insegnare agli altri tutto
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