L’abbiamo visto tutti la mattina del 17 dicembre 2017 quando il portone del santuario si è aperto per ricevere la salma di Re Vittorio Emanuele III giunta da Alessandria d’Egitto mentre due giorni prima erano arrivate, da Montpellier, le spoglie della Regina Elena.
Da allora riposano in una cappella del famoso santuario di Vicoforte Mondovì, sulle colline del monregalese. Accanto a loro, nel santuario della Madonna, come viene anche chiamato l’edificio religioso, si trova la tomba del duca di Savoia Carlo Emanuele I a cui si deve la costruzione del tempio. Fu proprio la cerimonia della traslazione delle due salme a riaccendere le luci sulla grandiosità del santuario, costruito tra la fine del Cinquecento e i secoli successivi, che nelle intenzioni di Carlo Emanuele I avrebbe dovuto diventare il mausoleo di Casa Savoia, poi superato dalla basilica di Superga. In quei giorni i piemontesi riscoprirono la fama e la bellezza della grande chiesa di cui in genere si parla poco, si vede poco e che invece meriterebbe più attenzione. Il pilone votivo di cinque secoli fa è diventato un monumentale santuario, un capolavoro del barocco piemontese, con una straordinaria cupola ellittica, la più grande al mondo con questa particolare forma. Certamente non una “piccola chiesetta di campagna” come l’ha definita il giovane Emanuele Filiberto, per polemiche tutte interne alla famiglia. Al di là delle tombe di illustri personaggi è la storia stessa del santuario di Vicoforte, intrisa di leggenda, che affascina i visitatori che ancora oggi si recano da queste parti in pellegrinaggio. Tutto cominciò alla fine del Quattrocento attorno a un pilone con il ritratto della Madonna con il bambino: la presenza di un cacciatore, folle di pellegrini e tanta fede fanno da contorno alla vicenda. Si racconta che il titolare di una fornace costruì un pilone campestre con un affresco, opera di un pittore locale, che raffigurava la Madonna per avere il suo aiuto nella produzione di mattoni. Passarono molti decenni finché un giorno un cacciatore colpì per errore la sacra immagine nascosta dai rovi e dalla boscaglia, il cui corpo, secondo le voci popolari, cominciò a sanguinare. L’episodio miracoloso creò nella popolazione una devozione eccezionale. A quel tempo c’era molta povertà, si moriva facilmente di peste e di altre malattie e la gente dei paesi circostanti, venuta a conoscenza di quanto era accaduto, accorreva nei pressi del pilone per chiedere la protezione dal cielo. Da quel momento eventi insperati e prodigiosi cominciarono a moltiplicarsi. La peste risparmiò da un giorno all’altro la maggior parte dei cittadini della zona, meno persone si ammalarono e i decessi diminuirono. Un sacerdote di Vicoforte si interessò subito al caso e, per ringraziare la Madonna, fece costruire una cappella attorno al pilone che era stato abbandonato in un bosco.
La notizia dei miracoli si propagò rapidamente nelle valli, centinaia e poi migliaia di fedeli entusiasti raggiunsero in pellegrinaggio la nuova chiesetta fermandosi a pregare e a chiedere la grazia alla Madonna. Nacque un autentico movimento popolare di devozione che interessò comunità e confraternite provenienti da tutto il nord-ovest dell’Italia. Il pilone e la chiesetta divennero meta di pellegrinaggi. Anche la piccola Vico ne beneficiò in termini economici: l’afflusso di pellegrini sempre più numerosi, anche dall’estero, fu una vera benedizione per commercianti e bottegai e nuove strade furono tracciate nell’intero territorio per agevolare l’arrivo dei fedeli. Il pellegrino più illustre fu Carlo Emanuele I, duca di Savoia che, alla fine del Cinquecento, decise di edificare in quel luogo un grande tempio da dedicare alla Madonna di Vico con al centro il pilone in marmo, oggi ingrandito e abbellito, con l’immagine della Madonna. Anche la moglie del Duca, l’infanta Caterina Michela d’Asburgo, figlia di Filippo II, re di Spagna, e nipote di Carlo V, subì il fascino di ciò che stava accadendo e sparse la voce in gran parte dell’Europa. Carlo Emanuele I, che troneggia nel monumento davanti al santuario, morì prima della fine dei lavori e fu sepolto nella chiesa. La grandiosa cupola ellittica, alta 74 metri, verrà completata nel 1731. I lavori del santuario si bloccarono più volte e terminarono verso la fine dell’Ottocento quando vennero costruiti i campanili e le tre facciate. Il santuario di Vicoforte è aperto tutti i giorni dalle 8.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.00. Filippo Re
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