Prato inglese Sere d’estate al teatro Carignano rappresenta la rassegna estiva che il Teatro Stabile dedica al teatro shakespeariano, fruibile a prezzi accessibili. Dopo il “Sogno di una notte di mezza estate” dello scorso anno, quest’anno è la volta di un dittico per la regia di Filippo Dini incentrato su una delle storie d’amore più famose di tutti i tempi, “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, a cui si abbina lo spettacolo “After Juliet” di Sharman Macdonald, che narra un ipotetico seguito della tragedia shakespeariana.
Il dittico è coprodotto dal Teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale e dal TSV Teatro Stabile Veneto, Teatro Nazionale e sarà replicato al teatro Nazionale di Verona il 17 e 18 luglio prossimi, nell’ambito dell’Estate Teatrale Veronese.
“Il dittico che metto in scena per Prato Inglese – spiega il regista Filippi Dini – “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare e “After Juliet” di Sharman Macdonald esprime due drammaturgie estremamente diverse. Tutto il progetto deve moltissimo all’impianto scenografico che rappresenta un parco giochi abbandonato, uno scivolo, una giostrina con i sedili, la cabina di una ruota panoramica. Il riferimento visivo usato come punto di partenza è la famosa foto del parco giochi della città fantasma di Pripjat, edificata a soli 2 km dalla Centrale nucleare di Chernobyl’ e subito evacuata dopo l’incidente.
La tragedia di Romeo e Giulietta può anche essere letta come uno scontro generazionale, ma è sostanzialmente una storia di ragazzi. Il dittico parla di un massacro, della fine di tutto ciò che possiamo riferire alla gioventù. Non si tratta di uccidere il bambino che è dentro di noi, ma di affrontare la morte delle generazioni più giovani, il massacro dal punto di vista mediatico. Le nuove generazioni sono uccise dai social, dall’ecoansia e già dalla nascita sono marchiate dal senso della fine del nostro pianeta. Questo senso di morte se lo porteranno dietro per tutta la vita e Romeo e Giulietta racconta proprio questo. In un ambiente violento, di faida, di guerra, nasce un amore tra due giovani. L’aspetto più istintivo, più bello legato alla natura più straordinaria dell’essere umano, la capacità di amare e di innamorarsi, viene vinta dall’odio, dalla guerra e dalla sopraffazione, che pervade il dramma.
Dal punto di vista sociale ci siamo disinteressati delle nuove generazioni, ancor più degli anziani. I giovani sono stati penalizzati dall’esperienza del Covid, sono stati segnati dalla solitudine e sono aumentati i casi di autolesionismo e di depressione. Tutti gli investimenti che riguardano i giovani, a partire da quelli dell’istruzione, vengono vandalizzati e divorati. Ecco un altro aspetto che parla dell’abbandono delle nuove generazioni.
Tutto questo ha a che fare con Romeo e Giulietta e con il nostro presente; in un’epoca di guerra, di violenza massacriamo i nostri giovani, non dando loro nessuna speranza. È esattamente così che accade in Romeo e Giulietta. Quando nasce, l’amore deve essere eliminato.
Se in Shakespeare ci troviamo di fronte alla tragedia e ad un linguaggio alto, in ‘After Juliet’ il linguaggio risulta appiattito, tutto è stato superato e non vuole neanche essere paragonato a quello di Shakespeare; l’opera di Sharman Mcdonald costituisce un sequel ideale di Romeo e Giulietta, è una favola moderna che parla di amore e odio, di speranza e redenzione. Protagonisti assoluti sono, ancora una volta, i giovani di una città che potrebbe essere la Verona del Seicento cosiccome Londra o Edimburgo, New York o Liverpool. In “After Juliet” scopriamo che la pace che è stata proclamata è fasulla e lo scoprono i ragazzi che si trovano a odiare e odiarsi, ancora, come i loro genitori. Odio oppure nulla, nulla totale. Vuoto. Tutto questo in un clima di attesa della fine, attesa del nemico da un momento all’altro. I ragazzi sono sempre in attesa, terrorizzati dal possibile arrivo dei coetanei della fazione opposta. La storia di “After Juliet” è quella di un odio ancora più feroce da parte di ragazzi ai quali è stata trasmessa solo la frequentazione di questo sentimento.
Ci troviamo in una posizione simile a “La strada” di Cormac McCarthy. Dopo che la fine è stata raggiunta, ci troviamo in una dimensione di attesa del nemico.
“After Juliet” è contraddistinto da una drammaturgia ruvida, al posto del verso shakespeariano, c’è il fatto, l’accadimento. Lo sbalzo linguistico è forte e lo spettacolo raccoglie la sfida dell’autrice proponendo la visione di un mondo onirico, dove la realtà è contaminata da visioni di sogni e ombre, fantasmi dolenti e disperati che chiedono giustizia, pace e ancora è sempre amore. “After Juliet” è una commedia noir ricca di pathos, che spinge a una riflessione sulle radici del nostro rancore, chiede di onorare tutti i morti, celebrando, al posto dell’odio, la fratellanza universale e la vita stessa”.
Teatro Carignano. Prima nazionale 18 giugno- 14 luglio 2024
“Prato inglese” Dittico di Filippo Dini
Mara Martellotta
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