Le Terre bianche di Davide Camisasca

Il “Museo delle Alpi”, al valdostano “Forte di Bard”, dedica una suggestiva personale al  grande fotografo di Gressoney e alle sue montagne

Dal 31 maggio al 28 settembre

Bard (Aosta)

No. Quello che vedete nella foto di apertura articolo non è uno stupendo dipinto astratto tutto giocato sui toni e sulle quasi impercettibili sfumature del “bianco”. E l’artista non è un contemporaneo pittore invaghito degli intrecci geometrici creati da una parca ma grandiosa e sensibile tavolozza. L’artista è, semplicemente (si fa per dire) la “Natura”.

E con Lei, il grande fotografo che ne ha colto i prodigi e li ha cristallizzati per noi in uno scatto “da lode” che, da venerdì 31 maggio e fino a sabato 28 settembre – in fantastica compagnia di molti altri – possiamo ammirare nelle Sale degli Alloggiamenti del “Museo delle Alpi” al valdostano “Forte di Bard”. Il nome dell’artista-fotografo è Davide Camisasca, milanese di nascita ma, dal ’72, residente nella Vallée a Gressoney-Saint-Jean e il misterioso soggetto ritratto nient’altro è che una naturale “composizione di seracchi” (blocchi di ghiaccio di grande taglia spontaneamente formatisi per fatturazione di un corpo glaciale) sul Monte Rosa. Fotografo ed esperta guida alpina, Camisasca, com’è ovvio, ha due (forse anche di più, ma due di sicuro!) grandi amori: la fotografia e la montagna. E due grandi anime: quella del fotoreporter e quella dell’alpinista. Anime che ritroviamo, mai disgiunte e con risultati di una creatività e di un lirismo davvero singolari, nelle immagini raccolte al “Forte” sotto il titolo di “Terre bianche” e che documentano il ricco percorso di ricerca effettuato dall’artista nell’ambito della fotografia di montagna e del reportage. Oltre sessanta gli scatti esposti (di cui dodici di grande formato), in un iter che abbraccia un ampio arco temporale, dagli anni ’80 (con lo scatto “Monte Rosa, incroci di tracce al colle del Felik”, del 1985) sino alle candide panoramiche ‘astratte’ (“Cordate al colle del Felik” o “sulla cresta della Punta Parrot”), punteggiate da gruppi di minuscoli alpinisti allineati in cordata e in tratti quasi grafici, che datano agli anni 2012-2018.

Secondo massiccio montuoso più esteso delle Alpi (spartiacque fra Italia e Svizzera), è il “Rosa”, con i suoi 4634 metri slm di “Cima Rosa” (“Dufour” per gli Svizzeri), la montagna “di casa” che Camisasca ha percorso e ritratto da sempre ed in ogni sua particolare prospettiva. Del “Bianco” sono presenti in mostra spettacolari vedute in bianco e nero, “fortemente contrastate, di effetto quasi drammatico”. A chiudere infine l’esposizione, sono i reportage dei viaggi nelle terre lontane del “Mustang” e del “Tibet”, di cui il fotografo descrive le popolazioni, la sacralità dei luoghi e gli sconfinati orizzonti, in un allestimento d’effetto che vale per tutta la rassegna, rafforzato ancor di più dalla scelta stilistica della stampa in bianco e nero insieme ai formati di immagini a grandi dimensioni.

Un’appendice della mostra (accompagnata da una lucida narrazione di Enrico Camanni, studioso della montagna e anche lui alpinista, e di Giulia Ticozzi, fotografa e storica della fotografia) è presente anche all’interno della “Cappella del Forte” con quattro gigantografie dedicate sempre all’amato “Monte Rosa”. La montagna del cuore, su cui Camisasca riversa – con una cifra stilistica di assoluta perfezione – tutto il potere della sua creatività e del suo costante vagare per “terre bianche”, dove spesso l’immaginario supera abbondantemente il reale. E lì sta tutto il bello e l’immensa poesia dei suoi scatti!

Gianni Milani

“Davide Camisasca. Terre bianche”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Dal 31 maggio al 28 settembre

Orari: mart. – ven. 10/18; sab. – dom. e festivi 10/19

Nelle foto:

–       “Monte Rosa, composizione di seracchi”, Digitale, 2013

–       Davide Camisasca

–       “Mustang, incontro lungo la Kaligandaki”, Analogica, 1996

–       “Monte Rosa, cordate impegnate sulla cresta della Punta Parrot”, Digitale, 2012

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