Il Goethe Institut di Torino chiude i battenti a fine mese? Altro pezzo storico della cultura torinese se ne va via. Proprio così, cultura di Torino per i Torinesi. È dai tempi di Nietzsche che cultura tedesca e cultura torinese si contaminano. Peccato, veramente peccato.
Non c’è proprio che dire: Torino continua a perdere colpi. Anche culturalmente parlando.
Più di trenta persone vanno a casa senza alcuna alternativa di lavoro. Tutti ne hanno parlato, dai giornali al consiglio comunale e regionale. Tutti con afflati di solidarietà senza, però, risultati pratici per evitare la chiusura. Irremovibile la Ministra degli esteri Annalena Baerbock. È una Verde ed io pensavo, erroneamente, che preferisse la cultura che gli armamenti. Purtroppo è facile intuire il perché. Primo, Torino conta sempre di meno. Secondo, l’interesse tedesco si rivolge ad altri ” lidi ” in particolare l’est del mondo. Ne sa qualcosa, in negativo, il mio professore Romolo Gobbi che a 86 anni, da buon ” studentello ” novizio si è messo a studiare il Tescesco. Perché?
Da anni canta con cipiglio da baritono in lingua tedesca, poi un libro da lui scritto è stato tradotto in tedesco.
Insomma tutta Torino è rimasta spiazzata da questa improvvida scelta. È proprio destino che 30 persone che attualmente lavorano al Goethe si debbano trovare altra occupazione?
Forse, in corner, la situazione si rattoppa.
C’è voluto l’intervento del Ministro alla Cultura Sangiuliano. Obbiettivo: contenimento dei costi ed un intervento economico da parte italiana.
In primis il Ministero. Poi speriamo che le varie fondazioni bancarie cittadine facciano il loro dovere. Si potrebbe dire: meglio tardi che mai. Staremo a vedere: mancano 3 settimane al D-day, sperando che , almeno per una volta la si sfanga ed un pezzo di Torino non venga buttato via.
PATRIZIO TOSETTO
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