Una certa liberalizzazione dei costumi, viaggiare sempre più facilmente venendo a contatto con culture molto diverse dalle nostre e la disponibilità di materiale esplicito sul web hanno modificato, molto, i costumi sessuali delle persone.
Scopriamo così che presso gli Inuit (eschimesi) è consuetudine prestare la propria moglie allo straniero in segno di accoglienza o che vi sono civiltà dove la famiglia è naturalmente composta da più di due partners.
Basta guardare i numerosi video presenti in rete, da quelli puramente commerciali riservati ad un pubblico di abbonati a quelli divulgativi, spesso realizzati da psicologi e sessuologi, per capire come i costumi sessuali, anche nella bacchettona Italia, si siano modificati verso un allargamento delle vedute, un minor timore verso comportamenti un tempo ritenuti punibili con l’inferno (come se qui stessimo in paradiso).
Pensiamo, ad esempio, al cosiddetto threesome o, per dirla all’italiana, il triangolo che già nel 1978 Renato zero sdoganò con la canzone omonima o al “Pensiero stupendo” con cui lo stesso anno Patty Pravo scandalizzò l’Italia perbenista dell’epoca; da pratica assolutamente bandita e censurabile è diventata nel giro di qualche decennio una esperienza che molte coppie hanno fatto, di comune accordo o su proposta di uno dei due partners, per inserire un po’ di pepe nella relazione di coppia che può risentire spesso della monotonia della routine.
Per mia forma mentis ritengo che nella relazione di coppia non esistano cose possibili e cose vietate a priori, purché fatte di comune accordo, senza violenza, tra persone consenzienti ed in grado di intendere e di volere, e il threesome è una di questa.
Spesso questa pratica viene svolta a senso unico, perché uno dei partner tradizionali si relega o viene relegato dall’altro partner al ruolo di osservatore, passivo (cuckold, letteralmente = cornuto, o cuckquean se donna) anche per impossibilità di soddisfare il/la partner e dunque la coppia diventa di tre elementi, dei quali uno è però puro spettatore; pare, da statistiche affidabili che, complice anche la sindrome metabolica, l’uso smodato di alcool e stupefacenti, lo stress, la disfunzione erettile alla base della maggioranza dei casi sia in costante aumento.
Come ho detto molte volte non sono uno psicologo, quindi non mi occupo di reazioni individuali ad un fenomeno o di motivazioni addotte dal singolo; per mia formazione, preferisco analizzare un fenomeno all’interno della società nella quale si manifestacercando, per quanto possibile, di capire le motivazioni che stanno alla base del medesimo: noia? Voglia di trasgressione? Pura curiosità? Simulazione del comportamento altrui?
Analogamente al threesome, che riveste caratteristiche di saltuarietà, sta prendendo piede il poliamore, fenomeno del quale scrissi su queste pagine nel marzo scorso e che rappresenta una modifica sociale semipermanente della famiglia intesa come nucleo per generare figli, accudirsi vicendevolmente, ecc. Chi viva una simile relazione non ne fa mistero, anche perché è palese per vicini, anagrafe, negozianti di prossimità e rappresenta, fuori da ogni dubbio, una modifica radicale delle abitudini consolidate nei secoli, almeno nelle civiltà maggiormente conosciute; unico limite è la legislazione attuale che non consente la bi- e poligamia.
Messa al bando ogni forma di gelosia, il poliamore è una forma di società familiare innovativa, specie sotto l’aspetto educativo dei figli, economico di contributo alle spese familiari e, proprio per questo, in aumento data la difficoltà di molte persone di arrivare a fine mese da sole.
Non suggerisco mai ai lettori un comportamento piuttosto che un altro, non sponsorizzerò mai un’apertura dei costumi che non sia scaturita dalla volontà dei singoli di farla propria ma mi piacerebbe che ogni giudizio, non solo su simili temi, scaturisse da un’analisi dei pro e dei contro, sentiti tutti gli attori coinvolti, e non fosse sempre solo per sentito dire, per frasi fatte, perché si è sempre fatto così.
L’evoluzione della specie passa anche, e soprattutto, dalla modifica continua dei comportamenti, degli stili di vita e dall’inserimento, nella propria cultura, di elementi derivanti da culture diverse, quando questi siano applicabili e non siano di nocumento.
Abbiamo molteplici esempi di come la nostra cultura stia peggiorando per aver permesso a culture diverse di entrare prepotentemente nelle nostra (contaminazioni linguistiche, slang, istruzione ridotta a pochi elementi di scarsa utilità, stili di vita distruttivi); perché non provare, liberamente, ciò che può darci piacere, che può aiutarci a superare una crisi, senza preconcetti, senza doversi sempre confrontare con testi sacri di dubbia attendibilità anziché imparare a discernere, da soli, con il nostro intelletto, ciò che è bene da ciò che è male, ciò che danneggia noi o il prossimo da ciò che è, invece, innocuo o, addirittura, costruttivo?
Sarebbe un ottimo esercizio mentale che potremmo poi applicare in moltissimi altri contesti. Mal che vada potremo dire, a ragion veduta “No, grazie, ho già dato”.
Sergio Motta
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE