In 160 pagine e 180 immagini c’è tutto il Piemonte nell’età romana. Scritto dall’archeologo Sandro Caranzano, il libro “Piemonte Romano”, Edizioni del Capricorno, narra una storia lunga molti secoli. Un volume che fa rivivere gli eventi della nostra regione nell’età tardorepubblicana e sotto l’Impero con un’esposizione molto documentata e avvincente. Ampio spazio e risalto viene dato anche alle più recenti indagini archeologiche sui siti della romanità in Piemonte.
In evidenza alcune curiosità, tra le tante, che si trovano nel libro e che riguardano Torino: una testa in bronzo dorato di età Augustea fu scoperta, nell’estate 1901, immersa nell’acqua e nel fango, all’interno di un pozzo di epoca romana a sei metri di profondità durante alcuni lavori edili tra via Monte di Pietà e via Barbaroux e ora si trova nel Museo di Antichità (Musei Reali) a Torino. O la stele funeraria con la lupa capitolina e i due gemelli che venne alla luce scavando in piazza Castello nel 1925 ed è conservata a Palazzo Madama. I Romani giunsero in Piemonte nel II secolo avanti Cristo con l’obiettivo di controllare i valichi alpini e la via d’accesso delle Gallie. Cominciarono subito a edificare le prime città piemontesi vicino o su preesistenti insediamenti di origine celtica, su un territorio che ospitava i Liguri insieme ad altri popoli tra i quali i Taurini. Iulia Dertona (Tortona) fu la prima colonia del Piemonte romano fondata intorno al 120 a.C. seguita da Aquae Statiellae (Acqui Terme) con ciò che resta del suo acquedotto ad arcate vicino al fiume Bormida, dalla Vercelli dei Romani sorta nel territorio abitato da una tribù celtica con le terme e l’anfiteatro del I secolo, da Eporedia (Ivrea) edificata nel 100 avanti Cristo sulla riva sinistra della Dora Baltea, all’imbocco della Valle d’Aosta, per controllare la via delle Gallie e da Libarna (Serravalle Scrivia) alle falde dell’Appennino ligure, verso il valico della Bocchetta. Seguirono Alba Pompeia (Alba) con i resti del tempio del foro cittadino in Piazza Pertinace, dal nome dell’imperatore romano Publio Elvio Pertinace, albese, che regnò appena tre mesi, la città romana di Pollentia (Pollenzo), oggi frazione di Bra, attorno alla quale il generale romano Stilicone annientò i barbari di Alarico, re dei Visigoti nel 401 d.Cristo, Cavour (Forum Vibii Caburrum)che appunto fu un “forum”, un luogo di mercato e di incontro, e Carreum Potentia, ovvero Chieri, sorta su un insediamento celto-ligure. Con Augusto si cambiò sistema e nell’Italia nordoccidentale nacquero due colonie romane, Aosta (Augusta Praetoria) e Torino (Augusta Taurinorum).
Sorsero poi Augusta Bagiennorum (Bene Vagienna) e Susa (Segusio) posta fuori dai confini dell’Italia romana e fondata sotto Augusto intorno al 10 a.Cristo, con le tribù celtiche della valle che si allearono con Roma. Hasta è Asti e sembra essere stata fondata nel I secolo a.Cristo sui resti di un “forum” di età tardorepubblicana mentre Novaria (Novara) fu una medio-piccola città romana di età primo-imperiale. L’Italia di Augusto finiva in bassa Valle di Susa, nella zona di Avigliana. e dalle “chiuse” in poi iniziavano le Gallie. E siamo a Iulia Augusta Taurinorum (Torino), colonia fondata sotto Augusto il 30 gennaio del 9 avanti Cristo, ai piedi delle Alpi, non lontano da un insediamento di Taurini, dai quali la città capoluogo potrebbe aver preso il nome. Alla datazione di Torino si è giunti con certezza solo pochi anni fa grazie alle ricerche dell’archeologo Caranzano, autore del libro, che insieme a dei collaboratori è riuscito nell’impresa incrociando dati archeologici, storici e calcoli astronomici. Più di altre città dell’Italia antica, “Torino ha mantenuto la rigida scacchiera delle strade romane che si riflette ancora oggi nel “Quadrilatero”, stretto tra via Giulio, via della Consolata, via Cernaia, via Santa Teresa, via Egidi, piazza Castello.
Straordinaria continuità che ne fa un gioiello urbanistico”, ben noto agli studiosi di archeologia. La terra piemontese è stata teatro nell’epoca romana di due grandi battaglie: nel 312 dopo Cristo, nell’area tra Alpignano e Rivoli, sotto il Musinè, l’imperatore Costantino riportò una grande vittoria contro le truppe di Massenzio e verso la fine dell’Impero, nel 402, il generale romano Stilicone sconfisse i Visigoti del barbaro Alarico nella zona di Pollenzo intorno a Bra. Nei pressi di Rivoli si trovano i resti della Villa romana di Almese risalente al I secolo dopo Cristo, un’antica residenza lussuosa con estesi possedimenti circostanti collocata ai margini della strada delle Gallie in un luogo centrale per il commercio e gli scambi con il resto del territorio. Un prezioso apparato illustrativo con schede e approfondimenti storici e artistici sulla civiltà romano-piemontese completa il volume.
Filippo Re
nelle foto:
Copertina libro “Piemonte Romano” di Sandro Caranzano
Porta Palatina con statua di Ottaviano Augusto
testa in bronzo dorato scoperta in un pozzo nel centro di Torino
stele con la lupa e i due gemelli trovata in piazza Castello (Torino)
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