Una ricca antologica celebra i 90 anni del Maestro, esponente di spicco dell’“Arte Povera”
Fino al 25 febbraio 2024
Diciamolo subito. Nel percorso della “Manica Lunga” al “Castello di Rivoli”, fa bella mostra di sé anche la versione della “Venere degli stracci” (data in comodato al “Museo d’Arte Contemporanea” di piazza Mafalda di Savoia a Rivoli) dopo e nonostante la triste vicenda di Napoli, che ha visto una versione in grande formato dell’opera – fra le più iconiche del ‘900 ideata e realizzata dall’artista biellese nel 1967, come “ammonitrice” riproduzione della “Venere con mela” dello scultore danese Bertel Thorvaldsen, – distrutta da un incendio doloso, in piazza del Municipio, il 12 luglio scorso.
La Bellezza che rigenera stracci ammassati l’uno sull’altro, miseria e brutture che di botto diventano “opera d’arte” e ritornano a vivere: il tutto finito in un vergognoso rogo. “Non mi stupisce – la prima reazione di Pistoletto – se si pensa che il nostro è un tempo in cui si continua a rispondere a qualsiasi proposta di bellezza, di pace e di armonia, con il fuoco e con la guerra”. E, purtroppo, quanta verità nelle parole dell’artista! Maestro indiscusso che ha attraversato sessant’anni di storia artistica, sempre come protagonista di vicende dell’arte contemporanea d’avanguardia mai disgiunte dal senso più profondo della vita e del vivere in senso totale, navigando, vele al vento (spesso in solitaria), fra oceani di gioia e dolore, angoscia e frustrazione, morte e rinascita. Un tutt’uno, vita e arte. Un’inespugnabile fortezza in cui si riversano e prendono forma le più disparate componenti di riflessione culturale, sociale e ambientale, magnificamente riassunte e concretizzate nella sua leggendaria “Cittadellarte – Fondazione Pistoletto”, nata a Biella nel ’94- sulla riconversione dell’ottocentesco “Lanificio Trombetta” – ed oggi vero e proprio presidio territoriale in cui l’arte è vista “come strumento di trasformazione sociale responsabile”. Idea coraggiosa, di non facile cavalcata, raccontata per capitoli in “Molti di uno”, l’ampia antologica (curata dal direttore del “Museo”, Carolyn Christov – Bakargiev e da Marcella Beccaria) dedicata a Michelangelo Pistolettoper i suoi 90 anni, compiuti il 25 giugnoscorso, e che “reinventa l’architettura ortogonale della Manica Lunga trasformandola in uno stupefacente groviglio armonioso, un dispositivo urbano irregolare e libero attraverso il quale raccogliere e rileggere tutta la sua arte”. Fra gli artisti che, a partire dalla metà degli anni ’60 del Novecento, hanno ridefinito il concetto di arte attraverso un’attenta e singolare “frequentazione” con l’“Arte Povera”, Pistoletto è rappresentato in questa mostra in tutto il suo lungo, personalissimo “vagabondare” artistico. Dal periodo (metà anni ’50) dell’“Autoritratto”(che trasforma il “soggetto individuale” in “soggetto plurale”) ai “Quadri Specchianti” (1962) che includono nell’opera la presenza dello spettatore, fino agli “Oggetti in meno”(’65 – ’67) e all’esperimento de “Le Stanze”realizzato nella torinese “Galleria Stein”. Per arrivare, molto in sintesi, agli anni ’80 – ‘90 con la serie dei volumi “scuri” (“Arte dello squallore”) e alla realizzazione della sua “Cittadellarte” e dell’“Università delle Idee” a Biella. Progetti che anticipano d’un passo (dopo il conferimento del “Leone d’Oro alla Carriera” alla Biennale di Venezia), la fase più recente del suo lavoro, quella del “Terzo Paradiso”, simboleggiato dal segno matematico dell’“infinito” e terza fase dell’umanità raggiunta nella “connessione equilibrata tra l’artificio e la natura”. Un “iter” complesso che nella rassegna al “Castello di Rivoli” viene strutturato come architettura percorribile e composta da 29 “Uffizi” o “Stanze”, fra loro comunicanti “attraverso una serie di porte – spiega Marcella Beccaria – ciascuna recante sull’architrave l’indicazione dell’attività specifica e la cui forma riprende il ‘Segno Arte’, concepito dall’artista nel 1976 e dato dall’intersezione di due triangoli, in cui inscrivere idealmente un corpo umano con braccia alzate e gambe divaricate”.
Nella futuribile visione di una nuova comunità eticamente responsabile, “la mostra – conclude Christov-Bakargiev – è anche un dispositivo per coinvolgere di più le persone, a partire dai lavoratori che a vario titolo operano all’interno e orbitano attorno al Museo rendendolo un microcosmo di una possibile ‘città ideale’. Ogni giorno, una persona, dotata di un sapere e di una prassi specifica in un’area per la quale esiste uno dei ‘29 Uffizi’, sarà il responsabile catalizzatore della giornata per il pubblico in visita”. Secondo una linea di dialogo continua fra artista e visitatore. E seguendo la volontà e il credo del giovane novantenne Pistoletto.
Gianni Milani
“Michelangelo Pistoletto. Molti di uno”
Castello di Rivoli- Museo d’Arte Contemporanea”, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (Torino); tel. 011/9565222 o www.castellodirivoli.org
Fino al 25 febbraio 2024
Orari:dal merc. al ven. 10/17; sab. dom. e festivi 11/18
Nelle foto: “La Venere degli stracci”, 1967, Ph. Paolo Pellion; “QR – Code possession – Autoritratto”, 2019, Ph. Damiano Andreotti; “La mela reintegrata”, 2007-2019, Ph. Alessandro Lacisarella
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