La sete dei Crociati, Hayez alla Gam

La grande sete tormenta sempre di più i Crociati che si avvicinano alle mura di Gerusalemme e l’unica preoccupazione che domina tra i cristiani è la mancanza d’acqua. La Prima Crociata sta per concludersi nel luglio 1099 ma rischia addirittura di fallire. La sofferenza dei crociati finisce impressa sulla tela del veneziano Francesco Hayez (1791-1882) che con straordinaria forza la raffigura nel quadro “La sete dei Crociati di fronte a Gerusalemme” esposto a Palazzo Reale mentre alla Galleria d’arte moderna e contemporanea, all’interno della mostra “Hayez, l’officina del pittore romantico”, si trova un focus sulla Sete dei crociati. Si tratta di una speciale sezione dedicata ai disegni preparatori per la sua opera più impegnativa e ambiziosa che l’artista aveva predisposto come il suo capolavoro ultimato a metà Ottocento per Re Carlo Alberto che lo commissionò ad Hayez nel 1833.
Il tema, storico-letterario, è tratto dal poema “I Lombardi alla Prima crociata” (1826) di Tommaso Grossi da cui fu tratta l’opera di Verdi. Nella tela monumentale si avvertono la fatica e le emozioni del pittore nel descrivere una scena così intensa e drammatica che si svolge di fronte alla Città Santa, sotto un cielo infuocato di sabbia e calore, a un passo dalla conquista. Persone che svengono, chi tenta di riempire l’anfora con la poca acqua rimasta, chi prega chi sta bevendo per farsi lasciare qualche goccia e c’è anche il soldato che respinge due donne che si stanno gettando su un’altra donna intenta a bere. “Il disastro cresceva ogni giorno, si implorava la pioggia o uno di quei miracoli con cui Dio aveva salvato dalla sete il suo popolo d’Israele. Il calore estivo infieriva su tutti, piante e animali morivano, il torrente di Cedron si era seccato, le cisterne del territorio erano colme di terra o avvelenate. La fontana di Siloe non bastava alla moltitudine dei cristiani. Così lo storico francese dell’Ottocento Joseph François Michaud descrive il dramma della sete per i Crociati davanti a Gerusalemme nel suo volume “Storia delle Crociate” (1812-1822). Hayez tratteggia una delle scene più struggenti della Prima Crociata.
Dietro l’opera c’è un lavoro studiato e preparato a lungo con decine di disegni, appunti visivi e fogli tracciati a matita. Spesso insoddisfatto dell’esito finale, Hayez ricrea, cancella, rielabora, modifica fino alla perfezione e pare soffra egli stesso, davanti alla sua tela, per il tormento che assaliva i Crociati. Il quadro lo tenne occupato per molto tempo e molte delle figure presenti furono ridipinte più volte. Non basta un intero esercito per conquistare la Città Santa, bisogna fare i conti con la mancanza d’acqua che indebolisce la grande armata cristiana. “In mezzo a una campagna arida e ardente, sotto un cielo di fuoco, incalza Michaud, l’esercito crociato fu presto vittima della sete che era così grave da curarsi poco della scarsità dei viveri”. C’è molta attualità nell’opera di Hayez che dipinge una pagina di storia drammatica in un luogo segnato nei secoli da tensioni perenni.
Laggiù si combatteva novecento anni fa e si combatte ancora oggi in Terra Santa, in Palestina, in luoghi sacri alle religioni monoteiste. Accanto alla Sete dei Crociati compare un altro quadro di carattere storico di Hayez che racconta un episodio della predicazione della Prima crociata di Pietro l’Eremita (1050-1115) che, attraversando città e borgate, predica la Crociata a cavallo di una bianca mula con il crocifisso in mano. Ammirato da Stendhal il quadro suscitò a Brera grande entusiasmo quando apparve dal momento che si era nel pieno del Risorgimento e “vi si poteva leggere un riferimento all’attualità politica e alla necessità di un riscatto nazionale”. Alla Gam, oltre ai dipinti a soggetto storico, si possono vedere, fino al 1 aprile 2024, un centinaio di opere di Hayez con i disegni preparatori provenienti da collezioni pubbliche e private.                       Filippo Re
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