Questa è la storia di un viaggio molto particolare… sì perché a viaggiare è un cuore nella sua condizione fisiologica, ovvero perfuso e battente fuori dal corpo umano. Tutto inizia con la segnalazione di un potenziale donatore da Caen, in Normandia. Il suo cuore, per la rarità del gruppo sanguigno, non trova una allocazione in Francia e quindi i colleghi d’Oltralpe, per non perdere il prezioso dono, lanciano un appello europeo. Il Centro Trapianti di cuore dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretto dal professor Mauro Rinaldi), allertato dal Centro Nazionale Trapianti (diretto dal dottor Massimo Cardillo) e dal Centro Regionale Trapianti del Piemonte (diretto dal professor Antonio Amoroso) , accetta l’organo che si trova però ad oltre 1000 km di distanza. Anche organizzando un volo speciale, la durata del trasporto sarebbe incompatibile con il trapianto e allora i medici dell’ospedale Molinette decidono che l’unico modo per far arrivare in sicurezza l’organo è di trasportarlo nella sua condizione “fisiologica”, ovvero mantenendo il flusso nelle coronarie lasciandolo battere liberamente al di fuori del corpo umano. Da poco, infatti, la Città della Salute di Torino, grazie al contributo della Fondazione La Stampa – Specchio dei Tempi (presieduta da Lodovico Passerin d’Entreves), si è dotata di una nuova tecnologia che permette di mantenere l’organo perfuso e battente, senza più trasportarlo fermo e freddo come avviene normalmente, permettendo quindi di evitare una ischemia cardiaca prolungata e di allungare notevolmente i tempi di trasporto. Questa è la prima volta che il Centro Trapianto di cuore di Torino utilizza questa tecnologia ed il banco di prova è assai severo. Nel caso specifico i tempi di viaggio previsti sono infatti molto lunghi perché il volo charter che porterà l’équipe prelievo potrà atterrare solo all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi e lì un van proseguirà il viaggio su strada fino a Caen per circa tre ore con una durata complessiva del viaggio di oltre sei ore. Partiti a mezzanotte, i medici arrivano a Caen verso le sei del mattino ed alle sette possono procedere con il prelievo dell’organo che viene subito attaccato al prezioso macchinario, che lo farà funzionare proprio come se fosse nel torace. A quel punto inizia il viaggio particolare del cuore che batte normalmente (come ha sempre fatto), ma non nel torace di un essere umano, ma “in una macchina”. Il cuore, proprio come fosse un normale passeggero che deve recarsi all’aeroporto, viene fatto quindi accomodare sullo stesso van che aveva condotto l’équipe all’andata. L’organo, perfettamente a suo agio nella macchina di perfusione, continua la sua normale attività, ma dopo poco più di un’oretta di viaggio necessita di una piccola sosta all’autogrill per fare un piccolo check. Tutto procede bene ed il viaggio può ripartire. Arrivato all’aeroporto il cuore “battente” ex-vivo viene alloggiato sul jet privato che attende in pista e, dopo circa un’ora e mezza di volo, finalmente atterra a Torino, dove in pista lo attende un secondo van su cui concluderà il suo lungo viaggio con destinazione finale la sala operatoria della Cardiochirurgia dell’ospedale Molinette di Torino. Lì ad attenderlo, un paziente di 65 anni, affetto da una grave cardiopatia terminale, in attesa di un trapianto di cuore. Il cuore a quel punto viene staccato dalla macchina per essere riposizionato nel suo ambiente naturale: il torace di un essere umano. Il trapianto viene eseguito senza difficoltà tecniche dal professor Massimo Boffini, sotto la guida del professor Rinaldi e coadiuvato dal dottor Marco Ellena. Il paziente trapiantato, a distanza di qualche giorno dal trapianto, sta bene, è sveglio, respira da solo e soprattutto ha un cuore nuovo che batte con forza e vigore nel nuovo corpo.
Dietro a questo trasporto veramente speciale una équipe di professionisti dell’ospedale Molinette: i cardiochirurghi dottoressa Erika Simonato e dottor Matteo Marro, sotto la supervisione dei professori Mauro Rinaldi e Massimo Boffini, il rianimatore dottor Andrea Costamagna, sotto la guida del professor Luca Brazzi e della dottoressa Anna Trompeo, il responsabile del Servizio di Perfusione Cardiovascolare dottor Gennaro Izzo, che hanno eseguito e gestito la fase del prelievo e trasporto dell’organo ex-vivo, monitorandone attentamente e costantemente la funzione di pompa.
“Ringraziamo la Fondazione Specchio dei Tempi per la donazione di questo innovativo macchinario che ci proietta nel futuro della trapiantologia. È stato un intervento figlio dell’esperienza e della professionalità dei nostri professionisti, che mai come in questa occasione hanno avuto il coraggio provare e di riuscire ad abbattere frontiere che finora non avevano permesso di effettuare trapianti di cuore oltre un determinato numero di ore. Cosa mai neanche immaginata fino ad ora” dichiara il dottor Giovanni La Valle (Direttore generale Città della Salute di Torino).
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