Richiedenti asilo e Università: una situazione di incertezza

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Caro direttore, mi chiamo Daria Kryukova, rappresento l’Unione dei Dissidenti Russi in Italia e sono anche una richiedente asilo politico.
Di recente i giornali italiani hanno raccontato la mia storia con l’università di Bologna: che i richiedenti asilo non possono essere immatricolati alle università, perché questo diritto ci è negato per il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 art. 39, che impedisce ai richiedenti asilo di essere immatricolati presso l’Università italiane e conseguire una laurea. E che io anche se sono stata ammessa, seguo lezione fin da ottobre, non posso essere immatricolata e registrare i miei voti.
Di conseguenza, siamo costretti ad aspettare anni per una risposta a una richiesta di asilo, non potendo ottenere un’istruzione universitaria e una laurea, il che ovviamente interferisce con l’integrazione in un nuovo paese e il nostro sincero desiderio di fare tanto bene quanto possibile per il paese che ci ha ospitato, essere indipendenti e autosufficienti e contribuire alla societa’.

Voglio raccontare le storie di altri due studenti richiedenti asilo nella stessa situazione: uno di noi vorrebbe studiare proprio all’università di Torino. 
E le posizioni di tutte le università possono essere molto diverse anche all’interno della stessa legislazione. Penso che questo farà più luce sull’argomento da diverse angolazioni, mostrando le diverse posizioni di diverse università che sono abbastanza autonome da offrire agli studenti programmi diversi (come l’Università di Trento, per esempio).

Elisei e la sua storia con l’Università di Torino

Ho 20 anni e sono originario di Ekaterinburg. Ho studiato per un anno all’università di Mosca. Sono arrivato in Italia il 30 settembre 2022 e ho deciso di chiedere asilo non solo per motivi politici (sono stato arrestato durante proteste), ma anche per minacce alla mia vita.

Fin dal primo giorno di guerra, ho espresso la mia posizione contro il conflitto sui social network, su VKontakte (l’equivalente russo di Facebook) e sulle Storie di Instagram. Ho parlato della follia di tutto ciò che stava accadendo all’università. Nel marzo 2022, sono stato arrestato durante una protesta contro la guerra: mi hanno confiscato il passaporto, il telefono e qualsiasi mezzo di comunicazione con il mondo esterno, e non mi è stato concesso di consultare un avvocato durante l’interrogatorio. Mi hanno preso le impronte digitali, fotografato e minacciato con 15 giorni di detenzione in caso di dissenso.

Dopo l’arresto, ho affrontato un processo e sono stato dichiarato colpevole in base all’accusa di partecipazione a manifestazioni non autorizzate. Successivamente, è stato inviato all’università un elenco di persone coinvolte nelle proteste. Ciò non è stato solo un avvertimento, ma anche un segnale: le cose peggioreranno se continuerai. In seguito, gli agenti di polizia sono venuti nel mio dormitorio per una “conversazione” e mi hanno chiesto di firmare un documento in cui mi impegnavo a non partecipare a proteste o comizi politici, al fine di “chiudermi la bocca” (questo tipo di documento non dovrebbe essere firmato, altrimenti costituirebbe un altro atto illegale). Mi hanno emesso un avviso che mi proibiva di frequentare luoghi pubblici (metropolitana, centri commerciali, parchi, ecc.) a Mosca durante i giorni festivi e i fine settimana. Queste restrizioni sono legate a minacce ricevute da persone vicine alle autorità, che avevano avuto accesso ai miei effetti personali e alla mia corrispondenza con un partner.

Dopo essere arrivato in Italia e aver presentato la domanda di asilo, ho deciso di continuare i miei studi. Ho scelto l’Università di Torino perché vivo in Piemonte. Ho fatto domanda per il programma chiamato Global Law and Transnational Legal Studies, che viene insegnato in inglese. Mi è sempre piaciuta la giurisprudenza, anche durante gli anni scolastici in Russia, dove ho studiato lingue straniere. L’esigenza di conoscenze legali e l’approccio umanitario del diritto come disciplina e professione mi hanno spinto a scegliere questa direzione. Prima di fare domanda per il programma, ho completato un corso di diritto internazionale umanitario presso l’Università di Leida e ho potuto constatare come la Russia agisca al di fuori dei confini legali, il che è sempre più preoccupante.

Ho scritto una lettera all’università e ho ricevuto conferma della possibilità di candidarmi al corso di mio interesse, ma mi è stato comunicato che l’iscrizione è possibile solo con un permesso di soggiorno per asilo già ottenuto, e la ricevuta non è un documento valido. Il rappresentante dell’ufficio per gli studenti internazionali di Torino mi ha fornito informazioni solo sulle modalità di candidatura, ma non ha fornito ulteriori spiegazioni. Quando ho chiesto informazioni sulle borse di studio e sull’assistenza agli studenti rifugiati, mi è stato semplicemente detto di consultare il link sul sito web. Ho anche chiesto se fosse possibile diventare uno studente “auditor” del programma, ma non ho ricevuto una risposta precisa e mi è stato consigliato di parlare con il responsabile del programma. Desidero menzionare l’Open House Day, dove ho ottenuto alcune informazioni in più da uno studente del programma di master riguardo all’iscrizione, al processo di studio e alle borse di studio. Inoltre, c’è un ufficio dell’università chiamato Infopoint che ha cercato di aiutarmi, ma non è riuscito a mettersi in contatto con l’ufficio internazionale noto per i suoi problemi.

Tutto ciò rende la situazione ancora più frustrante e aumenta l’incertezza, che già di per sé è molto presente.

L’impossibilità di essere ammesso all’università come richiedente asilo è devastante dal punto di vista emotivo. Come giovane, ti priva di una vita sociale, di opportunità di integrazione e di possibilità di partecipare pienamente alla vita della società a causa di uno stato scritto su un pezzo di carta, che si presume essere inappropriato.

Ho inviato i documenti in tempo, entro la scadenza del 25 giugno. Tuttavia, se non ottennero la decisione finale della commissione prima dell’inizio dell’anno accademico, anche se la risposta sarà positiva e indicherà che sono stato accettato nel programma, non potro’ comunque essere iscritto.

Per me è importante essere iscritto perché desidero proseguire la mia carriera universitaria e avere il diritto di studiare, acquisire conoscenze rilevanti nel campo del diritto internazionale, in particolare del diritto umanitario, in cui la Russia, come Stato, mostra una completa ignoranza durante il conflitto di aggressione. Inoltre, l’opportunità di avere almeno un punto di riferimento solido sulla quale fare affidamento è fondamentale per me come rifugiato, poiché rappresenta la perdita di tutto il passato, sia positivo che negativo: amici, famiglia, abitudini. L’accesso all’università potrebbe contribuire all’integrazione, migliorare il mio stato mentale (facendo parte di qualcosa di stabile) e offrire nuovi obiettivi da perseguire per creare, lavorare e migliorare il mondo intorno a me.

Considerando che la nostra vita in questo momento è piena di incertezza, qualsiasi azione che aiuti a ridurla è molto preziosa per noi. Anche secondo la normativa vigente.

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