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Torino, San Pietro in Vincoli: il cimitero della Dama Fantasma

Capita ogni giorno di passare di fianco a monumenti ed edifici, senza conoscerne a fondo la storia. Spesso però sono proprio quei mattoni a raccontare in maniera autentica il passato della città. Basta infatti fermarsi un attimo in più per scoprire il peso dei secoli, i cambiamenti sociali, ma soprattutto anche le storie che vi si celano dietro. A Torino San Pietro in Vincoli è un nome che a tratti evoca ancora mistero e paura, soprattutto nei cittadini più anziani e in coloro che amano l’esoterismo. Oggi è sede del Teatro Fertili Terreni, in passato è stato un cimitero e anche lo scenario di pratiche occulte e sataniche.

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Torino, San Pietro in Vincoli: la storia

Le prime testimonianze riguardo a questo sito si possono trovare a fine Settecento: pare infatti che nel 1777 divenne – insieme a quello di San Lazzaro- il primo luogo di sepoltura pubblico della città. Si trattava di un’assoluta novità: infatti fin dal Medioevo i cittadini comuni erano disposti nelle vicinanze delle parrocchie o in fosse comuni, mentre i nobili potevano ambire ad una tomba dentro la chiesa, anche vicino all’altare. L’enorme numero di morti però aveva reso impossibile continuare in questo modo: così divenne illegale tumulare le salme all’interno dei luoghi di culto. A proclamare questo editto fu re Vittorio Amedeo II che per il bene della popolazione dispose la costruzione di un cimitero fuori dalle mura cittadine.

San Pietro in Vincoli diventò subito nell’immaginario collettivo “San Pè dij còj“, San Pietro dei cavoli, a causa della storpiatura dialettale della parola “Vincoj”. La struttura mantenne questo uso fino al 1882, ma fin dall’inizio ebbe difficoltà ad ospitare i corpi, date le sue dimensioni esigue. Per questo venne utilizzato solo per sotterrare le persone condannate a spirare sulla forca: da qui deriva il suo soprannome di “cimitero degli impiccati”. Questo dettaglio contribuì nel corso del tempo ad attrarre sempre più visitatori convinti di percepire un’energia negativa. Di conseguenza nel corso degli anni il luogo divenne un epicentro di vandalismi, messe nere e altri raduni a scopo rituale. Per questo l’area venne totalmente ristrutturata e destinata ad altri usi.

Un amore oltre la morte: il fantasma della principessa russa

La fama sinistra di questa zona però non si ferma qui. Si dice infatti che la struttura sia tuttora infestata da delle strane presenze. Fra queste pare comparire il fantasma della russa Barbara Beloselkij, detta “Varvara“. La donna, moglie dell’ambasciatore Aleksandr Michajlovič Beloselskij, morì improvvisamente ad appena 28 anni. Il marito, devastato dal dolore, commissionò un accorato epitaffio e fece disporre la costruzione di una statua a sua immagine e somiglianza. Lo scultore Innocenzo Spinazzi la rappresentò con il volto coperto da un velo. Quest’opera d’arte, attualmente conservata alla Galleria d’Arte Moderna, suscitò le fantasie di molti visitatori.

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Furono infatti molti ad affermare di avere visto una figura velata girovagare fra le lapidi e di averne sentito le urla inconsolabili e i sospiri. Gli avvistamenti sono avvenuti non solo nell’area del cimitero, ma anche lungo le sponde del fiume Po. Secondo le leggende infatti lo spettro vagabonda ancora oggi senza meta, alla disperata ricerca del marito. Capita però che scambi uno sventurato passante per il suo amato e le chieda di seguirla, portandolo per sempre via con sé.

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Francesca Pozzo

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