Carlo Antonio Gozani vescovo di Acqui

Armano Luigi Gozzano presenta l’immagine, la personalità e il carattere del Gozani più importante del ‘600,con cenni storici e vicende della sua missione nel territorio diocesano analizzata da “I vescovi della chiesa di Acqui”(Impr.Grafiche 1997 Acqui) e dai segni rimasti immutati nel tempo.

Carlo Antonio Gozani (1641-1721) marchese di Olmo Gentile (At) e Perletto (Cn) della stessa diocesi, principe S.R.I. terzogenito dei  17 figli della seconda moglie Antonia Ghione, linea di Treville generata dal padre  conte Giovanni il giovane da Luzzogno, famoso per la incredibile azione speculativa durante la guerra di successione del ducato di Mantova e del Monferrato.Era ricchissimo come il secondogenito Giacomo Bartolomeo marchese di Treville e Perletto, signore di Cereseto e Serralunga di Crea,vice presidente del Senato monferrino.Di intelligenza non comune,fu avviato agli studi accademici a Pavia e Milano e quindi a Roma dove si laureò in leggi e teologia.Ordinato sacerdote nel 1664 fu promosso nel 1665 ad arcidiacono della cattedrale di Casale e onorato del titolo di protonotario apostolico. Nel 1671 acquistò mezzo feudo di Pontestura dal marchese Paolo Scarampi di  Camino e infeudato con titolo signorile dal  duca Ferdinando Gonzaga. Era proprietario della tuttora esistente masseria Tomarengo di Moncalvo.Nel 1675 fu consacrato vescovo di Acqui nella chiesa di S.Andrea a Casale,e lo stesso giorno consacrò la nuova  chiesa della Madonna delle Mura o Madonnina lacrimante dei miracoli.Nel 1676, giorno del funerale del padre, nel palazzo di  famiglia ora sede municipale di Casale, acquistato nel 1569 da Giovanni Bellone  economo di Isabella Gonzaga marchesa di Pescara, radunò 3127 poveri per distribuire loro viveri e denaro.
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Trasmise il suo stile e il  suo animo ai curati esortando, minacciando, ammonendo e pregando.Al suo arrivo in diocesi regnava la pace come nel resto dell’alta Italia.Ma la vita facile del momento portò a ostilità politiche e militari e contrasti nel clero contro lo stesso vescovo da parte  di famiglie nobili e potenti, perché “vescovo  marchese forestiero troppo austero”.Nel 1680 richiamò i padri barnabiti che erano stati allontanati nel 1654 dalla città sopprimendo i conventini, rimettendo i canonici nelle scuole e alla direzione amministrativa.Nel 1690 denunciava il grave degrado della città senza leggi e senza fede. Nel 1693 le famiglie potenti appesero ai muri
della città e della cattedrale un manifesto raffigurante una testa d’asino mitrata con la  scritta “inizio e fine del vescovo Gozani”, procurandogli dure e umilianti sofferenze.La  curia romana li definì “bricconi di primo rango”. Durante il terribile assedio del 1696,le truppe tedesche minacciavano la distruzione della città se non venivano pagate loro le  somme richieste.La comunità si rivolse al vescovo che riuscì a raccogliere il denaro condizionando come caparra l’argenteria della cattedrale.
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I suoi rapporti con l’imperatore Leopoldo I° erano di stima e fiducia e l’imperatore gli confermò a Vienna nel 1699 il privilegio di  usare il sigillo come principe,conferire lauree,coniare monete d’oro con la propria effige e il titolo di S.R.I. secondo la tradizione dei privilegi concessi alla chiesa di Acqui fin dal 890.Per i solenni pontificali veniva esibita la spada portata da due chierici e un verde cappello cardinalizio, quali insegne del principe.Tra il 1696 e il 1704 i parroci di Mombaruzzo e S.Marzano appoggiati dai Savoia denunciarono il vescovo che li aveva rimproverati,accuse poi risultate meschine calunnie.Le avversioni nei suoi confronti continuarono nel 1708 col passaggio del Monferrato ai Savoia,e i rapporti con il vescovo autoritario e partigiano del duca di Mantova erano peggiorati per i tentativi di interferenza in  campo ecclesiastico anche nella Repubblica di Genova.I Savoia eliminarono i diritti  giuridici dei diplomi imperiali che restarono solo come titolo onorifico.Il clima di contrasto portò la popolazione a disertare gli incontri durante le visite pastorali,e per anni  fu anche sospesa la somministrazione della cresima.Stanco ed avvilito presentò lettera di dimissioni,rifiutata da Roma per i suoi meriti e in difesa delle leggi.
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In questa delicata situazione il Gozani si ritirò nel castello di famiglia di Olmo Gentile, edificandone la zona residenziale. Importanti i suoi Sinodi per una efficace riforma della diocesi. Il primo celebrato nel 1679,il secondo nel 1699 fu molto contrastato.Altro tentativo per il terzo nel 1706,mentre il quarto ebbe esito negativo. A testimoniare la sua devozione alla Madonna, costruì a sue spese la basilica di San Pietro sulla decadente antica cattedrale, donando la bellissima statua lignea settecentesca della Addolorata. Ristrutturò a proprie spese la nuova cattedrale inserendo le due entrate laterali e  la nuova porta centrale con lo stemma di famiglia applicato a pastiglia,il nuovo altare e i nuovi pavimenti.
Ammirevole fu il chiedere perdono a tutti gli  offesi e il volere la scritta “Deo Gratias” sulla  sua lapide funeraria.Il vuoto di potere e la ribellione del clero nei suoi confronti portò all’abbandono dei chierici che a stento ritornarono riconoscendo la valenza del fondo lasciato loro nel suo testamento.Un  ritratto eseguito da P.F.Guala si trova nella  sacrestia del duomo di Casale databile 1750,
30 anni dopo la morte del vescovo,e si presume che l’artista si sia ispirato alla vera immagine che si trova nel salone dei vescovi di Acqui.Svolgere la sua attività pastorale per 46 anni,il periodo più lungo della diocesi di Acqui,é stata la sua più grande impresa.
Giuliana Romano Bussola
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