Il 27 e 28 ottobre si è tenuto a Bologna, nell’Auditorium Enzo Biagi in sala Borsa, l’High Level Meeting, l’evento giunto nelle fasi finali del progetto SUPER, SUPporting Everyday fight against Racism.
Il progetto, partito nel marzo 2021, ha consentito un intenso dialogo con la società civile, gli attori di settore e le forze dell’ordine per arginare il fenomeno delle discriminazioni, dei crimini e dei discorsi d’odio, la cui emersione è fortemente ostacolata da fattori di ordine socioeconomico e politico, consentendo anche la messa a punto di nuove e migliori misure di prevenzione e protezione.
All’incontro hanno partecipato rappresentanti dei ministeri italiani, della Commissione Europea, di reti internazionali e nazionali e organizzazioni non governative. A loro è stato presentato l’impegno profuso nell’ultimo anno e mezzo dalle città di Bologna, Torino e Reggio Emilia per promuovere comunità socialmente sostenibili, accoglienti e rispettose delle diversità e costruire e implementare Piani d’azione locali di contrasto al razzismo e ai crimini d’odio da esso innescati.
L’evento è stato occasione di incontro per lo scambio di conoscenze e metodologie di lavoro e per presentare le azioni realizzate dalle tre città, che porterà a inizio 2023 all’adozione di tre Piani di azione locale. A partire da queste tre esperienze, verrà redatta una Proposta di Piano nazionale contro il razzismo per gli Enti locali italiani che ponga le basi per una società più inclusiva, più sicura e più ricca culturalmente, in linea con gli obiettivi del Piano per l’uguaglianza della Commissione Europea. Il progetto infatti risponde anche all’invito che la stessa Commissione ha rivolto agli Stati membri nell’adottare, entro la fine del 2022, Piani d’azione nazionali contro il razzismo coinvolgendo i rappresentanti della società civile e gli organismi per la parità nella loro elaborazione, attuazione e valutazione. L’azione antirazzista in Italia è prioritaria per una cultura dei diritti umani, la strada da fare per incontrare i bisogni delle persone razzializzate è però ancora lunga.
Mattia Peradotto, direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, ha ricordato come “Rimuovere il vulnus che porta alle discriminazioni significa creare cultura nelle comunità quindi rimuovere quelle condizioni che le generano. La caratteristica specifica della richiesta della Commissione Europea di adottare Piani nazionali è dare risalto al tema di costruzione di azioni multistakeholder e multilivello con attenzione alle reti: un efficace contrasto deve coinvolgere le reti locali. Unar è il punto di contatto con la UE ed ente incaricato di fare da coordinamento: stimoleremo le reti regionali e comunali per un impegno fattivo. Torino, Bologna e Reggio Emilia potranno essere volani anche per il piano nazionale con il loro esempio”. Sull’impegno di Unar, Peradotto ha poi ricordato che “l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali è impegnato nell’antirazzismo su vari fronti, dal controllo delle discriminazioni istituzionali nei bandi pubblici alla formazione dei funzionari pubblici, dalla gestione e lettura dei dati alla costruzione coerente dei fondi e alla costruzione di una narrativa positiva sul tema, per cui faremo un protocollo di intesa con il Consiglio Nazionale Giornalisti e con l’associazione Carta di Roma”.
Piena collaborazione istituzionale agli Enti locali è stata confermata anche da Francesca Romana Capaldo, direttrice della Segreteria dell’Oscad, Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, organismo del Dipartimento della Pubblica sicurezza al Ministero dell’Interno, che opera quando le discriminazioni sfociano in reati: “Per Oscad la sensibilizzazione e la formazione del personale di Polizia è tassello fondamentale per una cultura del rispetto dei diritti umani. È di fondamentale importanza anche il lavoro di squadra, il creare e rafforzare le reti; le istituzioni locali sono essenziali perché conoscono i territori, hanno una conoscenza approfondita dei problemi. Il loro rapporto col territorio ha una grande rilevanza per Oscad, non possiamo prescindere da sinergie territoriali per raggiungere i nostri obiettivi istituzionali. Il progetto Super è per noi occasione di crescita, soprattutto degli Oscad Territoriali, le nostre antenne decentralizzate negli uffici di Polizia e dell’Arma dei Carabinieri“.
Numerose proposte sono giunte dall’assessore al Welfare, Diritti e pari opportunità del Comune di Torino, Jacopo Rosatelli: “È importante assicurarsi che i progetti locali, finanziati dal Pnrr, includano il tema trasversale della non discriminazione razziale, oltre al genere, già presente. È necessario un coordinamento all’interno dei Comuni, anche attraverso strutture permanenti, stabili rispetto al cambio della politica. Queste strutture devono essere incardinate nei regolamenti in modo da non poter essere rimosse o dimenticate, e in modo da poter richiamare al dovere una Giunta che intenda ostacolarne l’azione”. L’assessore vede inoltre un campo specifico di azione nella sanità: “Nella lotta al razzismo in ambito sanitario, le Città possono avere un ruolo, nonostante la sanità sia di competenza regionale. I sindaci sono in ogni caso interlocutori delle Regioni, possono dare impulsi alle politiche regionali; l’antirazzismo non può essere appannaggio solo degli Assessori alle Pari Opportunità, serve un’azione integrata”.
L’impegno profuso è tanto ma i bisogni ancora molti. Nicola Tria, assessore a Legalità e coesione sociale del Comune di Reggio Emilia, ricorda come “Uno dei problemi principali del razzismo in Italia sia il sommerso, il difficilmente misurabile, percepito da tutti ma difficilmente tracciabile. Dobbiamo stanare fenomeni che sappiamo esserci ma non vengono raccontati o non vengono fuori”.
I tanti problemi su cui occorre lavorare sono condivisi anche da membri della società civile; Kim Smouter Umans, direttore di Enar (Rete Europea Contro il Razzismo) segnala che “La nostra lotta contro il razzismo rischia di essere persa: i partiti di estrema destra vincono le elezioni quasi ovunque in Europa. I nostri progetti di lotta contro il razzismo hanno una portata troppo piccola e si sviluppano troppo lentamente. Dobbiamo fare di più, intensificare la lotta per le persone che soffrono. Le persone nate nell’UE, presenti da generazioni, vengono ancora chiamate “migranti” invece di essere considerate “europee” a tutti gli effetti. Il razzismo ha luogo prima di tutto nelle città, quindi può essere combattuto meglio a questo livello. Dobbiamo fare in modo che tutte le persone sappiano che esiste un Piano d’azione locale e nazionale lanciato e destinato a loro”.
Un argomento a cui è stata data particolare rilevanza durante la due giorni è quello dell’intersezionalità. La vicesindaca del Comune di Bologna, Emily Marion Clancy, ha presentato uno sviluppo interno al Comune che condurrà alla creazione di una squadra di Diversity manager come azione propositiva contro le discriminazioni: “L’Amministrazione comunale di Bologna introduce da questo mandato il Diversity team, una squadra di cinque Diversity manager selezionati tramite avviso pubblico, per agire in ottica intersezionale sulle diversità legate all’origine, alla disabilità, all’orientamento sessuale e all’identità di genere, al genere e all’età. I/le Diversity manager affiancheranno l’ufficio Diritti e Città Plurale nel progetto di ampliamento dello Spad, lo Sportello antidiscriminazione, e accompagneranno l’Amministrazione comunale a sviluppare la buona gestione di tutte le dimensioni della diversità, da un lato migliorando l’accessibilità dei servizi, dall’altro adottando provvedimenti che aumentino la presenza di minoranze sottorappresentate nel personale pubblico”.
Il progetto SUPER consolida il pluriennale impegno antirazzista delle tre città coinvolte e dà continuità ai programmi di prevenzione e contrasto alle discriminazioni e di promozione di una cultura del rispetto delle differenze che da sempre le contraddistingue. Bologna, che ha ospitato l’evento, è sempre stata membro attivo del Comitato direttivo e dal 2015 è presidente della Coalizione delle Città Europee Contro il Razzismo, a cui le città europee possono accedere su base volontaria per condurre progetti specifici per prevenire e contrastare razzismo e discriminazioni. Tra le altre iniziative, la recente istituzione dello Sportello Antidiscriminazioni presso il Centro Interculturale Zonarelli, co-progettato e co-gestito con 32 associazioni
La Città di Torino ha approvato nel 2019 il Piano d’azione locale contro i crimini d’odio razzisti e dal 2020 si è dotata di un Ufficio Diritti che partecipa al Patto di Collaborazione per Torino antirazzista, composto da oltre 60 associazioni e ETS. Torino è parte della Rete Italiana Città del Dialogo (programma ICC) e della Coalizione delle Città Europee Contro il Razzismo.
Il Comune di Reggio Emilia è dal 2021 tra le dieci città selezionate per far parte del gruppo di lavoro sull’integrazione interculturale del Consiglio d’Europa per il contrasto delle discriminazioni e la promozione delle diversità; questo riconoscimento si affianca alle diverse progettualità – attivate negli anni anche con il supporto della Fondazione MondInsieme – come lo sportello Antidiscriminazione e le azioni politiche come le firme di specifici protocolli e il coordinamento di tavoli interistituzionali per contrastare ogni tipo di discriminazione.
Le tre Città sono ora pronte a rappresentare un modello in Italia e in Europa per altri Comuni desiderosi di agire contro le discriminazioni in tutte le loro forme.
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