I vantaggi della pet therapy

Fu lo psichiatra infantile americano Boris M. Levinson a coniare a metà degli anni ‘60 il termine Pet Therapy, dall’unione dei termini Pet (animale domestico) e Therapy. Lo psicologo Carl Rogers nel 1970 propose una cornice concettuale in cui inserire la Pet Therapy indicando in un corpo, una mente, le emozioni e l’ambiente circostante, un campo energetico in continuo cambiamento per cui, quando un animale viene introdotto nel campo energetico del paziente, l’esperienza è in grado di cambiare la vita di quella persona. Da allora sono stati condotti numerosi studi al riguardo che, insieme ai risultati sul campo, hanno portato al riconoscimento formale della Pet Therapy.

In Italia è stata riconosciuta dal Ministero della Salute (allora Sanità) con DM del 2003 ma limitatamente ad anziani e bambini e solo più recentemente è stata utilizzata anche come supporto per migliorare la qualità della vita in varie forme di disabilità.

Sono così sorte alcune equipe multidisciplinari composte da veterinari, etologi, medici, psicologi, educatori cinofili, ecc, per la scelta del giusto abbinamento animale-paziente e la corretta applicazione della terapia.

Da tempo sono noti, anche se ancora in fase di studio, alcuni effetti della presenza degli animali accanto ai soggetti umani sui disturbi comportamentali quali deficit di attenzione, difficoltà di apprendimento o aggressività, sui valori della pressione arteriosa, sul sonno ecc.

La sola presenza dell’animale come pure il contatto con il pelo di gatti e cani (ma non solo) è in grado di abbassare i valori della pressione arteriosa e di ridurre la frequenza cardiaca. Studi recenti hanno messo in rilievo come il contatto fisico con l’animale induca una riduzione dei livelli degli ormoni secreti in risposta allo stress (cortisolo) e, al contempo, un aumento nella produzione di ormoni e neurotrasmettitori in grado di determinare emozioni positive (endorfine e dopamina).

Il risultato immediato è un miglioramento dello stato di salute percepito dal singolo, ma come effetto correlato si assiste ad un miglioramento nelle relazioni interpersonali attraverso la stimolazione dell’ossitocina.

Recentemente si è cominciato ad utilizzare gli animali domestici e di compagnia nei luoghi di cura, particolarmente nelle case di cura e nelle residenze per anziani, non soltanto per gli effetti già citati ma perché gli anziani si sentono responsabilizzati nella cura dell’animale e hanno un sostituto dei propri cari assenti nella comunicazione.

Nel caso di soggetti autistici, la sola presenza di cani durante le sedute ha portato ad un miglioramento del livello di attenzione e della frequenza delle interazioni sociali, verbali e non, con una evidente riduzione delle stereotipie comportamentali, cioè di quei movimenti effettuati senza apparente scopo, tipici di questo disturbo.

Sono evidenti i risultati ottenuti con la onoterapia (asini) e la ippoterapia (cavalli) sui soggetti affetti da ritardo mentale.L’ippoterapia, in modo particolare, si è rivelata utile nella riabilitazione post trauma cerebrale e in generale nelle patologie neurologiche che comportano disturbi motori. Anche i delfini, grazie alle loro abilità comunicative e alla loro sensibilità nel comprendere il comportamento non verbale umano, sono impiegati utilmente nelle terapie, laddove si disponga di un acquario idoneo.

Uno dei vantaggi più immediati della Pet Therapy è rappresentato dal canale comunicativo: laddove può essere difficoltoso comunicare verbalmente, l’interazione con gli animali favorisce l’espressione immediata delle emozioni, grazie all’attivazione del cosiddetto “cervello rettiliano” sia da parte del paziente che dell’animale. La presenza dell’animale sembra liberare la persona dalle riserve che in genere funzionano da freni inibitoriostacolando la relazione terapeutica e limitando o posticipando il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Questo perché si parte dal presupposto che nella relazione uomo-animale ci sia una totale assenza di pregiudizi e quindi la possibilità di instaurare legami autentici che predispongono l’individuo all’apprendimento di abilità relazionali generalizzabili anche al contesto sociale umano.

Ci sono però delle controindicazioni: non è possibile ricorrere alla Pet Therapy con pazienti zoofobici (almeno non prima di aver estinto le eventuali fobie), pazienti ipocondriaci o con psicosi gravi che possono esitare in maltrattamenti rivolti all’animale stesso.

In ogni caso, ogni qualvolta sia possibile, crescere con un animale, com’è emerso da numerose evidenze scientifiche, influisce positivamente sullo sviluppo della personalità aumentando l’autostima, la fiducia in se stessi e migliorando l’empatia, cioè la capacità di comprendere lo stato d’animo altrui ed il senso di responsabilità, specie quando i piccoli vengano incaricati della cura dell’animale.

Non ultimo, crescere in presenza di un animale domestico (cani, gatti, roditori, uccelli) permette di non sviluppare allergie (pelo, forfora e altro) da adulti.

 

Sergio Motta

Cristiana Francesia

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

Storie di Stile Una visita guidata alla scoperta del design dei Regi Ebanisti e degli arredi del Re

Articolo Successivo

Comprare casa in albergo, porzioni di hotel diventano appartamenti grazie alla Regione

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta