Arriva l’estate: chiude via Traves, il centro di Emergenza Freddo per i senza tetto. La Città ha bisogno di una struttura permanente

Bisogna far fronte alle difficoltà dei senza fissa dimora. Il problema è destinato ad aggravarsi. La politica torinese sarà all’altezza?

Negli ultimi mesi i giornali e le televisioni hanno dedicato ampio spazio ad un problema sociale sempre più attuale, non solo a Torino, quello dei senza fissa dimora. Una questione che in questa fase storica si lega alle nuove povertà, altro dramma di ampie proporzioni. Abbiamo letto di “clochard”, come si diceva una volta, morti all’addiaccio. Al tempo stesso le cronache fanno spesso riferimento al “decoro urbano”: vi ricordate le lamentele dei lettori per i senzatetto accampati in piazza San Carlo? Un aspetto comunque da non sottovalutare, per una città turistica e dalle tradizioni solidali come Torino, non certo solo per  il “fastidio” dei turisti ma soprattutto per la dignità calpestata dei senza dimora. A Torino un tetto per l’inverno ai bisognosi, c’è. Si trova in via Traves, fa parte di “Emergenza Freddo”, progetto istituzionale che cerca di dare un riparo a chi non ce l’ha, nei mesi più freddi dell’anno. “La struttura solitamente viene chiusa verso fine aprile. Quest’anno chiuderà probabilmente il 22 giugno”, ci spiega Marco Pichetto responsabile dei siti emergenziali della Croce Rossa di Torino. Il centro ospita oltre cento persone in container che, visto il caldo di questi giorni, non sono certamente abitabili. “Via Traves è dedicato all’accoglienza a bassa soglia (persone in difficoltà e senza documenti) del Comune di Torino. Quest’anno si è prorogato anche perché si è visto un aumento degli ospiti. Dello stesso progetto faceva parte anche il dormitorio davanti al Duomo, aperto tra febbraio e marzo”, aggiunge Pichetto. E una volta usciti, i senza fissa dimora dove vanno? “Due uffici hanno già in corso i colloqui con gli ospiti, per capire le loro esigenze. Saranno affidati a strutture attrezzate”, dice l’esponente della Croce Rossa.
Ma non sarebbe opportuno rendere permanente questa realtà? “Esiste un progetto in proposito, prevede la realizzazione di casette, senza container,  per garantire una migliore vivibilità. Confidiamo che venga presto realizzato”, conclude Pichetto. Facciamo nostro questo auspicio e speriamo che, una volta tanto, la solita burocrazia immobile non si metta di mezzo. Chissà se anche la politica torinese sarà all’altezza.  Una città degna di essere definita civile deve avere mezzi e sensibilità per provvedere alle emergenze. E questa è un’emergenza purtroppo destinata ad aggravarsi.
CB
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