Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Damon Galgut “La promessa” -edizioni e/o- euro 18,00
Questo romanzo non è solo magnifico, di più. Non per niente lo scrittore africano 58enne ha vinto il Booker Price 2021. Galgut, nato in una famiglia di avvocati, oggi vive a Città del Capo, ed è il terzo autore sudafricano a vincere il prestigioso premio (dopo Nadine Gordimer e JM Coetze).
Al centro c’è il lungo e continuo dramma familiare degli Swart, sullo sfondo del Sudafrica, vicino a Pretoria, a partire dagli anni Ottanta ancora dilaniati dall’apartheid. Una narrazione magistrale il cui perno sono la fattoria di famiglia, una promessa mai mantenuta che pesa come una maledizione sui personaggi, i loro difficili rapporti e i vari destini.
E’ suddiviso in 4 capitoli, ognuno legato alla morte di uno dei membri della famiglia nell’arco di 30 anni, il cui funerale richiama alla fattoria gli altri parenti. Però, tra bare e funerali, non spaventatevi, perché Galgut è straordinario nel gestire i temi fondamentali della vita e del fine vita in un modo che vi affascinerà.
Il nucleo centrale è formato da madre, padre e 3 figli, con un corollario di parenti- serpenti e una cameriera fedele ma tradita.
La prima a lasciare questo mondo è la madre Rachel, malata da tempo. A piangerla sono il marito, la figlia maggiore Astrid, adolescente fatua e dilaniata dal senso di colpa perché mentre la donna esalava l’ultimo respiro lei era nelle stalle in tutt’altro affaccendata.
Il fratello 19enne Anton, militare nel South African Army, in piena crisi di coscienza e in odore di diserzione, per giunta ostile verso il padre.
Poi la più piccola, Amor di 13 anni che viene richiamata dal collegio in cui studia e che odia profondamente. E’ lei che avrebbe sentito Rachel in fin di vita strappare al marito la promessa di regalare alla cameriera di colore Salome –che l’ha amorevolmente accudita fino all’ultimo- la misera casetta in cui vive.
Il clima domestico è irrespirabile non solo per il lutto, ma anche perché Rachel è tornata all’ebraismo in cui era nata e cresciuta e dà disposizioni sulla sua sepoltura; ben diverse da quelle che aveva in mente il marito Manie.
Di lì in poi seguiremo le vite stentate dei figli, tra fughe lontano, irreperibilità, matrimoni disastrosi, rapporti freddi e difficili.
Il prossimo a morire, un decennio dopo, è il padre, per il morso di un cobra; e siamo in un Africa in cui l’atmosfera è diversa con Mandela al potere, ma alla fattoria le cose non sono cambiate. E Amor, rintracciata a fatica, torna, e ricorda a tutti la famosa promessa, che però neanche stavolta viene mantenuta.
Poi altre morti che non vi anticipo, ma altamente tragiche, ed altri rancori che vengono a galla, altre sepolture e quella promessa ancora sospesa….
Una lettura che non vi mollerà più fino all’ultima pagina…
Louise Erdrich “Il guardiano notturno” -Feltrinelli- euro 20,00
L’autrice di questo romanzo è nata nel 1954 a Little Falls nel Minnesota ed è figlia di un tedesco-americano e una mezzo franco-americana e mezzo ojibwe. Un Dna composito e affascinante al quale si aggiunge la discendenza dal nonno materno, Patrick Gourneau che fu presidente del Consiglio direttivo della tribù dei Chippewa della Turtle Mountain.
Louise ha scritto numerosi racconti, romanzi, poesie, libri per l’infanzia e memoir. Ha vinto premi letterari prestigiosi come il National Book Award proprio con “Il guardiano notturno” lo scorso 11 giugno; ed è stata finalista al Pulitzer.
Nelle sue vene scorre un quarto di sangue ojibwe, la tribù delle terre del Nord chiamata anche Chippewa, che significa “gli abitanti delle origini”. La sua vita è stata devastata da lutti che sono stati vere e proprie tragedie. Ha perso il primo dei tre figli adottati con il marito, lo scrittore e antropologo Michael Dorris, che era il suo professore al Dartmouth College. Con lui ha avuto altre tre figlie naturali; poi nel 1995 la separazione e due anni dopo il suicidio di Dorris, travolto dal fango delle accuse di abusi sessuali sulle figlie.
Louise Erdrich è una donna dalla tempra di acciaio e in questo suo ultimo libro richiama il presente in cui si celebra il mese dedicato alla cultura e alle tradizioni dei nativi, il National Native American Heritage Month.
La storia è una corposa fiction storica basata sulla vita del nonno materno che, come il protagonista Thomas Wazhashk, era stato guardiano di notte; un uomo che coraggiosamente aveva condoto una dura battaglia in difesa della sua gente dalle leggi di Washington.
Il romanzo è ambientato in un periodo difficile denominato “Termination Era”, ovvero era della terminazione, tra anni Cinquanta e Sessanta, quando il Congresso Americano cercò di sbarazzarsi definitivamente delle tribù indigene che la storia aveva già relegato in micro riserve piene di miseria.
Fondamentali sono le pagine in cui la Erdrich narra la devastante proposta di legge messa a punto per abrogare i contratti bilaterali stipulati con le nazioni indiane d’America, la House Concurrent Resolution 108 del primo agosto 1953. Una proposta irricevibile, e la tribù della scrittrice, la Turtle Mountain Band of Chippewa, si salvò a fatica; ma in America ci sono altre 576 nazioni tribali, ognuna con una storia diversa da raccontare.
Altro tema caro alla scrittrice e centrale nel romanzo è la persecuzione delle donne indigene che ha origine dal 1942. Al centro di questa tragedia il personaggio della giovane Patrice Paranteau impiegata nello stabilimento di rubini in cui lavora anche Thomas. Una vita difficile in cui la ragazza ha un padre alcolizzato e violento. E’ lei con il suo lavoro a mantenere la madre e un fratello, ed è sempre lei che va alla disperata ricerca della sorella scomparsa a Minneapolis. Di nuovo una realtà storicamente accertata, tanto più che nel 2019, secondo dati dell’Fbi, sono state circa 6000 le donne indiane rapite, sparite nel nulla o assassinate.
Laurie Dennet “La principessa americana” -Allemandi- euro 30,00
Questa è l’affascinante biografia dell’ereditiera americana Marguerite Chapin Caetani, che fu principessa, anima del famoso giardino di Ninfa –il più romantico d’Europa-, grande mecenate della letteratura mondiale del XX secolo, donna colta, curiosa di vita, di grande intelligenza e sensibilità.
Marguerite Gibert Chapin appartiene all’aristocrazia industriale e finanziaria degli Stati Uniti; nasce il 24 giugno 1880 a Waterford nel Connecticut, primogenita e figlia unica, malgrado i tentativi dei genitori Lindley e Leila di allargare la famiglia. Desiderio infranto contro la morte della sorellina in fasce e continui aborti spontanei, l’ultimo fatale per Leila stroncata dalla setticemia.
All’epoca Marguerite ha appena 5 anni, capisce poco del dramma; le resta l’amore del padre dilaniato dal lutto che chiude il lussuoso appartamento sulla Quinta Strada di New York e con la figlioletta e la servitù si ritira nella villa di Waterford. Poi 3 mesi dopo la morte della moglie va a Parigi per trascorrere l’estate con Marguerite che ha così il suo primo contatto diretto con lo stile di vita francese.
Qualcosa cambia quando Lindley sposa in seconde nozze la giovane Cornelia, nel 1888; Marguerite non è più il fulcro della vita del padre e patisce anche l’arrivo dei tre figli della coppia. La sua via di fuga diventa la lettura, ancora di salvezza ancor più quando resta orfana anche del padre a 15 anni.
E’ abile nel costruirsi una vita all’insegna del bello, della cultura e dei viaggi, in un continuo andirivieni tra le due sponde dell’Oceano Atlantico; avvantaggiata da bellezza e un enorme patrimonio personale che le permette di seguire le sue passioni in libertà.
Nel 1911, a 31 anni, è un’attraente single che coltiva i suoi interessi, decisa a non sposarsi. La svolta è l’incontro con il 40enne principe Roffredo Caetani, compositore e secondo genito di Onorato Caetani XIV duca di Sermoneta. Uno dei maggiori possidenti terrieri d’Italia, discendente dall’antica casata che risaliva al IX secolo e annoverava due Papi.
Tra Marguerite e Roffredo è praticamente un colpo di fulmine.
Il loro sarà un matrimonio coronato dalla nascita di due figli –Lelia e Camillo- immenso amore e condivisione di interessi e stile di vita. Si costruiscono un’esistenza incentrata sulla musica, le arti visive, la letteratura e lo scambio continuo di idee.
Marguerite, invece di dissipare la sua esistenza tra feste e vacanze, ripristina i giardini inselvatichiti e paludosi di Ninfa, nel borgo medievale dei Caetani. E’ in prima persona l’artefice giardiniera di quello che diventerà uno dei giardini più importanti in Europa.
La sua vita si alterna tra l’Italia e la lussuosa Villa Romaine a Versailles, dove transita il meglio del mondo culturale non solo francese. Marguerite è lungimirante mecenate di scrittori e artisti, sempre aggiornata su tutto quello che di rilievo viene scritto, e che legge agevolmente data la padronanza di ben 4 lingue.
Sono gli anni parigini di grande fervore intorno alle famose librerie di Adrienne Monnier e Silvya Beach, che fecero conoscere scrittori americani della levatura di Hemingway, Fitzgerald, Dos Passos, Ezra Pound.
Marguerite, con alcuni letterati e l’amico poeta Paul Valery, fonda la rivista letteraria “Commerce”; che dirige, attenta all’alta qualità e alle novità dei contributi, fino alla forzata chiusura nel 1932.
Nel 1948, stabilitasi a Roma, a Palazzo Caetani, ne fonda un’altra altrettanto autorevole e prestigiosa, “Botteghe Oscure”, dal nome della via in cui viveva.
E tra gli ospiti a Ninfa, un parterre di scrittori tra i quali Alberto Moravia, Elsa Morante, Edmund Wilson, Agatha Christie e molti altri ancora.
Un compito importante consisteva nell’assistere gli autori di lingua inglese che transitavano per Roma: tra loro Muriel Spark, Carson Mc Cullers, T.S. Eliot, Cynthia Ozick, Allen Ginsberg e l’incontro tra Marguerite e Karen Blixen.
L’autrice della biografia, Laurie Dennett vi racconta a fondo l’entusiasmante avventura di Marguerite, e non si ferma alla sua morte nel 1963, perché marito e figlia prenderanno il testimone.
Marco Buticchi “Il mare dei fuochi” -Longanesi- euro 20,00
Con questo romanzo Marco Buticchi mette in campo una versione alternativa e verosimile di 40 anni di storia italiana: mischia, con la sua consueta abilità periodi e fatti lontani nel tempo, li assembla all’attualità, tutto condito da colpi di scena continui.
Centrali sono sempre i due protagonisti di tante sue storie: il piccolo-grande israeliano Oswald Breil –carriera esemplare da capo del Mossad a premier del suo governo- e la 57enne di inossidabile avvenenza, coraggio e bravura Sara Terracini, moglie e compagna di infinite avventure ai quattro angoli del mondo, a bordo del loro meraviglioso yacht Williamsburg.
In questa spy story compaiono esponenti della mafia calabrese, del terrorismo internazionale legato all’Isis, agenti corrotti dei servizi segreti, finanzieri ricchissimi e totalmente privi di scrupoli.
Cuore della storia sono alcuni misteri tutt’ora irrisolti, come la tragedia di Ustica e l’attentato di Bologna. A pochi mesi di distanza, nel 1980, prima l’apparentemente inspiegabile disastro aereo del volo Itavia Bologna Palermo esploso in volo, in cui 81 persone, tra passeggeri ed equipaggio, trovarono la morte. Seguito il 2 agosto dagli 85 morti nell’attentato alla stazione di Bologna.
Ancora oggi si brancola nel buio, tra indagini finite in vicoli ciechi, versioni discutibili e contrastanti. Buticchi intorno a questi tragici eventi imbastisce la storia che inizia con una misteriosa donna che contatta Sara Terracini, supplicandola di aiutarla. E’ la vedova di un ufficiale di Polizia morto in modo misterioso nel 1955, mentre era a una svolta delle sue indagini su un traffico di rifiuti tossici.
Godetevi sviluppi e suspence continue in un crescendo di bravura e sorprese…..