Fino al 20 marzo 2022
Forse non lo sapevate. Ma il crisantemo che in Occidente è associato principalmente al culto dei morti, in Oriente ha invece una valenza più ampia e variegata: oltre a essere il simbolo della casata imperiale giapponese in quanto richiamo all’astro solare, il crisantemo è infatti legato ai concetti di forza, prosperità e immortalità e viene per questo utilizzato in maniera ricorrente come motivo decorativo di preziosi manufatti.
Ne sono chiara e suggestiva prova le preziose “lacche” e “inro” giapponesi messi in mostra , nella consueta fase di rotazione periodica destinata agli oggetti più delicati, al MAO-Museo d’Arte Orientale di Torino, fino al 20 marzo dell’anno prossimo. Esposizione caratterizzata proprio da un tema conduttore che corre su filo dei petali di crisantemo. L’arte della laccatura, in Giappone, ha origini antichissime e consiste nel rivestire con rhus verniciflua, una sostanza di origine vegetale, l’oggetto in legno, levigandolo per fargli acquisire un aspetto liscio e brillante. Durante il “periodo Heian” (794-1185 d.C.), grazie a influenze provenienti dalla Cina, la tecnica si affina e si impreziosisce: risale infatti a questo periodo l’utilizzo dell’intarsio e della lamina d’oro e d’argento, che trasforma oggetti di uso domestico o sacro in piccole opere d’arte. Di assoluta raffinatezza. Come ben esprimono gli esemplari esposti oggi al MAO, fra cui trovano spazio una scatola contenente il necessario per annerire i denti ( “hagurobako”, pratica tradizionale in voga dall’antichità fino al periodo Meiji, per indicare che una donna era sposata), una delicata scatolina per conservare i plettri da “koto” (una cetra a tredici corde) decorata con crisantemi in rilievo e una scatola da scrittoio “suzuribako” contenente strumenti per scrittura e ornata con una raffigurazione di Kikujido, protagonista di una storia legata alla diffusione del buddhismo. Leggenda secondo cui viveva in Cina un bambino chiamato Kikujido ( “Fanciullo che Ama i Crisantemi” ), il quale ebbe a scrivere dei passi di scritture buddhiste su foglie di crisantemo per poi deporle in un fiume, le cui acque si tramutarono in un liquido miracoloso in grado di guarire ogni male. All’interno della scatola da scrittoio sono contenuti una boccetta per l’acqua in argento, una pietra nera da inchiostro, un pennello in bambù, un poggia-pennello a forma di montagna, in cristallo di rocca, e due barrette d’inchiostro.
Accanto alle “lacche” vengono esposti anche tre “inro”, preziose scatoline a compartimenti impilati, originariamente utilizzati per trasportare il sigillo personale e la ceralacca: fra questi è particolarmente degno di nota un “inro” che presenta una decorazione esterna caratterizzata da grandi “mon” (emblemi) in oro che raffigurano il fiore di “kikyo”, il sigillo della campanula, inscritto in un anello, simbolo principale di un ramo del potentissimo “clan Matsudaira”, dal quale proveniva lo stesso fondatore dello “shogunato” di Edo (Tokyo), Tokugawa Ieyasu, ultimo governo feudale del Giappone protrattosi dal 1603 al 1868.
Gianni Milani
“Fiori d’autunno”
MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436919 o www.maotorino.it
Fino al 20 marzo 2022
Orari: mart. merc. ven. sab. e dom. 10/18; giov. 13/21; lun. chiuso
Nelle foto
– “Piccola scatola portadocumenti ryoshibako con staccionate e crisantemo”, legno laccato, polvere e foglie d’oro, Periodo Edo, metà XIX secolo
– “Scatola per annerire i denti hagurobako con corolle di crisantemo”, legno laccato, polvere d’oro, Periodo Edo, fine XVII – inizi XVIII secolo
– “Inro con stemmi e motivi vegetali”, legno ricoperto da pelle di serpente laccata e dorata, Periodo Edo, fine XVIII – inizio XIX secolo.
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