Un po’ a causa della pandemia, un po’ per il tempo che scorre troppo velocemente, oggi è un Santo dimenticato, quasi del tutto. Ugo Canefri era un nobile crociato piemontese, vissuto nel XII secolo, metà alessandrino e metà genovese, che di fronte agli orrori della guerra gettò a terra armi e armatura e spese la sua vita per aiutare ammalati, invalidi e pellegrini.
![](https://iltorinese.it/wp-content/uploads/2021/10/Foto-di-S._Ugo_Canefri-167x300.jpg)
Non si sa se partecipò a qualche battaglia ma vide con i propri occhi in Palestina la tragedia della guerra. A questo punto decise di entrare a far parte dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, i futuri Cavalieri di Malta, la cui battaglia si combatteva al fianco dei malati. E lì rimase per quasi 50 anni, fino alla morte avvenuta nel 1233. Lavorò giorno e notte nel ricovero dei pellegrini diretti in Terrasanta, nella Commenda di San Giovanni di Prè a Genova, città di adozione che gli ha dedicato il gioiello crociato dove Canefri riposa. Uomo molto religioso, è venerato come santo dalla Chiesa con il nome di Sant’Ugo da Genova e gli vengono attribuiti diversi prodigi legati all’acqua. Per esempio, avrebbe fatto sgorgare acqua da una roccia nel colle che sovrasta la Commenda per evitare alle lavandaie dell’ospedale di percorrere un lungo tragitto per lavare i panni degli ammalati oppure avrebbe salvato, secondo la tradizione popolare, una nave a rischio naufragio nel porto di Genova e guarito un storpio che pregava sulla sua tomba. Conoscere la storia di questo soldato diventato Santo è un’occasione per addentrarci nella sua chiesa, l’ex ospedale dei pellegrini.
![](https://iltorinese.it/wp-content/uploads/2021/10/Commenda-foto-2-300x200.jpg)
Filippo Re
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE