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Draghi va lasciato lavorare in pace
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Così vuole la prassi perché la democrazia è pazienza ed apostolato e si fonda sulla eguaglianza, una eguaglianza che è accettabile nei princìpi ,ma non sempre nella realtà. Draghi è come Michelangelo che si consulta con chi dipinge le strisce pedonali, mi ha scritto acutamente una lettrice. I diversi bibitari, le sore Maria con la terza media conseguita alle 150 ore, il diplomato alle scuole serali, l’ex tronista o l’ex velina che occupano oggi la politica condannandola all’impotenza dovrebbero solo stare ad ascoltare Draghi, prendendo appunti, con la certezza però di non essere in grado di comprendere i suoi discorsi. Questa è l’Italietta di Conte che deve uscire di scena definitivamente per la salvezza d’Italia, per lasciare le redini ai capaci. Finalmente dovrebbe essere finita l’era dei presuntuosi che ostentano come una virtù l’ ignoranza, generando solo confusione. Nel vecchio PCI gli operai studiavano per prepararsi a ricoprire cariche pubbliche, qui siamo caduti in mano ai ragionieri e ai geometri disoccupati, a voler essere ottimisti. Un Paese moderno si governa con le competenze, non con i dilettanti rancorosi dei 5 Stelle che hanno appena chiuso il loro penoso ciclo politico che passerà alla storia come una caduta grave del Paese, una sorta di ubriacatura collettiva indotta da un comico cinico che non fa più ridere e da un personaggio obliquo ed oscuro come Casaleggio che osò persino pronunciare il nome di Adriano Olivetti.
