mario draghi

Draghi va lasciato lavorare in pace

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Il prof. Mario Draghi si sottopone, come è giusto che sia perché così prescrive la prassi, alla consultazioni con personaggi che non sono nessuno rispetto a lui.
Così vuole la prassi perché la democrazia è pazienza ed apostolato e si fonda sulla eguaglianza, una eguaglianza che è accettabile nei princìpi ,ma non sempre nella realtà. Draghi è come Michelangelo che si consulta con chi dipinge le strisce pedonali, mi ha scritto acutamente  una lettrice. I diversi bibitari, le sore Maria con la terza media conseguita alle 150 ore, il diplomato alle scuole serali, l’ex tronista o l’ex velina che occupano oggi la politica condannandola all’impotenza dovrebbero solo stare ad ascoltare Draghi, prendendo appunti, con la certezza però di non essere in grado di comprendere i suoi discorsi. Questa è l’Italietta di Conte che deve uscire di scena definitivamente per la salvezza d’Italia, per lasciare le redini ai capaci. Finalmente dovrebbe essere finita l’era dei presuntuosi che ostentano come una virtù l’ ignoranza, generando solo confusione.  Nel vecchio PCI gli operai studiavano per prepararsi a ricoprire cariche pubbliche,  qui siamo caduti in mano ai ragionieri e ai geometri disoccupati, a voler essere ottimisti. Un Paese moderno si governa con le competenze, non con i dilettanti rancorosi dei 5 Stelle che hanno appena chiuso il loro penoso ciclo politico che passerà alla storia come una caduta grave del Paese, una sorta di ubriacatura collettiva indotta da un comico cinico che non fa più ridere e da un personaggio obliquo ed oscuro come Casaleggio che osò persino pronunciare il nome di Adriano Olivetti.
Bobbio, una volta, parlò della ”boria degli indotti”, quando i sindacalisti della CGIL pretendevano di pontificare all’ Accademia delle scienze di Torino di cui Bobbio era presidente negli Anni di piombo. In questi anni la “boria degli indotti” e’ diventata regola di Governo con il ventriloquo avvocato pugliese che adesso si è montato la testa e fa anche i comizietti di commiato davanti a Palazzo Chigi, creando assembramenti. Il ventriloquo che conosce la coniugazione dei verbi, ma ha dato voce alle incompetenze più incredibili, deve tornare al paesello ed affidarsi a Padre Pio che lo protegga dall’ira popolare che potrebbe suscitare. Il Paese sta precipitando,  devono lasciar lavorare Draghi e limitarsi al ruolo di pulire i pennelli del novello Michelangelo.
Potranno rimettersi nel ciclo politico, candidandosi a consiglieri comunali di qualche sperduto paesino disabitato.
Anche gran parte del PD e il suo piccolo leader si sono rivelati inadeguati alla storia passata. La DC era un grande partito con politici veri come il PCI. Qui appaiono come protagonisti personaggini come Franceschini o Del Rio. Tutti insieme si sono fatti mettere nel sacco da Matteo Renzi che, se non è uno statista, è certo un politico capace, non comparabile con i suoi oppositori. Renzi ha il merito storico di aver mandato a casa Conte. La stessa figura di Fico, incaricato di un mandato esplorativo, è emersa in tutta la sua insignificanza politica di ex esponente dei centri sociali napoletani.
Quasi tutti i politici di questa Terza Repubblica meritano di andare a casa e, con il taglio dei parlamentari che loro stessi hanno voluto, torneranno o andranno per la prima volta a lavorare  in ambiti modesti, gli unici a loro adeguati. L’Italia non può più tollerare imbonitori, ciarlatani,  demagoghi. Anche la categoria dei sindacalisti deve abbassare la cresta e la voce perché sono corresponsabili del disastro economico italiano. Gli agitatori della piazza di destra, con i loro slogan infantili e semplicisti che rivelano di non aver mai aperto un libro in vita loro, devono tacere e lasciarlo  lavorare nel momento più drammatico della storia repubblicana. Lascino che il medico operi tranquillo  e si tolgano di torno con le loro chiacchiere inutili e controproducenti e le loro pretese di poltrone e strapuntini. Draghi e’ come Vittorio Emanuele Orlando dopo Caporetto, il presidente della Vittoria del 4 novembre 1918. Anzi, e’ molto di più di Orlando che era un grande  professore e avvocato, ma non molto di più ,come si vide  purtroppo alla conferenza di pace di Versailles nel 1919. Il momento è drammatico e Draghi e’ il solo che possa salvarci. Poi la politica risorgerà più viva di prima, ma con altri uomini e altre donne.
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