Gli uomini fin dall’inizio dei tempi tra le altre cose si sono anche sempre
domandati a proposito del Sole, per molti secoli anche più di quelli che
sarebbero bastati per far cambiare idea a chiunque fosse assennato, hanno
tenuto per una certa credenza cioè che fosse il Sole a girare intorno alla Terra
e non viceversa come oggi è noto e come è stato a lungo raccontato si
pensava che il Sole fosse attaccato al carro di una certa divinità che un po’
come Babbo Natale con le renne- era solito trasportare in giro per il cielo la
palla infuocata durante il dì.
Questa divinità era ben conosciuta con il nome
di Elio e aveva sempre fatto bene il suo tragitto da est a ovest conducendo i
cavalli sul percorso, un arco, ben studiato perché nel momento di massimo
calore il Sole fosse nel punto più alto quindi più distante e senza scordare di
riporlo ad ovest oltre l’orizzonte ogni sera al calar delle ore. Il fatto è che
questo Elio ebbe un figlio da una certa Climene a cui fu dato il nome Fetonte
(per intendere piccolo Elio). Il ragazzo prese in un giorno sfortunato le redini
del carro del padre volendo dimostrare di essere suo figlio e si mise a guidarlo
senza permesso e senza sapienza. Fu una vera e propria bravata, nella
mitologia si legge che nelle sue intenzioni vi era dimostrare agli amici di
essere veramente figlio del dio del Sole e si sottolinea la forte cafonaggine e
maleducazione degli amici che non gli credevano e lo sbeffeggiavano.
Dunque successe che Fetonte prese le redini e dato comando di salpare si
sentì male, ebbe paura, vertigini, strizzoni di pancia, chissà.
D’altra parte
aveva niente meno che il Sole attaccato al carro e il mondo sotto o meglio
d’improvviso si rese conto di avere il vuoto sotto, volava alto nel cielo, ma
spaventato non reggeva bene la guida dei cavalli così il carro e l’astro
infuocato andavano fuori rotta ora su ora giù incendiando dove si avvicinava
e seminando scompiglio tra gli uomini come mai si era visto. Elio pietoso
inviò una saetta sul carro. I cavalli tornarono silenziosi nelle stalle una volta
sciolti dai finimenti, così com’erano potremmo persino immaginarli a muso
chino i quattro cavalli di Elio i magnifici, amatissimi, velocissimi e molto
vivaci Eòo, Etone, Flegone, Piroide al passo e al galoppo rientrare nella stalla
di Elio, intuendo che qualcosa andava storto quel giorno. Fetonte il piccolo
Elio, il figlio di Elio dio del Sole, morì nel cadere dal carro, cascando nel
fiume allora Eridano oggi Po e non ebbe mai più a rialzarsi. Come accade
troppo spesso ancora oggi le burle finiscono in guai e poi talvolta purtroppo
in tragedie e poi guardando indietro purtroppo non resta che volgersi al
futuro. Così avevo promesso di parlarvi di Fetonte nella scorsa uscita in cui si
parlava della serena statua di novembre delle statue allegorie dei quattro fiumi,
del Realismo e del Verismo e di come il corpo e il volto sono espressione
delle emozioni. Avevo promesso perché tra le altre cose si dice anche che fu
lì dove sorge la Fontana dei Mesi che cadde il carro anche se poi pare che la
città di Ferrara un tempo alla foce dell’Eridano sia il luogo dove Fetonte si
schiantò, alcuni certo ricorderanno la domanda rivolta a Ferrara da Giosuè
Carducci nella sua ode.
“[…] terre pensose in torvo aëre greve,/su cui perenne aleggia il
mito e cova/leggende e canta a i secoli querele,/ditemi dove/ rovescio, il crin spiovendogli,
dal sole/ mal carreggiato (e candide tendea/al mareggiante Eridano le braccia)/ cadde
Fetonte/ ardendo, come per sereno cielo/stella volante che di lume un solco/traesi dietro:
chiamano, ed in alto/miran le genti.//Ov’è che prone su ’l fratel piangendo
l’Eliadi suore lacrimâr l’elettro,
e crebber pioppe, sibilando a’ venti/sciolte le chiome?”.
Nella parte qui citata il poeta
Giosuè Carducci si riferisce in ultimo anche alla parte del mito di Fetonte che
riguarda il dolore delle sorelle del ragazzo dette le Eliadi trasformate in pioppi
per pietà del molto dolore che provavano (sarebbero dunque i pioppi sulle
sponde del Po) e le cui lacrime furono così inaudite da divenire di pietra
fulgida e scintillante. La statua di dicembre della Fontana dei Mesi al parco del
Valentino attende i visitatori con la forza di chi conoscendo qualcosa, agisce
di conseguenza, scegliendo di voltare le spalle ai fatti, forte della propria
autonomia intellettuale, deciso alla non-violenza e pronto ad un in qualche
modo nuovo inizio in compagnia di sé stessi.
Elettra ellie Nicodemi
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