Ci vediamo al Gigi Bar

La storia del Gigi Bar, locale-simbolo di Stresa che ha visto innumerevoli personalità sostare ai suoi tavolini gustando originalissimi cocktail e le delicatissime “margheritine”, è diventata un libro

Una vicenda leggendaria che Andrea Dallapina, giornalista e scrittore, ha voluto omaggiare con un romanzo dal titolo “Ci vediamo al Gigi bar – Una storia della Stresa da bere” (Alberti Libraio editore), mettendo in rilievo la passione e l’estro dei gestori.È un piccolo romanzo tributo alla lunga attività di Bruno Strola e della moglie Anna –afferma l’autore – per oltre quarant’anni e sino all’anno scorso hanno condotto il locale. È anche il racconto di una società quasi del tutto scomparsa, nella quale ai tavolini del caffè passavano il turista, l’intellettuale, l’imprenditore, il politico mescolati ai tanti clienti di Stresa”. L’aria bohémienne, lo spirito dei tempi,la bella e suggestiva passeggiata del lungolago stresiano, le facciate dei grandi alberghi e i dehors dei locali che guardano verso le isole dell’arcipelago Borromeo fanno da cornice a queste vicende, dove il protagonista del romanzo è proprio quel luogo frequentato dal bel mondo che, con un velo di malinconica tristezza, ha chiuso definitivamente i battenti nel gennaio scorso, dopo sessant’anni di onorata carriera. Le tante foto che accompagnano e arricchiscono il testo raccontano per immagini questa storia, soffermandosi sull’arte pasticciera di Bruno Strola, affinatasi in gioventù tra Milano, la Roma della “dolce vita” e il Lido di Venezia. Andrea Dallapina ha dato vita ad un narratore, lo scrittore americano Nick Wright (detto anche “mister Negroni” per la preferenza generosamente accordata al cocktail nato a Firenze cent’anni fa) che, ritornato dopo tre decenni in visita alla “perla del lago Maggiore”, ricostruisce la storia del Gigi Bar, teatro di incontri importanti e di deliziose colazioni e aperitivi.Donne e uomini di spettacolo, grandi musicisti ospiti a Stresa per le “settimane musicali”, campioni dello sport, imprenditori di successo, personalità della cultura e della politica come Mario Soldati, Ugo La Malfa, Oscar Luigi Scalfaro: una carrellata lunghissima di ospiti illustri, di passaggio o habitué, riempie le pagine con aneddoti e curiosità. Un percorso a ritroso nel tempo nel quale il narratore riavvolge come una pellicola l’intera storia del locale, accompagnato da Bruno e dal poeta stresiano Franco Esposito, moderno “Virgilio” e memoria storica di incontri e chiacchierate a quel tavolino del “Gigi” che per tantissimo tempo è stato il suo ufficio, seguendo le stesse abitudini di un altro famoso “scrittore di lago”, Piero Chiara.

Tra le tante notizie che si apprendono scorrendo le pagine del libro è particolarmente interessante l’atto di nascita, tra i tavolini del “Gigi bar”, del premio letterario che porta il nome della cittadina lacuale, fondato da un gruppo di intellettuali, tra i quali Franco Esposito, Mario Bonfantini, Mario Soldati, Gianfranco Lazzaro e Piero Chiara. Esposito, spronato dal grande Leonida Repaci, si lanciò nell’impresa già nel 1975, coinvolgendo l’amico Lazzaro. Ma le difficoltà a reperire le risorse necessarie resero impraticabile l’impresa. Determinati a raggiungere il risultato decisero di scrivere una lettera al pittore Mario Tozzi ,cresciuto a Suna, dall’altra parte del golfo Borromeo. Gli chiesero in dono una sua opera da mettere in palio quale premio per il concorso letterario. Il maestro rispose con sollecitudine inviando una sua litografia e così, nel 1976, iniziò anche quest’avventura che, già dai primi anni, vide protagonisti della giuria personaggi del calibro di Carlo Bo, Giovanni Spadolini, Giorgio Barberi Squarotti, Primo Levi. Quella del Gigi Bar è una storia di passione familiare per il lavoro che è terminata per ragioni anagrafiche, quando la coppia ha chiuso la propria attività e spento l’inconfondibile insegna rossa al neon che invitava i clienti nelle notti dell’epoca d’oro dei ruggenti anni ’60 e ’70. Un’intera comunità e tanti “vip” sono rimasti orfani delle celebri brioche e margheritine create nel 1857 dal pasticcere Pietro Antonio Bolongaro in onore della principessa futura regina Margherita. Resta il libro e un po’ di amarcord, con tutti i significati che questa parola porta con se, dalla profondità all’ironia, fino alla nostalgia dei ricordi.

 

Marco Travaglini

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