Sedersi ad un tavolo del più antico caffè parigino equivale a fare un viaggio nella storia oltre che assaporare i piatti della tradizionale cucina francese
Il Café Le Procope, al numero 13 di rue de l’Ancienne Comédie a Saint-Germain-des-Prés, è uno dei locali storici più noti della capitale francese e nel tempo si trasformato in un ristorante. La sua è una storia tanto affascinante quanto antica. Nel 1680 il locale, luogo di ritrovo per tutti coloro che gravitavano attorno al mondo dello spettacolo, si trovava di fronte al teatro della Comédie-Française. Rilevato nel 1686 dal cuoco e ristoratore siciliano Francesco Procopio Cutò ( o dei Coltelli), noto per essere l’inventore del gelato, conobbe un successo crescente e dovette trasferirsi nell’attuale sede, più ampia e confortevole. Nelle sue sale si potevano gustare le “acque gelate” (le granite), gelati e sorbetti di frutta, vari dolci e creme come la “frangipane” a base di farina di mandorle. Il signor Procopio aveva l’esclusiva di quelle prelibatezze grazie ad una patente reale concessagli da Luigi XIV. Così, puntando in modo incruento “alla gola” dei parigini, il locale diventò il più famoso ritrovo di tutta la “ville lumière”. Fa una certa impressione ordinare un café gourmand, pranzare o cenare nel luogo preferito dai più illustri personaggi della cultura e della politica d’oltralpe, uno dei primi se non proprio il primocafé letterario del mondo dove i grandi nomi del sapere discutevano animatamente i loro progetti bevendo una tazza di tè, assaporando un sorbetto o centellinando un cognac o un calvados. Lo frequentarono, tra le tante personalità, “mostri sacri” come Jean de La Fontaine, Voltaire, Napoleone Bonaparte, Honoré de Balzac, Victor Hugo, George Sand, Paul Verlaine e Anatole France, come ricorda una epigrafe sulla porta. La leggenda vuole che le idee illuministe di Diderot e d’Alembert presero forma tra i tavoli del Procope dove vennero scritti interi articoli della celebreEncyclopédie. Benjamin Franklin vi preparò il progetto di alleanza tra Luigi XVI e “la neonata repubblica americana” come si apprende da una targa commemorativa apposta nel locale. E’del tutto verosimile se non certo che durante la rivoluzione francese Robespierre,Danton e Marat vi si riunivano per prendere le decisioni più importanti. Capitando nel 6° arrondissement è difficile rinunciare alla tentazione di mettersi a tavola al Procope e gustare un menu “Philosophe” oppure assaggiare una “douzaine de gros escargots de Bourgogne”, una “onglet” o un “filet de bœuf”, oppure scegliere un “magret de canard”, accompagnando le carni con un rosso verre di Bourgogne o di Bordeaux. Ne vale la pena e chissà che non si venga sfiorati dal fantasma di qualcuno di quegli illustri clienti d’antan.
Marco Travaglini
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