Da Palazzo Civico / Si è svolto questa mattina un Consiglio Comunale aperto, presieduto da Francesco Sicari, dedicato alle Rsa di Torino e del Piemonte, durante l’emergenza sanitaria e sulle prospettive future. Sono intervenuti, oltre ai consiglieri comunali, rappresentanti delle Asl, del mondo sindacale, di enti e associazioni e cooperative e delle stesse Rsa.
Il dibattito è stato avviato dalla consigliera Maria Grazia Grippo (PD), promotrice dell’iniziativa, insieme ad altri consiglieri, che ne ha spiegato le finalità: dare voce a tutti i protagonisti, dai gestori delle Rsa, ai lavoratori ecc, per mettere in chiaro quanto accaduto, dare voci alle Istituzioni Comune e Regione e comprendere cosa ci si possa aspettare nei prossimi mesi, a fronte degli errori che sono stati commessi. Ha osservato come rappresenti “un errore politico l’assenza della Giunta Regionale che non ha voluto cogliere l’opportunità offerta dal Consiglio”.
Gli interventi degli ospiti sono stati aperti da Giuseppina Dassio, dell’Asl Città di Torino che ha evidenziato come all’interno delle Rsa ci sia stato un aumento dei decessi, raffrontati a periodi analoghi del passato, con un incremento dal 13% al 20%. Ha affermato che sono stati effettuati 14800 tamponi tra ospiti e personale e sottolineato la necessità di rivedere l’assetto delle strutture, a partire dal ruolo del direttore sanitario. Agostino De Michelis, della Cisl FNP pensionati, ha illustrato un documento elaborato con Cgil e Uil dello stesso comparto, nel quale si sottolinea la necessità di avere meccanismi di partecipazione e controllo da parte dei lavoratori, una adeguata retribuzione, l’esigenza di riaprire le visite ai parenti e l’ingiustificato aumento delle rette per gli ospiti delle strutture. Per Michele Assandri, Associazione nazionale strutture terza età, la pandemia ha colto tutti all’improvviso e le Rsa, da luoghi di cura, assistenza e aggregazione hanno dovuto improvvisamente trasformarsi in strutture di isolamento per pazienti con alto tasso infettivo, trasformazioni che non possono avvenire in 24 ore. Francesco Lo Grasso della Uil ha posto l’accento sull’importanza di potenziare la rete delle strutture specialistiche territoriali sottolineando il ruolo dei medici di famiglia e la necessità di privilegiare le cure domiciliari fino a quando non sia indispensabile ricorrere alla residenzialità. Cosimo Scarinzi (Cub pubblico impiego) ha messo in luce la necessità di un welfare municipale, oggi debole. La carenza di assistenti sociali, spesso precari, ha evidenziato la grande difficoltà di sistema. La salute – ha detto Scarinzi – non è separata dalle logiche del Welfare; occorre una rete sociale diffusa per gestire situazioni di grave crisi come quella odierna. Salvatore Rao (Alleanza per la tutela della non autosufficienza) ha rimarcato gli errori nei trasferimenti dei malati negli ospedali: occorreva isolarli, ha affermato. Bisogna riconoscere le persone in quanto tali e ragionare sui bisogni, ripensando il concetto di residenzialità con un nuovo sistema di cure domiciliari. I dati ci dimostrano che la casa è il luogo migliore per la cura. Daniela Simone (Ordine assistenti sociali) ha rilevato la mancanza di un’interlocuzione con la Regione Piemonte nel periodo più grave della pandemia. Il tema cardine risiede nella cultura degli aspetti relazionali – ha commentato – e invece nemmeno esiste la figura dell’assistente sociale nelle RSA, ma solo personale amministrativo. Secondo Fulvio Perini (Attac Torino) il malfunzionamento delle RSA rappresenta il fallimento dell’articolo 41 della Costituzione, e l’inchiesta giudiziaria in corso è del tutto condivisibile. Ed è da cancellare – ha aggiunto – la delibera sui tempi delle prestazioni sanitarie della Regione Piemonte. Le parole di Milena Vasta (Cub Sanità Torino) hanno evidenziato la mancata applicazione delle misure di prevenzione verso i soggetti più fragili: invece – ha commentato – si sbaglia, inseguendo la logica del risparmio sulla salute delle persone. Occorre incentivare l’assistenza domiciliare come rinnovare la Commissione di vigilanza del Comune di Torino.
Pietro Tuttolomondo (coordinamento infermieristico di un pronto soccorso della Città Metropolitana) ha posto l’accento, oltre che sulle Rsa, anche sulle fragilità, da anni, sui pronto soccorso che di fatto sono diventati punti alternativi alla cura sanitaria territoriale e si chiede se le strutture siano pronte a una nuova ondata pandemica. Andrea Ciattaglia (Fondazione promozione sociale onlus) ha ribadito che anche il Comune può intervenire nei temi sanitari, non solo la Regione. Ha ricordato che è stato richiesto alla Regione la riforma delle Rsa così come le cure domiciliari. Michele Colaci (presidente nazionale Confapi Sanità) ha sottolineato che in piena fase di emergenza non c’è stato il supporto dalla medicina territoriale e non è stato possibile operare in tempo per il ritardo dei tamponi. Chiede, infine, a tutti di operare concretamente e senza ideologie politiche. Tiziana Tripodi, Cisl Torino, ha affermato che il Covid-19 ha dimostrato che le Rsa sono l’anello debole della sanità, non solo del Piemonte ma nazionale. Tra le criticità ha evidenziato i tamponi non eseguiti e i dispositivi non consegnati, l’isolamento chiesto nelle Rsa, strutture non idonee a questa esigenza. Fabrizio Ghisio (Federsolidarietà) fa notare che ci vuole un grande ripensamento sui servi e le strutture, dopo il Covid-19, sulla territorialità e sul modello Rsa. Anna di Mascio, del Forum Legacoop Piemonte, ha concluso gli interventi degli ospiti ribadendo l’opportunità che il modello di residenzialità sia ripensato, insieme al sistema di integrazione socio sanitario, il sistema di cure complessive e la disabilità ed ha invitato la Città ad attivarsi con la Regione perché si avvii confronto per una rivisitazione della residenzialità e delle cure domiciliari.
La vicesindaca e assessora al welfare, Sonia Schellino, ha ringraziato gli ospiti per la partecipazione e la panoramica ricca di spunti che sottolineano la fragilità della medicina territoriale e la necessità di rafforzarla per curare le persone non solo all’interno di strutture. Per Schellino, si evidenzia l’importanza della domiciliarità, dove il modello Torino è forte, grazie alla paziente progettazione che la nostra città ha rafforzato negli ultimi 20 anni. Un modello attento alle persone mix assistenza garantendo la permanenza a casa, costruito sulla necessità delle persone. Per quanto riguarda le strutture, verificata la debolezza della DGR 45, in particolare per quanto riguarda il “minutaggio” che non consente un’adeguata cura della persona, Schellino considera indispensabile un ripensamento della normativa da elaborare con tutti i soggetti coinvolti.
Ha aperto la serie degli interventi dei consiglieri comunali, Elide Tisi (PD), sottolineando come il tema, di forte valenza politica, necessiti di interlocuzione con Regione e ASL per avere completezza dei dati e un quadro preciso di quanto accaduto durante la pandemia, delle conseguenze nelle RSA e, in generale, per analizzare quanto è successo. Serve verificare le criticità evidenziate al fine di evitare il ripetersi di errori e trovare soluzioni adeguate anche recuperando modelli o varando soluzioni inedite, guardando al mondo degli anziani con occhi e cuore diversi. La politica regionale e comunale devono assumere un ruolo fondamentale, perché c’è bisogno di una strategia socio sanitaria a livello locale che preveda una funzione di indirizzo nei confronti della ASL, per evitare che questo tema rimanga una Cenerentola, e diventi, invece, tema principale.
Per Fabio Versaci (M5S) nessuna speculazione politica, solo la volontà di portare il contributo del Consiglio comunale su questo tema. Versaci si dice dispiaciuto per l’assenza della Regione, che poteva rendere questo incontro un proficuo momento di confronto. E nessuno voleva processare nessuno. Serve, adesso, continuare il confronto, anche per prepararsi ad un eventuale ritorno dell’epidemia in autunno, evitando di ripetere gli errori fatti nella fase più acuta dell’epidemia. Eleonora Artesio (Torino in Comune) ritiene indispensabile che le istituzioni prendano impegni precisi. Si sta parlando di condizioni personali di malattia che impediscono alle persone di svolgere le funzioni essenziali della propria vita. Non solitudine e non fragilità conseguente all’invecchiamento, ma solitudine, invecchiamento e povertà aggravate dalla malattia, con diversi livelli di intensità assistenziale, requisito per cure domiciliari o ingressi in RSA che richiedono sempre la competenza di carattere sanitario nell’assistenza. Una competenza che va rafforzata e che non comporta il rischio di sanitarizzazione, che interviene quando si trasforma in malattia qualcosa che malattia non è. Ci deve essere cura della malattia insieme alla cura delle relazioni. E la condizione di non autosufficienza non deve essere riconosciuta ad intervalli temporali altalenanti. Se la condizione è conosciuta, va strutturata nei livelli essenziali di assistenza, dando continuità e garanzia.
Il consigliere Raffaele Petrarulo (Lista civica Sicurezza e Legalità) ha sottolineato come il problema delle Rsa e delle liste di attesa nella sanità vada avanti da decenni e ha lamentato l’assenza di interlocutori della Regione Piemonte e la mancata istituzione di un Commissione consiliare comunale d’indagine, prevista da una proposta di mozione a prima firma della consigliera Scanderebech. È necessario occuparsi di salute pubblica non soltanto nei momenti di emergenza – ha affermato Viviana Ferrero (M5S) – soprattutto tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione e della qualità di vita delle persone anziane, intervenendo non solo con la medicalizzazione, ma con un percorso di educazione all’invecchiamento. Per Francesco Tresso (Lista civica per Torino) la Città di Torino non può esimersi dall’affrontare il tema del controllo dell’operato dell’Asl e della tutela delle persone fragili. Ha quindi ribadito la richiesta alla Regione Piemonte di interventi straordinari per sviluppare l’assistenza specialistica territoriale per i pazienti affetti da patologie croniche, anche attraverso il teleconsulto.
Ha chiuso la serie degli interventi la consigliera Federica Scanderebech (Misto di Minoranza – Rinascita Torino) convinta che servano dati precisi per affrontare una discussione approfondita sul tema. Vanno chiariti il perimetro delle responsabilità e delle competenze delle istituzioni e del Comune di Torino, che riguardano soprattutto le funzioni di indirizzo politico. La consigliera conclude il suo intervento ribadendo la necessità dell’istituzione di una commissione d’indagine.