Il ponte di Istanbul

Un altro ponte a Istanbul ma questa volta molto speciale. L’ennesima mania di grandezza di Erdogan? Costruire il ponte di Leonardo da Vinci che non è mai nato e che nessuno, da cinque secoli, si è mai sognato di realizzare è proprio l’obiettivo del presidente turco.

D’altronde in questa metropoli gli italiani sono stati sempre presenti e protagonisti, hanno vissuto e lavorato a lungo, ieri come oggi. Quando fu inaugurato l’ultimo dei ponti sul Bosforo, con la partecipazione di un’importante impresa italiana, Erdogan affermò che il progetto di Leonardo sarebbe stato riesumato. Con Bayazid II (1481-1512), il sultano che contattò Leonardo per la costruzione del ponte, non si fece nulla mentre con il “sultano” Erdogan tutto sembra possibile. Benintenso, non si tratta di un nuovo ponte sul Bosforo ma di un più modesto viadotto sul celebre Corno d’Oro. A distanza di 500 anni dalla sua scomparsa i progetti di Leonardo continuano a vivere come l’idea del ponte, meno importante di tanti altri, anche perchè è rimasto solo sulla carta, ma i disegni sono stati conservati e i libri ne parlano, in particolare uno, fresco di stampa. É “Il ponte di Istanbul, un progetto incompiuto di Leonardo da Vinci”, di Gabriella Airaldi, Marietti editore. Un libretto di 86 pagine che parte da una lettera che Leonardo spedì da Genova con destinazione il palazzo imperiale di Costantinopoli. Il Gran Turco lo cercava e Leonardo gli rispose. Il genio toscano disegnava a quel tempo anche fortezze, ponti, armi e macchine da guerra.

Nella lettera Leonardo dà in realtà diverse risposte alla richiesta del sovrano di progettare un collegamento tra la capitale imperiale e il quartiere di Galata. Come scrive Leonardo, il disegno raffigura “un ponte da Pera-Galata a Costantinopoli, largo 40 braccia, alto dall’acqua braccia 70, lungo braccia 600….” destinato ad unire il quartiere genovese di Pera-Galata, da secoli centro della vita economica e del commercio internazionale, con Istanbul. A quel tempo Genova e Costantinopoli intrattenevano relazioni molto strette, turchi e genovesi vivevano a stretto contatto da una sponda all’altra del Corno d’Oro.

“Tradotta in lingua turca da un probabile originale italiano, spiega l’autrice del libro, la lettera leonardesca è allo stesso tempo una risposta e una proposta e può essere un’interessante chiave di lettura delle relazioni tra Oriente e Occidente. In questa prospettiva il geniale ponte progettato da Leonardo per Bayazid II e per Galata, prima genovese e poi turca, diventano il simbolo di un rapporto mai interrotto tra due mondi”. Ma quel ponte non sarà mai costruito. Nel 1453, l’anno della conquista turca di Costantinopoli, per portare le truppe ottomane al di là del Corno d’Oro Maometto II usò un ponte allestito con galee una accanto all’altra tenute unite da botti,travi e tavole fornite forse dai genovesi la cui posizione sul campo rimase molto ambigua. Un aiutino ai turchi per garantirsi privilegi e favori dopo la presa ottomana della città. Galata era in quel periodo un nido di traditori cristiani e il sultano sguinzagliava le sue spie tra i commercianti. Dopo Leonardo ci provò anche Michelangelo ma senza successo e bisognerà aspettare fino al 1845 per vedere un ponte tra Galata e Istanbul all’ingresso del Corno d’Oro. Erdogan, infatuato di storia ottomana e costruttore di ponti faraonici nella sua metropoli, ha rispolverato l’antico disegno leonardesco chiedendo ai suoi architetti di studiare il progetto e di realizzarlo, chissà, magari entro il 2023, centesimo anniversario della Repubblica turca, quando saranno in programma grandiosi e sfarzosi festeggiamenti.

Filippo Re

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