Cassa Depositi e Prestiti: presentato il Focus Territori per un nuovo sentiero di sviluppo
Dopo la crisi, le Regioni del Nord-Ovest d’Italia hanno saputo riorientarsi meglio di altre verso servizi a valore aggiunto e mercati internazionali dinamici e più promettenti. In questo modo, hanno mantenuto il loro ruolo di traino dell’economia nazionale, soprattutto grazie a una dotazione infrastrutturale superiore alla media, alla presenza di imprese relativamente più grandi e a un ecosistema capace di stimolare la creazione di un vero e proprio hub tecnologico funzionale a tutto il Paese. Questi i principali risultati emersi dal Focus Territori CDP Think Tank – Il Nord-Ovest d’Italia: innovazione e tecnologia per un nuovo sentiero di sviluppo il report coordinato da Andrea Montanino, Chief Economist Gruppo CDP, Gianfranco Di Vaio, Responsabile Ricerca Macro CDP e di Nunzio Tartaglia Responsabile Divisione CDP Imprese.
L’aver attraversato alcuni momenti di difficoltà non ha inciso sui livelli di reddito dell’area, che restano ancora superiori al resto del Paese, con la Lombardia che supera i 38 mila euro di prodotto per abitante. La capacità di riorientarsi del sistema Nord-Ovest risulta evidente anche dal suo posizionamento nel commercio mondiale. L’area infatti presenta una maggiore vocazione rispetto al resto del Paese verso i mercati che negli ultimi anni si sono rivelati più dinamici, sia sotto il profilo geografico che settoriale. Il 35,1% delle esportazioni del Nord-Ovest è destinato ai comparti caratterizzati da una maggiore crescita della domanda mondiale, con punte che raggiungono il 38,2% per la Liguria e il 36,6% per il Piemonte.
Queste caratteristiche hanno consentito al Nord-Ovest di mantenere il ruolo di traino dell’economia nazionale, mettendo in evidenza alcune sue peculiarità:
– una dotazione infrastrutturale superiore alla media nazionale, che ha permesso di costruire un tessuto di reti e nodi funzionale a intercettare il network europeo. La rete autostradale si estende per 3,5 km ogni 100 kmq rispetto a una media nazionale di 2,3 km; le ferrovie si estendono per 7,3 km ogni 100 kmq a fronte del 5,6 nazionale;
– una struttura imprenditoriale caratterizzata da imprese di dimensioni medio grandi in grado di innovarsi, digitalizzarsi e di posizionarsi all’interno delle catene globali del valore. In particolare, la quota di addetti nelle grandi imprese è pari al 29,5%, a fronte di una media nazionale pari al 22,5%;
– un ecosistema capace di stimolare la creazione di un hub tecnologico funzionale a tutto il territorio nell’imprimere un’accelerazione alle attività di ricerca e sviluppo, alla nascita di start-up e all’innovazione del tessuto produttivo. Nell’area si concentra il 33,6% delle start-up innovative censite sul territorio nazionale ed è stato effettuato oltre il 50% delle operazioni di Private Equity e Venture Capital registrate nel 2018.
In particolare:
la Lombardia ha mostrato la capacità di valorizzare le specificità del territorio, sia nella componente legata ai grandi poli industriali a elevata intensità di capitale, come l’energia e la meccanica, che in quella connessa alle economie di distretto quali il tessile e l’arredamento. Questa tendenza in anni più recenti ha consentito alla Regione di consolidare una struttura di medie imprese fortemente orientate all’export, a cui si è affiancata la leadership nazionale in campo finanziario e la capacità di Milano di evolvere verso un modello di terziario avanzato in grado di connettere la città con i network metropolitani europei e di trainare la crescita dell’intera Regione;
il Piemonte ha iniziato un processo di riconversione verso una valorizzazione dell’economia territoriale, grazie alla presenza di comparti tradizionali del “made in Italy”, come l’alimentare, e al rafforzamento del segmento dei servizi avanzati, nonostante sia stato tradizionalmente legato allo sviluppo dell’industria pesante, come quella dell’automotive;
la Liguria ha evidenziato negli anni post crisi una minore capacità di reazione riconducibile sia alla limitata capacità innovativa del tessuto imprenditoriale che al declino demografico che ha ostacolato la ripresa del dinamismo socio-economico;
la Valle d’Aosta ha seguito un percorso di sviluppo del tutto peculiare, concentrato prevalentemente nei servizi e nei comparti manifatturieri a media e bassa tecnologia, che l’ha resa particolarmente vulnerabile agli effetti della crisi anche in ragione delle dimensioni particolarmente contenute dal punto di vista fisico, economico e demografico, della configurazione geo-morfologica del territorio.
Tali dinamiche si sono accompagnate a una progressiva contrazione della componente industriale a favore dello sviluppo del settore dei servizi. Se, infatti, nel 2007 l’industria rappresentava ancora in media il 29,6% del totale del valore aggiunto del Nord-Ovest, circa 3 punti percentuali in più rispetto al valore nazionale, nel 2017 l’incidenza si è ridotta al 26,8% con una progressiva convergenza verso il dato italiano pari al 24,1%. Nell’orizzonte temporale preso a riferimento, la Valle d’Aosta e la Lombardia evidenziano la dinamica di terziarizzazione più accentuata, con incrementi rispettivamente di 7,8 e 3,8 punti percentuali, mentre è la Liguria a mostrare la quota dei servizi più elevata, con l’80,4%.
Il Focus sul Nord-Ovest
Tornando allo studio, una conferma della primaria importanza delle Regioni del Nord-Ovest arriva dall’analisi dei “nodi” di trasporto, in cui si osserva che quello del capoluogo ligure è il primo porto mercantile italiano, con la movimentazione di oltre 2,6 milioni di TEU (Twenty-foot equivalent unit) di traffico container nel 2018, ovvero circa il 24,6% del traffico containerizzato italiano. Sono sempre in Liguria, poi, due dei principali scali crocieristici nazionali, con il sistema portuale di Genova e Savona che grazie a circa 1,9 milioni di passeggeri complessivi nel 2018 è stato secondo solo a Civitavecchia (che ha un traffico di 2,4 milioni di passeggeri). D’altro canto, però, la Liguria ha evidenziato negli anni post crisi una minore capacità di reazione riconducibile sia alla limitata capacità innovativa del tessuto imprenditoriale che al declino demografico che ha ostacolato la ripresa del dinamismo socio-economico.
Nonostante le difficoltà seguite alla crisi economico-finanziaria, lo studio registra però che nel complesso il Nord-Ovest è ancora caratterizzato da livelli elevati di reddito, con un PIL pro capite di oltre 35 mila euro, superiore sia ai 30 mila della media europea che ai 28 mila euro del dato nazionale. Del resto, tutte le Regioni che compongono l’area (Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta) presentano un PIL pro capite superiore alla media italiana, con il picco della Lombardia che supera i 38 mila euro di prodotto per abitante. Nel complesso, tra il 2012 e il 2017, il Nord-Ovest registra una crescita annua del PIL reale pari allo 0,7%, superiore al dato nazionale (0,4%), sebbene distante dalla media europea (1,8%). Tuttavia, accanto alla Lombardia, che mostra una crescita del PIL superiore alla media dell’area (0,9%), e al Piemonte, che registra comunque un dato positivo (0,5%), si osservano valori negativi per la Liguria (-0,2%) e, soprattutto, per la Valle d’Aosta, il cui PIL è diminuito quasi del 2%.
Il Nord-Ovest, secondo il Focus Territori CDP, ha quindi l’opportunità di valorizzare il suo potenziale per restare competitivo e giocare un ruolo ancora più importante nel contesto europeo, puntando su una serie di eccellenze: i settori industriali, come l’automotive, che possono offrire delle opportunità in una logica di filiere internazionali; il sistema integrato della portualità e logistica, che attraverso opportuni investimenti può rafforzare il ruolo dell’area di punto di accesso all’Italia e all’Europa; le risorse culturali e naturali, che hanno significativi margini di crescita in termini di flussi turistici e, infine, il comparto della formazione, che attraverso un network integrato delle eccellenze presenti può rafforzare la capacità di innovazione del territorio e dell’intero Paese.
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