La mostra dell’anno. Antico e moderno si fondono nel genio di Mantegna

Inaugurata il 12 dicembre, sarà aperta fino al 4 maggio a Palazzo Madama

È l’Ecce Homo proveniente dal Museo Jacquemart André di Parigi l’immagine guida di quello che si presenta come “l’appuntamento dell’anno” culturale torinese, “estremamente attraente”, sottolinea Maurizio Cibrario, presidente di Fondazione Torino Musei, presentando nei saloni di Palazzo Madama, elegante luogo espositivo, la mostra dedicata alla figura e all’opera di Andrea Mantegna (Isola di Carturo, 1431 – Mantova, 1506). Sottotitolo indicativo “rivivere l’antico, costruire il moderno”, ovvero l’analisi della ricerca dell’antichità classica, di quella archeologia che pervade gran parte della sua produzione, come di quella prospettiva che spingeva l’autore verso una visione del tutto inaspettata e contemporanea, un mondo nuovo in cui confluivano (senza dimenticare gli apporti fiamminghi) le grandezze di Donatello e di Antonello da Messina, di Paolo Uccello, di Cosmè Tura e di Ercole de’ Roberti della scuola ferrarese, di Pisanello e di Giovanni Bellini per giungere alla vena poetica del Correggio, che unico seppe raccogliere, lavorando al suo fianco nella cappella funebre in Sant’Andrea a Mantova, l’eredità del Maestro, forse presto abbandonato e superato, vittima di quell’austerità che doveva cedere alle novità di un secolo che si stava aprendo proprio con la sua morte.

Una mostra, a cura di Sandrina Bandera e Howard Burns, con l’apporto di Vincenzo Farinella come consultant curator per l’antico, promossa dalla Fondazione Torino Musei, da Intesa San Paolo, dalla Camera di Commercio e organizzata da Civita Mostre e Musei, il risultato di scommesse e di telefonate e viaggi, di richieste non sempre soddisfatte e irraggiungibili (il Cristo morto di Brera) o inamovibili come gli affreschi della mantovana Camera degli Sposi, la Cappella Ovetari di Padova, il grande ciclo all’antica dei Trionfi di Cesare ( tuttavia ospitati nella Corte Medievale di Palazzo Madama attraverso uno spettacolare apparato di proiezioni multimediali, tre schermi di 7 x 3,50 metri con audioguide in italiano, inglese e francese), un progetto iniziale sviluppato in 18 mesi soltanto, la visione finale di oltre 130 opere – diciannove dipinti, una decina di disegni e otto lettere del Mantegna -, la partecipazione di musei italiani e stranieri, una mostra che vuol essere “una scossa culturale” da parte di un Comune che negli ultimi anni ha difettato di grandi appuntamenti nelle proposte artistiche. “Considerando l’importanza dell’appuntamento che occuperà i periodi invernale e primaverile – ha ancora sottolineato Cibrario -, nell’intenzione di fare davvero squadra, abbiamo voluto rivolgerci ai tanti operatori della rete cittadina, Unione Industriale, Confesercenti e Federalberghi e non soltanto, perché da loro possa partire la cassa di risonanza verso un successo che speriamo grande, la promozione continua che raggiunga pure l’estero, Francia e Svizzera in primo luogo, una strada di ritorno allo sforzo economico messo in campo dagli organizzatori”. I dati sono davvero alti e quel ritorno lo pretendono: 870mila euro il San Paolo (Michele Coppola, responsabile arte e cultura della Banca, mentre ribadisce il legame stretto tra l’Ente e la città, confessa di stare “ancora con le dita incrociate”), 750mila Civita, 350mila Torino Musei e 80mila Camera di Commercio (“dobbiamo occuparci di turismo e cultura – dice Guido Bolatto – e siamo dell’opinione che gli alberghi di Torino non debbano riempirsi soltanto per Artissima o per le partite della Juve”).

E allora che cosa ammireremo sino al 4 maggio 2020, quando la mostra chiuderà? Il piano nobile sarà tra l’altro occupato, nell’allestimento di Loredana Iacopino, dal grande affresco staccato proveniente dalla Cappella Ovetari, parzialmente sopravvissuto al drammatico bombardamento della seconda guerra mondiale ed esposto per la prima volta dopo un lungo e complesso restauro e dalla lunetta Sant’Antonio e San Bernardino sorreggono il monogramma di Cristo (1452), proveniente dal Museo Antoniano di Padova. Grazie ai prestigiosi prestiti internazionali, da alcune delle più grandi collezioni del mondo – tra cui il Victoria and Albert Museum di Londra, il Louvre e il Musée Jacquemart André di Parigi, il Metropolitan di New York, il Cincinnati Art Museum, il Liechtenstein Museum di Vienna, lo Staatliche Museum di Berlino, nonché le raccolte italiane degli Uffizi, del Castello Sforzesco e del Poldi Pezzoli di Milano, del Museo Antoniano e dei Musei Civici di Padova, dell’Accademia Carrara di Bergamo, della Fondazione Cini e dell’Accademia di Venezia, del Capodimonte di Napoli, dei Musei Civici di Pavia, della Sabauda e del Museo d’Antichità di Torino, del territorio mantovano con i Musei Civici, il Seminario Vescovile e la Basilica di Sant’Andrea – saranno in mostra Una sibilla e un profeta (1495, Cincinnati), Baccanale con Sileno (1470, stampa a puntasecca su carta, Metropolitan di New York), Sacra Famiglia con San Giovanni (1500 ca., National Gallery londinese), Madonna con Bambino e Santi Gerolamo e Ludovico di Tolosa (1453 ca., Jacquemart André di Parigi), Battesimo di Cristo (1504, Basilica di Sant’Andrea a Mantova). Ancora grandi nomi del Rinascimento nell’Italia settentrionale a confermare gli stretti rapporti con il Mantegna: Antonello da Messina con il suo Ritratto d’uomo (1476), conservato nelle stesse raccolte di Arte Antica di Palazzo Madama, Giovanni Bellini con Ritratto di giovane senatore (1485) da Padova e Madonna col Bambino (1455) da Pavia, Cosmè Tura con San Giorgio (1460 – 1465) proveniente dalla Fondazione Giorgio Cini, Il matrimonio mistico di Santa Caterina (1510 – 1515) dal National Gallery di Washington.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini: Andrea Mantegna, “Ecce Homo” (1500 – 1502), tempera su tela di lino, Musée Jacquemart André, Parigi;

Andrea Mantegna, “Madonna con Bambino e Santi Gerolamo e Ludovico di Tolosa” (1453 – 1454), tavola, Musée Jacquemart André Parigi;

Giovanni Bellini, “Ritratto di giovane senatore” (1485 ca.), olio su tavola, Museo d’arte medievale e moderna, Padova;

Cosmè Tura, “San Giorgio” (1460 – 1465), tempera su tavola, Fondazione Giorgio Cini, Galleria di Palazzo Cini, Venezia.

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

+Europa Torino con i piccoli comuni contro i tagli

Articolo Successivo

L’isola del libro

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta